lunedì 20 ottobre 2014

Simulazione estrema

Finalmente è ricominciato il campionato e forse le polemiche seguite a Juve-Roma si placheranno, anche se non ne sono così sicuro, perché la Roma ha vinto mentre la Juventus si è fatta fermare sull'1-1 dal Sassuolo. Sono io il primo a tornare sulla partita di due settimane fa, ma solo come spunto per una riflessione sulla figura dell'arbitro e sulla sua solitudine; ho sempre pensato al direttore di gara come "un uomo solo al comando". Anche se quasi annualmente vengono aggiunti ausili, ora umani (quinto e sesto uomo), ora tecnici (bombolette), la decisione finale è sempre la sua, ma soprattutto la responsabilità ricade sempre su di lui; l'unico caso in cui c'è un minimo "scarico di responsabilità" è sul fuorigioco, ma in alcuni casi non è nemmeno così vero. 
Uno degli aspetti di una partita che mi ha sempre incuriosito è il rapporto tra direttore di gara e calciatori; purtroppo, se escludiamo qualche labiale rubato dalle telecamere, non ci è dato sapere cosa si dicano e quali siano le dinamiche. Ricordo che in un esperimento durante gli Europei 2008 venne girato un documentario sugli arbitri, tra l'altro intitolato "Kill the referee" (uccidi l'arbitro), dal quale però si apprezzava solo la comunicazione tra gli assistenti e la mia curiosità non è stata quindi soddisfatta.
La mia convinzione è quella che solo in rarissimi casi i giocatori aiutino l'arbitro, mentre nella maggior parte delle situazioni facciano finta di niente se non addirittura cerchino di ingannarlo. Quante volte assistiamo a proteste di calciatori per il fischio di un fallo quando dal replay è evidentissima l'infrazione? Chi non ricorda gol fatti con la mano (Maradona, Adriano, Messi) convalidati? Pochi però ricordano giocatori che si autoaccusano, ed il motivo è semplice: i casi di inganno sono in numero 100 volte superiore.
Tornando alla contemporaneità, l'ultimo tentativo di raggirare l'arbitro ha davvero dell'incredibile, anche per le conseguenze che ha avuto. Sto parlando di Leandro Damiao, attaccante brasiliano accostato due estati fa al Napoli, il quale durante la partita persa dal suo Santos per 3-0 contro il Criciuma, come mostra la foto, si è tirato da solo la maglia in area di rigore avversaria per indurre l'arbitro ad assegnargli il penalty.


Nell'immediato post-partita, l'attaccante ha peggiorato la sua situazione dichiarando: "Stavo togliendo la maglietta dai pantaloni perché mi dava fastidio. Non ho mai tentato di ingannare l'arbitro". Per fortuna la Federazione brasiliana ha deciso di punire il giocatore, squalificandolo per ben 6 turni, punizione esemplare che mai sarebbe stata inflitta nel nostro campionato dove le simulazioni, pur essendo all'ordine del giorno, vengono giudicate in maniera molto lieve. Se tutte le federazioni prendessero esempio da quella brasiliana forse ci sarebbero meno "furbetti" e sicuramente il compito dell'arbitro sarebbe lievemente più facile.

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