martedì 6 maggio 2014

Un, due, tre...stella!

Sembrano non avere fine gli strascichi lasciati dalla finale di coppa Italia di sabato scorso ma, non mi va di continuare a parlarne perchè tutti hanno già speso milioni di parole, molte delle quali poco utili. Vorrei quindi tornare a parlare di calcio giocato per celebrare la vittoria dello scudetto da parte della Juventus che sembra passata quasi inosservata per diversi motivi. Il primo riguarda proprio gli episodi di Roma, il secondo è legato al fatto che il titolo è stato vinto ancor prima di scendere in campo, vista la sconfitta della Roma a Catania, il terzo è che lo scudetto era ormai cucito sulle maglie bianconere da mesi e il quarto è che per i non juventini è meglio non parlarne perchè, da sempre, la "vecchia signora" è la squadra meno amata dagli altri tifosi. Vorrei provare ad analizzare proprio questo sentimento. Di sicuro, come ci insegna l'esperienza, l'invidia ci porta a denigrare ciò che non possiamo avere e di conseguenza a sminuire le vittorie altrui, come nella favola della volpe e l'uva e, in Italia, la Juventus ha vinto più di tutti ma, non c'è solo questo. Anche i singoli tesserati della società bianconera suscitano antipatia spesso anche grazie alle loro dichiarazioni arroganti come l'ultima del presidente Andrea Agnelli che, dopo essersi battuto in passato strenuamente per poter mettere la terza stella sulla maglietta, quando ancora non ne aveva il diritto, ora, che ne avrebbe la possibilità, rifiuta asserendo che metteranno la terza stella quando qualcuno arriverà alla seconda, come per rimarcare l'enorme divario tra il numero di scudetti vinti dalla sua squadra a confronto con le altre. Forse non tutti sanno che la stella d'oro sulla maglia, invenzione di Umberto Agnelli del 1958, simboleggia la vittoria di 10 scudetti e quindi ora la Juventus avrebbe il diritto di metterne tre ma come spiegato dal suo presidente non lo farà. Ricordo ancora la polemica di qualche anno fa quando, alla vittoria dello scudetto numero 28 che per gli juventini erano 30 ci fu un caso diplomatico finito con la Nike, sponsor tecnico dei bianconeri, costretta a coprire in fretta le tre stelle sulle maglie già prodotte.
Dicevamo di come il vincitore susciti antipatia e di come spesso, nel caso della Juve, l'orgoglio del vincitore sia strettamente connesso con la comprensibile superbia e con la meno comprensibile arroganza. Emblema lampante di questo ragionamento è sicuramente l'allenatore Antonio Conte. Personalmente stimo Conte come allenatore e gli riconosco i meriti di aver preso una squadra che veniva da due settimi posti e di aver, alla sua prima esperienza su una grande panchina, saputo modellare il materiale umano a sua disposizione in modo da renderlo vincente. Non gli furono comprati top player il primo anno e lui mostrò intelligenza capendo che, con gli uomini in rosa, era impensabile attuare il suo amato 4-2-4 e, solo come i grandi sanno fare, cambiò il proprio credo schierando la squadra con un 3-5-2 che gli ha permesso di vincere ben tre titoli consecutivi. I maligni obietteranno che vince per la pochezza degli avversari ma, vorrei ricordare che il primo scudetto di Conte fu vinto con una grande dimostrazione di forza in rimonta sul Milan di Allegri, Ibra e Thiago Silva; certo gli ultimi due campionati sono stati più "semplici" e l'ultimo quasi troppo facile con la sola Roma a rincorrere da lontano e con la possibilità concreta di sfondare l'incredibile muro dei 100 punti in classifica ma rimane il fatto che non è da tutti vincere tre scudetti di fila. Quindi Conte allenatore vincente ma anche allenatore antipatico, grintoso fino ai limiti della rabbia che diserta le conferenza stampa e quando ci va quasi spaventa i giornalisti che faticano a fargli domande.
Riassumendo: Juventus antipatica, il presidente Agnelli altezzoso e l'allenatore Conte arrogante ma sono i vincitori a fare la storia e quindi Onore ai Vincitori!


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