Il titolo del post è tanto chiaro quanto curioso: siamo in Turchia e la notizia è più che mai contemporanea. Il presidente del Genclerbirligi, Ilhan Cavcav, ha affermato che i calciatori con la barba sono "pessimi esempi per i giovani come mio nipote perchè i calciatori sono degli sportivi e non vanno ad una scuola di Imam".
Nel 1998 fece scalpore ma ebbe molti proseliti la campagna di Daniel Passerella, allora commissario tecnico dell'Argentina, che ce l'aveva coi giocatori dai lunghi capelli che venivano puniti con l'esclusione dalla competizione mondiale se rifiutavano di tagliarli, come accadde al povero Redondo.
Il presidente turco non si ferma ad un discorso generale, ma fa i nomi dei "pessimi esempi" individuati nel tecnico del Besiktas (Bilic), il centrocampista e il portiere del Fenerbahce (Sahan e Demirel) e il centrocampista del Galatasaray (Inan). Il suo tentativo di imporre la rasatura a tutti gli atleti turchi è stata fortunatamente cassata dalla Federazione, ma lui ha dichiarato che avrebbe multato i suoi calciatori "pelosi" con circa 9 mila euro. Dopo dibattiti politici ed ideologici, il vulcanico presidente ha affermato di essere stato frainteso e che "ognuno è libero di vestirsi come vuole e di professare la religione che vuole" e non punirà né escluderà i giocatori in base al loro aspetto, ma ha aggiunto "ritengo che dovrebbero avere più cura di loro stessi".
Inutile dire che le prime dichiarazioni che secondo Cavcav sono state travisate risultano invece chiarissime e che lo stesso presidente sfoggia un bel paio di baffi che a voler essere pignoli non sono poi così diversi dalla barba.
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