Ok, ora le ho sentite proprio tutte. Dichiarazioni shock di un presidente contro un arbitro diciassettenne: "io lo avrei ammazzato". Domenica scorsa, in una partita di seconda categoria nel leccese, sul risultato di 2-1 per il Cavallino, il direttore di gara ancora minorenne assegna un rigore agli ospiti e scoppia il putiferio. L'arbitro viene pestato dai tifosi e sembrerebbe anche da dirigenti e calciatori, in campo e poi anche negli spogliatoi. Al Pronto Soccorso di Lecce, al malcapitato sono state medicate decine di ecchimosi, lividi e contusioni.
Basterebbe questo a far venire i brividi e a portarmi a dire che tale società deve essere cancellata dal panorama calcistico, ma purtroppo c'è di più, perché al peggio non c'è mai fine.
Il presidente dell'Atletico Cavallino, Rosario Fina, che aveva già subito un'inibizione da ogni attività di qualche mese, poiché era entrato in campo strattonando per la maglia un arbitro e colpendolo con una testata sul petto, senza fortunatamente conseguenze gravi, ha rilasciato la seguente intervista:
Come può definire gli schiaffi leggeri e pochi? Come si può dire che l'arbitro ha sbagliato e doveva essere punito? Nell'ascoltarlo prova una profonda rabbia e al tempo stesso una gran pena per un personaggio vittima della propria ignoranza e mancanza di valori, di quei valori fondamentali che proprio il calcio dovrebbe trasmettere ai giovani.
Sulla pagina Facebook della società ieri sera compariva il seguente post:
Tralasciando l'uso della lingua italiana non posso che sottoscrivere il commento che recita: "chi ha colpito l'arbitro non è degno di giocare a calcio"; aggiungo solo VERGOGNA!!!
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