mercoledì 24 dicembre 2014

Pessotto, juve-napoli e la malafemmena

Avrei voluto augurarvi semplicemente un sereno natale con un post simpatico o almeno sereno, ma ancora una volta mi tocca parlare di come i "tifosi" non siano in grado di tifare a favore dei loro beniamini, ma preferiscano tifare contro gli avversari. Nello specifico, due sono gli episodi che hanno attirato la mia attenzione: il primo è accaduto durante il derby primavera Torino-Juve e riguarda cori vergognosi contro Pessotto, il secondo vede come protagonista Sara Tommasi. Il buon Maurizio Mosca avrebbe detto "chiiiiiii????" e forse alcuni di voi non la conoscono o se la conoscono non capiscono come io possa parlare di lei nel mio blog dedicato al calcio...un po' di pazienza e lo scoprirete.
Torniamo però al derby della Mole primavera (Coppa Italia) disputato domenica scorsa a Venaria; i presenti hanno assistito a cori vergognosi, insulti che segnano il degrado morale cui si può arrivare su un campo di calcio: "Suicidati, buttati, ammazzati, devi morire, pezzo di m...". Questi i termini, i modi con cui alcuni tifosi del Torino si sono rivolti al responsabile del settore giovanile della Juventus, Gianluca Pessotto, che nel 2006 tentò il suicidio. Cori che hanno anche impudentemente accompagnato l'uscita dal campo dei giocatori al termine della partita vinta per 1-0 dalla Juve, Non credo ci sia bisogno di commentare certi episodi, ma solo di raccontarli e diffonderli in modo che tutti i tifosi "sani" capiscano e condannino, loro per primi, certi atteggiamenti.


Il secondo episodio fa invece riferimento alla Supercoppa italiana disputatasi tra Juventus e Napoli lunedì scorso a Doha, in Qatar. Che non sarebbe stata una partita come le altre si sapeva, e i social erano pieni di riferimenti all'evento che per i napoletani era una rivincita della Supercoppa di 2 anni fa vinta dai bianconeri con infinite polemiche e la diserzione da parte dei tesserati azzurri alla premiazione. Riporto, una per tutte, una frase tratta dal libro Mondo Azzurro di Marco Rossano: "Napoli - Juventus non si può capire se non sei napoletano: è la lotta tra il Bene e il Male, tra gli Jedi e il lato Oscuro della Forza, tra Harry Potter e Voldemort, tra i Puffi e Gargamella, tra gli Hobbit e Sauron, tra Mazinga Zeta e il dottor Inferno, tra Kenshiro e Raul, tra Ra e Anubi, tra la Vita e la Morte! Forse un giorno, o mortali capirete..." 
Per la cronaca la coppa è stata vinta dagli azzurri ai rigori, al termine di una partita thriller che ha visto un susseguirsi di emozioni: un bello spot per il nostro calcio. Al termine dell'incontro non sono mancati commenti e prese in giro da ambo le parti, ma qualcuno ha esagerato. Nello specifico mi riferisco a Sara Tommasi, che ama far parlare di sé, ma di solito per ben altri motivi. 
La showgirl, se così si può definire, ha twittato un commento avventato e maleducato contro la città partenopea "E basta avete vinto ok, ho capito, ma domani sempre in mezzo alla monnezza ve svegliate!". Con questa maleducata nonchalance Sara Tommasi ha commentato il risultato della Supercoppa italiana. Il suo account è stato immediatamente subissato dalle critiche degli utenti, napoletani e non. Il giorno dopo, forse resasi conto di aver commesso un fallo da cartellino rosso, la showgirl ha innestato la retromarcia, tentando di correggere il tiro con una serie di tweet più concilianti, ma non trovando consensi è passata al contrattacco.


Per recuperare la situazione ha twittato prima "ragazzi è possibile che vi imbestialite? Si scherza sul calcio...su", poi "vediamo l'aspetto positivo...Mi segue mezza Napoli x insultarmi ma seguono! Ragazzi avete pur sempre battuto la Juve, Bravi", e ancora "Ragazzi ma che davvero? Sta passando il mess che io ce l'abbia con Napoli, Quando non è così e vi considero gente meravigliosa". Gli ultimi tentativi sono stati quelli di chiedere una tregua, di far passare il tutto come un fraintendimenti, ma dopo poco, il tono è cambiato: "uno che si è scusato con me per tutti gli insulti non l'ho visto! Poi dite di lavorare, meno male, che se avevate tempo x Twitter"; chiarissimo il riferimento al luogo comune che i napoletani non facciano niente dalla mattina alla sera. Nell'ultimo tweet la Tommasi ha dato però il meglio di sè: "Visto che non avete apprezzato i segnali di pace, apprezzerete quelli di guerra! Non mancherò di ricordarvi chi siete e da dove venite!".


Un incredibile misto di arroganza, ignoranza, luoghi comuni, cattivo gusto, mancanza di sportività e purtroppo di intelligenza; potrei abbassarmi al suo livello e affermare che le belle donne hanno poco cervello, ma non sarebbe da me e comunque non è quello che penso, quindi dirò semplicemente che Sara Tommasi ha dimostrato di avere poco cervello.

venerdì 19 dicembre 2014

La morte del fantacalcista

In questi giorni si celebrano i funerali dei fantacalcisti, morti con atroci sofferenze nei giorni scorsi. Già qualche settimana fa avevo trattato il tema (Spezzatino da infarto) presagendo possibili disgrazie dovute allo spezzettamento del campionato, ma questa settimana si è veramente superato il limite. A causa della finale di Supercoppa tra Juventus e Napoli del prossimo lunedì 22 dicembre, ben due partite del nostro campionato si sono disputate ieri - giovedì - con le altre in programma tra sabato e domenica. Tralasciando il fatto che a questo punto avrebbe avuto senso far giocare qualcuno anche di venerdì, per il nostro fantacalcista è stato fatale dover inviare la formazione di giovedì pomeriggio, per giunta con una partita che cominciava alle ore 19. Come fa il nostro povero protagonista - rappresentante di milioni di italiani che ogni settimana vivono di voti - a sapere chi schiererà Pioli, domenica sera a San Siro contro l'Inter? 


Il mestiere del fantacalcista è sempre più difficile perché tra anticipi, posticipi e turn-over trovare i giocatori da schierare è un'impresa; ho scritto mestiere perché per me e quelli come me è un vero e proprio lavoro, ma anche una malattia. Faccio un fantacalcio dove non basta schierare i difensori ma, a seconda del modulo, devo schierare difensori centrali (DC) o terzini (TS-TD); stessa cosa per centrocampo e attacco. Per di più è un fantacalcio che non finisce mai perché i giocatori sono tuoi per molti anni, come in un club reale, e in ogni momento devi programmare le stagioni successive e curare il vivaio. Avevo premesso che era un lavoro!
Comunque anche per quelli che giocano in maniera "classica", il rebus formazione è sempre più complesso; tra l'altro, sempre a causa di questa maledetta Supercoppa, che per motivi economici si disputerà a Doha e che non è stato possibile organizzare come al solito in agosto, Allegri e Benitez hanno pensato bene di lasciare molti campioni a riposo e di lasciare in panchina i giocatori diffidati per non rischiare una squalifica che avrebbe significato saltare la finale secca di lunedì prossimo. Quindi, tanto per fare un nome di peso, il Napoli ha giocato senza Higuain e per molti, che come me hanno costruito una squadra intorno al campione argentino, è stata un'ulteriore tragedia.
Non stupisce quindi che molti fanta-allenatori si siano arresi e si siano lasciati andare al folle gesto.

martedì 16 dicembre 2014

Tre pesi e tre misure

Tre mesi di inibizione per il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero. Lo ha stabilito il Tribunale Federale Nazionale della Federcalcio, presieduto dall'avvocato Sergio Artico, che ha inflitto anche un'ammenda di 10.000 euro al numero uno del club blucerchiato e di 35.000 euro al club ligure. L'inibizione riguarda le parole lesive espresse da Ferrero il 26 ottobre scorso durante la trasmissione “Stadio Sprint” nei confronti del presidente dell'Inter Erick Thohir, definito un «filippino».
Da quando, qualche mese fa è entrato nel mondo del calcio, il presidente Ferrero si è distinto per comportamenti e dichiarazioni eufemisticamente non convenzionali, suscitando l'ilarità di molti e attirando le simpatie del comico Maurizio Crozza che ha fatto della sua imitazione un punto fermo della propria trasmissione. 
L’uscita del presidente Ferrero, nello specifico, non era stata effettivamente felice, ma il contesto e il tono con cui era stata pronunciata era dichiaratamente scherzoso. Quaranta minuti dopo la sua dichiarazione, sul sito della Sampdoria, erano uscite le scuse ufficiali al presidente dell’Inter, al quale era stata poi spedita una lettera di scuse. In questo caso mi sento di condividere in pieno le dichiarazioni del giornalista Vaciago: "Una Federazione che archivia le frasi razziste di Tavecchio (pronunciate in un contesto ufficiale) e che punisce solamente con una multa gli insulti di Claudio Lotito a Marotta (nessuna scusa, nessun comunicato), come può punire così severamente Ferrero?" Siamo di fronte a tre pesi e tre misure, con uno sbilanciamento delle decisione della giustizia sportiva a favore di chi, in questo momento, gestisce il potere in Federcalcio; come si può non notare che Tavecchio è l'attuale presidente della FIGC, e che Lotito è stato uno dei suoi maggiori sostenitori tanto da ottenere una carica importante in Lega? Non amo parlare di complotti, e non lo farò neanche questa volta, ma come nella vita reale purtroppo la legge non è uguale per tutti!


Dopo l'inibizione, il numero uno della Sampdoria, Massimo Ferrero ha scritto questa nota sul sito ufficiale del club blucerchiato: "Buonasera amici miei. Oggi è successo qualcosa che ha dell'incredibile (ma vero!), e purtroppo non siamo su Scherzi a parte. Io ringrazio tutti i tifosi delle squadre di calcio italiane che la Mia Samp&Doria ha incontrato e incontrerà, per la simpatia e il rispetto dimostratomi. Vorrei anche ringraziare gli arbitri italiani, che ogni domenica, pur sotto pressioni pazzesche, a volte intimidazioni o aggressioni, fanno rispettare su tutti i campi le regole che il calcio si è dato più di un secolo fa, e senza le quali non sarebbe il gioco più bello, più amato e più seguito al mondo". Parole che confermano l'originalità e la stramberia del presidente soprannominato "Er Viperetta".

lunedì 15 dicembre 2014

Gli arbitri conoscono il regolamento?

La giornata calcistica di ieri ci ha regalato alcuni spunti interessanti e storie da raccontare: il trecentesimo gol di Luca toni, l'esordio in serie a del portiere Lamanna, entrato a causa dell'espulsione del titolare Perin e subito protagonista con un rigore parato a freddo di Lijaic. Non mi piacciono le polemiche, ma non posso non citare il presidente del Genoa che a fine partita, facendo riferimento ai recenti scandali della politica capitolina - Mafia Capitale - ha dichiarato "a Roma succedono cose brutte, spero non c'entri il calcio". 
Dal punto di vista del campo e del campionato, la Samp ha fermato la Juve a Torino e così la Roma si è portata a un solo punto dalla capolista, e a fondo classifica il Parma continua a non riuscire a vincere in attesa che martedì il presidente Ghirardi ceda la società ad acquirenti ancora ignoti.
E' sempre la partita della Juventus ad alimentare voci e polemiche, alle quali raramente mi accodo, ma non sono sordo all'indignazione che galoppa sui social; indignazione dovuta a due episodi. Il primo ha come protagonista il cilena Arturo Vidal che posso eufemisticamente definire un combattente e come tale non perde occasione per effettuare scivolate e interventi al limite della regolarità. In particolare ieri, pur essendo già ammonito, ha commesso un evidentissimo fallo da ammonizione; fallo talmente evidente che il direttore di gare ha pensato bene di lasciar proseguire il gioco. La domanda più frequente su facebook è: Cosa deve fare Vidal per essere espulso? Mi asterrò dal commento perché onestamente rispetto la discrezionalità dell'arbitro.


Dove però la discrezionalità non esiste è nel secondo episodio; siamo nel primo tempo sul risultato di 0-0 e Marchisio si appresta a battere il calcio d'angolo che porterà la Juventus in vantaggio grazie all'inzuccata di Evra. Quello che accade non è proprio una novità: il pallone viene posizionato in posizione errata, ma così errata da far storcere il naso anche a me. "Lo fanno tutti" non è una giustificazione e, come già detto, non c'è discrezionalità, il regolamento parla chiaro: il pallone deve essere posizionato in un punto qualsiasi della parte del terreno delimitata dall'arco d'angolo della bandierina.

Ci sono due possibilità: nessuno dei 6 arbitri ha visto o nessuno dei 6 arbitri conosce il regolamento. Onestamente non saprei quale delle due augurarmi!

mercoledì 10 dicembre 2014

A Natale siamo tutti più buoni

La cosa più incredibile non è che una ventina di giocatori di QPR e Crystal Palace, molti dei quali col classico maglione a tema natalizio, si siano ritrovati domenica sera allo Ship Inn di Wandsworth per il tradizionale party di Natale, né che il tecnico dei Rangers, Harry Redknapp, avesse annunciato giusto sabato scorso che i suoi non avrebbero fatto alcuna festa "perché bisogna pensare al campionato", bensì che sia stato Joey Barton -ovvero, il "cattivo" per antonomasia secondo i tabloid quando c’è da menar le mani- a far da paciere alla gigantesca rissa scoppiata all'improvviso nel locale e che ha mandato il nazionale inglese Steven Caulker all'ospedale con una ferita alla testa. "Tutto è iniziato quando una ragazza sui vent'anni ha rovesciato il suo drink addosso a Rio Ferdinand – ha raccontato uno dei presenti – e questi non l’ha ovviamente presa bene, alzandosi di scatto dalla sedia, chiaramente arrabbiato, mentre Shaun Wright-Phillips e Jody Morris, che erano seduti insieme con lui, gli dicevano di calmarsi e di lasciar perdere. Alla fine Rio (che prima dell’incidente aveva postato la classica foto ricordo con un compagno) se n’è andato via in taxi, in un crescendo di urla, prima che Caulker uscisse dal locale".


E' a questo punto che la ricostruzione si fa meno precisa, col testimone a descrivere di come il difensore del QPR “si sia ritrovato all'improvviso tutto coperto di sangue che gli usciva da una ferita sulla testa”, mentre i compagni di squadra “si ammassavano fuori dal pub e i buttafuori impedivano agli altri clienti di uscire, con Joey Barton che tentava di calmare gli animi dei presenti”. Un’immagine a cui lo stesso tabloid pare faticare a credere, insinuando che lo stesso Barton sarebbe in realtà stato coinvolto nella rissa, sebbene non vi siano riscontri in tal senso nemmeno nel verbale della polizia, nel quale si parla solo “di un ventenne trasportato in ospedale in ambulanza per una ferita alla testa” e si sottolinea che “non sono stati fatti arresti, mentre prosegue l’inchiesta per accertare cosa sia realmente accaduto”.
Di certo, almeno a dare retta ancora al tabloid, pare che i giocatori siano arrivati allo Ship Inn già abbastanza carichi di alcool, visto che avevano trascorso il pomeriggio “a fare il pieno di birra, tequila e vodka all’Hurlingham pub di Fulham”, come racconta sempre il testimone. Altro dato certo è che né Ferdinand né Caulker sano stati visti allenarsi ieri col QPR. E mentre il club rilasciava un comunicato per confermare che Caulker “è stato medicato in ospedale per un taglio in testa ma dimesso la sera stessa di domenica” e smentire che il giocatore fosse stato coinvolto nella rissa, il proprietario dei Rangers, Tony Fernandes, cercava di sdrammatizzare su Twitter quanto accaduto, cinguettando che Caulker "è semplicemente scivolato, battendo la testa".

venerdì 5 dicembre 2014

Spezzatino da infarto

Chi di voi mi legge spesso sa che odio i tifosi che protestano quando il calcio diventa schiavo delle televisioni, perché sono proprio quelle televisioni a permettere al calcio di sopravvivere e a quei tifosi di poter sognare acquisti di grande livello e successi sportivi. Personalmente ritengo che se non si vuole che il giocattolo si rompa, bisogna pur scendere a compromessi, ma questa volta sono uno dei primi a storcere il naso perché il prossimo turno di campionato, il quattordicesimo, rischia di entrare nella storia perché solo 3 partite saranno disputate in contemporanea domenica alle 15. Le dieci gare saranno infatti smistate tra venerdì e lunedì sera.


Gli appassionati di calcio sanno che la dilazione delle partite viene definita in gergo spezzatino, ma così tanti pezzettini di carne non si erano mai visti prima; Serie A da record negativo con l'incredibile spezzettamento delle dieci partite in otto orari diversi e quattro giorni. Finora il massimo era stato quattro giorni di gare e sette orari diversi, stavolta l'asticella si alza ancora un po'.
Si parte venerdì alle 20.45 dal Franchi di Firenze col primo anticipo, Fiorentina-Juventus, si chiude lunedì sera alle 22.30 (recuperi esclusi) col triplice fischio di Verona-Sampdoria al Bentegodi. Nel mezzo la maxi-suddivisione delle restanti partite. Sabato altri due anticipi con la Roma che ospita il Sassuolo alle 18 e il Torino che gioca in casa col Palermo alle 20.45. Domenica il tanto vituperato lunch match alle 12.30 al San Paolo tra Napoli ed Empoli. Alle 15 tre sfide: Atalanta-Cesena, Genoa-Milan e Parma-Lazio. Alle 20.45 Inter-Udinese, e già qui memorizzare orari e seguire tutte le partite sarà un'impresa da guinness, ma non è tutto. Lunedì addirittura due orari diversi, prima di chiudere al Bentegodi, c'è ancora spazio per un'altra gara, il primo dei due posticipi a Cagliari tra rossoblù e Chievo si giocherà alle 19. Otto orari diversi in quattro giorni, e sempre più tifosi rimpiangono il vecchio orario unico, ma non io, almeno non con convinzione; per un malato di calcio le partite non sono mai troppe, ma per un malato di fantacalcio, mandare la formazione il venerdì ipotizzando gli schieramenti del lunedì sera è quasi impossibile, senza tralasciare il fatto che per avere il risultato della partita si dovranno aspettare ben 4 giorni, che per chi è ansioso come me, significa un sensibile innalzamento della pressione con il rischio che lo spezzatino possa non solo risultare indigesto ma causare un infarto.

mercoledì 3 dicembre 2014

I deficienti del calcio

Non vi allarmate, non sto insultando nessuno, sto solo facendo una constatazione e se avrete la voglia di arrivare in fondo al post lo capirete.
Sanzione "esemplare" per i tifosi dell'Atalanta: per la prima volta dall'introduzione del decreto legge sulla violenza negli stadi, il ministro dell'Interno ha firmato il provvedimento che vieta le trasferte ai tifosi per tre mesi. 
E' quindi stata vietata, in occasione delle partite casalinghe dell'Atalanta, la vendita dei biglietti, per tutti i settori dello stadio, a chi non possiede la tessera del tifoso, ed è stata inoltre disposta la sospensione, per la Curva Nord, di biglietti e abbonamenti precedentemente rilasciati ai non possessori della tessera.
A sentire le proteste di chi è solo e semplicemente tifoso si potrebbe pensare per un momento che il divieto di trasferta di tre mesi e di accedere al Comunale senza la "tessera", sia una ingiusta penalizzazione per l'Atalanta e per Bergamo, e che a pagare i gesti violenti di un gruppo di tifosi sia in fondo chi con la violenza non c'entra nulla.
Ma se ci fermiamo un attimo a ragionare su questa decisione, non possiamo non ammettere una verità purtroppo impossibile oggi da nascondere: è ora di uscire tutti allo scoperto e non fornire più alibi a chi riesce a tenere in scacco intere città, seminando panico, e negando a una parte di popolazione la possibilità di vivere una giornata di festa come si deve.
E' giusto che per l'idiozia di pochi paghino tutti? Se i "tutti" in questione, per quieto vivere o vigliaccheria, non alzano la voce e non muovono un dito per cambiare le cose, sì, paghino, perché a questo punto possono essere considerati complici. Io complice non voglio esserlo e quindi mi espongo.


Quello che più mi sconvolge nella vicenda è il comunicato ufficiale diramato dalla “CURVA NORD 1907 ATALANTA” in merito alla decisione presa dalle autorità e in particolare sono due i punti che trovo agghiaccianti: il primo riguarda i tifosi arrestati che, a leggere le dichiarazioni, "non sono tra i responsabili degli scontri perché erano da tutt'altra parte". Ecco onestamente con tutta la buona volontà non riesco a credere che la polizia abbia arrestato delle persone a caso, estranee ai fatti, e il sostenerlo ritengo sia solo l'ennesima presa in giro di gente che non è in grado di far funzionare il cervello. Certo degli errori possono essere stati commessi e, se così fosse, sarò felice di scusarmi ed ammettere di aver sbagliato, ma l'esperienza insegna che per gli ultras sono tutti innocenti tranne le istituzioni.
Il secondo punto riguarda il passaggio del comunicato nel quale la curva scrive: "tutti sanno che da anni condanniamo, senza eccezioni, l’utilizzo di bombe carta in ogni circostanza (lo provano vari articoli sul giornalino e volantini). A maggior ragione se, come ipotizzato dai giornali, qualcuno le ha modificate con chiodi e bulloni." E' questo il punto dove lor signori dimostrano di non aver capito il problema. Come fai dopo episodi del genere a condannare l'utilizzo delle bombe carta senza accennare alle altre armi utilizzate e, cosa ancor più importante, come puoi non condannare la violenza in generale? 
Purtroppo la risposta la conosco benissimo perché quello degli ultras è un mondo assurdo e lo dimostrano le dichiarazioni di uno dei capi del tifo atalantino: "Lo scontro è la nostra droga. Tutti gli ultrà cercano lo scontro. È una cosa che hai dentro, che ti sale su mano a mano che si avvicina la partita. Quando devi farti rispettare in una città che non è la tua. Oppure quando arrivano gli avversari in trasferta, che alle dieci sei già lì, sul piazzale dello stadio. È la difesa del tuo territorio. La voglia di picchiarsi col nemico. Fargli capire che qui comandi tu."
Credo sia inutile commentare, e non mi si dica che non capisco, perché quelli che non capiscono sono loro, i deficienti del calcio, nel senso latino del termine e cioè che sono mancanti. Cosa manchi loro, lascio a voi deciderlo.



lunedì 1 dicembre 2014

Integrità o denaro?

Gli affari prima di tutto. E poco importa se, per compiacere uno sponsor, bisogna modificare il proprio storico stemma rinunciando a un simbolo religioso. Ai banchieri musulmani non piace la croce, troppo cristiana? Non c'è problema, si toglie. Il Real Madrid ha accettato di rimuovere la croce raffigurata nel simbolo della squadra da una carta di credito di una banca di Abu Dhabi, fra gli sponsor del club spagnolo, per non urtare la sensibilità dei musulmani.


Ne hanno dato notizia i quotidiani sportivi "As" e "Marca", ricordando che la piccola croce sta nel simbolo del Real da quando il club è stato fondato nel 1902. Tuttavia, a quanto pare al Real non vogliono che sia un ostacolo alla strategia di marketing nei paesi musulmani, dove la croce è spesso associata alle Crociate cristiane del periodo medievale.
«Sembra che il club - attacca il Marca - sia disposto a scendere a compromessi su aspetti della sua identità, alla ricerca di nuovi fan e mercati». Il presidente della squadra spagnola, Florentino Perez, lo scorso settembre alla firma del contratto triennale con la Banca nazionale di Abu Dhabi aveva definito l'accordo un'«alleanza strategica con una delle più prestigiose istituzioni al mondo».
«So che la gente vive tutte le nostre partite in un modo speciale e che i nostri legami con gli Emirati Arabi Uniti sono in costante crescita - ha concluso Perez - Questo accordo aiuterà il club a conquistare i cuori dei nostri tifosi negli Emirati Arabi Uniti».
Non so voi, ma se la mia squadra del cuore cambiasse il suo stemma non la prenderei per niente bene; se poi scoprissi che la motivazione è meramente economica la delusione sarebbe doppia. Devo però sottolineare che non sono uno di quei tifosi che in periodo di mercato protesta contro il suo presidente perché non spende soldi per migliorare la rosa e quindi ritengo di avere il diritto di ribellarmi quando lo stemma del mio club, il mio stemma viene modificato per questioni economiche. A quelli che invece pretendono acquisti di campioni ogni cinque mesi mi sento di dire che i soldi non crescono sugli alberi e che devono scegliere tra integrità e denaro perché nel nostro mondo le due cose difficilmente vanno a braccetto.

venerdì 28 novembre 2014

Colpo di testa

Brandao, già squalificato sei mesi dalla Lega francese per la testata a Thiago Motta dopo Psg-Bastia del 16 agosto scorso, domenica in tv aveva pure chiesto scusa. Certo avrebbe potuto farlo prima, senza far trascorrere tre mesi e avrebbe anche potuto farlo in maniera diversa, visto che le sue scuse non erano per il diretto interessato, mai citato.


Dalla giustizia penale però è arrivata una punizione esemplare. Il procuratore infatti aveva chiesto otto mesi, ma con la condizionale e solo 15 mila euro di multa; il brasiliano dovrà pagarne 5 mila in più, ma con il rischio reale di restare trenta giorni dietro le sbarre. Su Brandao, assente perché si è fatto operare proprio ieri a una coscia, è pesata l’accusa di premeditazione dell’aggressione, che ha provocato la frattura non scomposta del naso dell'avversario. Per il presidente della corte un gesto inaccettabile in un contesto di lotta alla violenza negli stadi, soprattutto se commesso dai giocatori. Anche l’azzurro non era presente al processo, avendo preferito delegare all'avvocato del suo club una testimonianza scritta dove ha spiegato il contesto della gara, senza negare gli insulti. Insulti ritenuti "scontati" e immancabili durante qualsiasi partita di calcio, ma per Brandao invece destabilizzanti e causa primaria di una reazione irragionevole e comunque condannabile a un mese di prigione. Anche se l’attaccante può fare appello e sperare in qualche sconto e al momento non è ancora chiaro se Brandao finirà in cella. Stando ai media francesi, il giudice avrebbe infatti lasciato intendere che il brasiliano potrebbe cavarsela anche con una riconversione della pena e quindi scampare la detenzione.
Sarò la solita voce fuori dal coro, ma pur ritenendo deprecabile e da condannare il gesto di Brandao, non potrò mai concordare e accettare che gli insulti vengano ritenuti parte del gioco e dello spettacolo.

mercoledì 26 novembre 2014

Un passo indietro?

L'International Football Association Board, organo internazionale indipendente dalla Fifa, si è dichiarato contrario all'utilizzo della moviola in campo: "Restiamo scettici a giudicare dalla sua efficacia in altri sport". Il rifiuto dell'International Board è indirizzato ad uno dei più importanti sostenitori della tecnologia applicata al calcio giocato, il presidente della Fifa Joseph Blatter.
Quest'ultimo, infatti, ha proposto di testare l'utilizzo del replay sia nelle leghe nazionali sia, l'anno prossimo, nel Mondiale under 20 in programma in Nuova Zelanda. L'idea del numero uno della Fifa è quella di dare la possibilità ai tecnici delle squadre di ricorrere alla moviola una o due volte in ognuna delle due frazioni di gioco, per contestare - e verificare - una decisione arbitrale.


Ho già parlato più volte della tecnologia (Fantascienza o realtà), mettendone in luce pregi e difetti ma senza mai schierarmi apertamente; dopo lunghe riflessioni non mi vergogno di dire che pur ritenendo l'ausilio tecnologico una risorsa, concordo con l'International Football Association Board. Non credo che piacerebbe a qualcuno assistere a partite interrotte fino a otto volte per far rivedere ad un arbitro replay che potrebbero anche non chiarire al 100% gli episodi; sarebbe quasi come interrompere uno spettacolo teatrale sul più bello per far rivedere una scena. Il motivo fondamentale però che mi spinge a schierarmi tra gli oppositori della moviola in campo è che sono un romantico e gli errori arbitrali hanno sempre fatto parte del gioco e senza sarebbe un altro sport.

lunedì 24 novembre 2014

Privilegi e ragazzate

E' un'artista del dribbling, ma stavolta la "giocata" a Gervinho non sarebbe riuscita e in patria il caso che lo avrebbe visto protagonista ha fatto discutere e ora arriva anche in Italia. La fonte è il portale ivoriano Imatin. Dopo il pari contro il Camerun che ha regalato la qualificazione alla Coppa d'Africa agli Elefanti, l'attaccante della Roma si è messo in viaggio per l'Italia su un jet privato. In base a quanto rivelato, Gervinho avrebbe voluto far salire sul l'aereo anche una donna che lo accompagnava, ma non registrata per il volo, chiedendo così a quattro funzionari dell'aeroporto di "chiudere un occhio". Primo dribbling riuscito, ma a fare muro difensivo sarebbe stato il pilota dell'aereo che si è rifiutato di far salire una persona non autorizzata a bordo. Risultato: ragazza rimasta in Costa d'Avorio, "caso" esploso e nei guai sono finiti i funzionari che secondo la stampa locale sono stati licenziati.


Nottata sopra le righe quella tra venerdì e sabato per il portiere del Genoa Mattia Perin, sorpreso alla guida in stato di ebbrezza durante un controllo sul lungomare di Arenzano e subito denunciato. Il giovane giocatore è stato "pizzicato" a tarda ora al volante. Sottoposto all'alcol test, i valori sarebbero stati superiori al limite consentito. A quel punto, Perin avrebbe alzato un po' troppo i toni con gli agenti, che hanno dovuto faticare per riportarlo alla calma prima di lasciarlo andare.
Nella serata di ieri sono state rese note le dichiarazioni rilasciate da Mattia Perin sulla denuncia per guida in stato di ebbrezza: "Ho sbagliato e da questo errore voglio ripartire. Pagherò la multa comminata dalla società e mi attiverò per rendermi utile come testimonial in campagne sociali sull'argomento. Ringrazio mister Gasperini per le parole che ha avuto oggi nei miei confronti e ci tengo a scusarmi con la società, lo staff tecnico, i compagni di squadra e i tifosi”. Il tecnico rossoblu aveva dichiarato: "è un episodio che non merita un risalto così negativo. Mattia è un professionista serio ed è molto scosso per quanto accaduto. Ha il sostegno da parte di tutti noi e domani sera giocherà regolarmente. Prenderà comunque una multa ed è giusto che paghi".
Sottolineo come la reazione della società rossoblu e del mister, sia stata piuttosto tranquilla. Non come l'anno scorso quando un episodio analogo accadde a Matuzalem, trovato ubriaco alla guida sempre dalle parti di Arenzano. In quella circostanza, Gasperini non fu per niente tenero: "Chi sbaglia paga, questa è la regola", disse sempre il tecnico. Ma il centrocampista, ora al Bologna, non venne convocato per la trasferta contro la Juventus.


venerdì 21 novembre 2014

Il calcio che sarà

Il calcio italiano prova a rinnovarsi sperando di recuperare quel gap tecnico ed economico che ci separa dal resto delle grandi d'Europa e che continua ad aumentare. Le novità principali sono 2 e riguardano la composizione delle rose e la questione "extracomunitari"; per quanto riguarda il primo punto le rose delle squadre di Serie A avranno un limite massimo di 25 calciatori, di cui 4 cresciuti in Italia e 4 cresciuti nel vivaio del club per cui sono tesserati, libero invece il tesseramento degli Under 21. Per quanto concerne i giocatori extracomunitari si parla di riforma dei cosiddetti giovani di serie; il giovane extracomunitario al primo tesseramento deve essere residente in Italia ed essere entrato nel nostro Paese con i genitori non per ragioni sportive e comunque aver frequentato la scuola per almeno 4 anni; inoltre la sostituzione del calciatore extracomunitario sarà possibile solo nel caso di esistenza del contratto da professionista da almeno 3 anni (dal 2012).


La cosa strana è che il consiglio federale ha visto il voto contrario proprio delle componenti tecniche e cioè calciatori e allenatori e quindi prevedo polemiche a non finire. Polemiche che sono già cominciate sui social dove c'è chi pensa che tale riforma porterà ad un peggioramento dei giovani italiani che, costretti ad aggregarsi alle prime squadre, si sentiranno già arrivati.
Personalmente ritengo che il solo sussistere di una riforma in un ambiente ormai stagnante da decenni sia di per sé positivo, ma allo stesso tempo non ritengo la riforma risolutiva; vedremo se il tempo mi darà torto o ragione.

mercoledì 19 novembre 2014

Rasatura coatta: cose turche.

Il titolo del post è tanto chiaro quanto curioso: siamo in Turchia e la notizia è più che mai contemporanea. Il presidente del Genclerbirligi, Ilhan Cavcav,  ha affermato che i calciatori con la barba sono "pessimi esempi per i giovani come mio nipote perchè i calciatori sono degli sportivi e non vanno ad una scuola di Imam". 
Nel 1998 fece scalpore ma ebbe molti proseliti la campagna di Daniel Passerella, allora commissario tecnico dell'Argentina, che ce l'aveva coi giocatori dai lunghi capelli che venivano puniti con l'esclusione dalla competizione mondiale se rifiutavano di tagliarli, come accadde al povero Redondo.


Il presidente turco non si ferma ad un discorso generale, ma fa i nomi dei "pessimi esempi" individuati nel tecnico del Besiktas (Bilic), il centrocampista e il portiere del Fenerbahce (Sahan e Demirel) e il centrocampista del Galatasaray (Inan). Il suo tentativo di imporre la rasatura a tutti gli atleti turchi è stata fortunatamente cassata dalla Federazione, ma lui ha dichiarato che avrebbe multato i suoi calciatori "pelosi" con circa 9 mila euro. Dopo dibattiti politici ed ideologici, il vulcanico presidente ha affermato di essere stato frainteso e che "ognuno è libero di vestirsi come vuole e di professare la religione che vuole" e non punirà né escluderà i giocatori in base al loro aspetto, ma ha aggiunto "ritengo che dovrebbero avere più cura di loro stessi".
Inutile dire che le prime dichiarazioni che secondo Cavcav sono state travisate risultano invece chiarissime e che lo stesso presidente sfoggia un bel paio di baffi che a voler essere pignoli non sono poi così diversi dalla barba.

lunedì 17 novembre 2014

Il mio nuovo idolo

So che dovrei parlarvi della partita di ieri tra Italia e Croazia, della sospensione per i fumogeni lanciati dai tifosi in trasferta e dei disordini e scontri che ne sono seguiti, ma non ne ho voglia e comunque saprete già tutto o quasi. Ho aperto questo blog per esprimere opinioni e commentare fatti curiosi o che mi colpiscono e purtroppo incidenti e cose simili sono ormai all'ordine del giorno, per cui mi perdonerete se vi racconterò una storia diversa; la storia di un professionista che riesce a non guardare solo l'aspetto economico e che con coerenza resta al suo posto. Sto parlando di Daniele Adani, cercato dal nuovo tecnico nerazzurro per fare il suo assistente; l'ex difensore di Fiorentina, Inter e Brescia, preferisce restare come commentatore a Sky Sport.


Le motivazioni sono semplici ed affidate ad una breve lettera pubblicata suo suo account twitter nella quale ringrazia Mancini perché "l'attenzione che ha dimostrato nei miei confronti è una delle più grandi dimostrazioni di stima che ho ricevuto nella mia carriera" ma va avanti nel suo nuovo percorso, su "una strada che mi entusiasma e affascina dove ho la fortuna e il privilegio di poter raccontare il calcio con tutto l'amore e la passione che ho". Personalmente, nel mio piccolo, sottoscrivo in pieno le parole di Adani perché non c'è cosa più bella al mondo che trasmettere la propria passione a quante più persone possibili. Nella sua lettera l'ex calciatore parla anche di "parola data" e al giorno d'oggi è davvero raro trovare qualcuno che rispetti gli impegni presi anche se significa rinunciare a soldi e forse maggior fama; per questo motivo Adani è uno dei miei nuovi idoli.

mercoledì 12 novembre 2014

L'arbitro giustiziere: una logica c'è!

Non è una notizia freschissima, ma prima di parlarne volevo capire esattamente come era andata la vicenda prima di esprimere un parere visto che non ho potuto vedere alcun filmato dell'accaduto. Il protagonista di oggi è Callum Hinde, soprannominato "crazy", ma il gesto che ha fatto il giro del mondo non ha nulla di folle, o forse si; di sicuro è raro, anzi rarissimo. Durante una partita del campionato locale Canterbury & District Football League, in Inghilterra, l'arbitro Phil Bing fischia un calcio di rigore per una presunta spinta in area. Hinde si porta sul dischetto e ritenendo che il rigore non ci fosse, calcia il pallone debolmente tra le braccia del portiere. Ci si aspetterebbe un'ovazione per il gesto e forse anche un premio come già successo in casi simili, ma l'arbitro sorprendentemente gli mostra il cartellino giallo. L'unica consolazione è arrivata in seguito, quando i due club hanno deciso di pagargli la multa ricevuta come conseguenza dell'ammonizione.


La storia ha ovviamente suscitato clamore, ma nonostante la pressione mediatica, il cattivo della vicenda, Phil Bing, ha difeso la propria scelta affermando: "c'era confusione e forse sono stato l'unico che ha visto la spinta: ma gli atleti devono rispettare la mia decisione, giusta o sbagliata che sia. Se il giocatore avesse calciato alto o fuori, probabilmente non avrei fatto nulla. Davanti a 22 giocatori e a una ventina di tifosi avrei perso la mia credibilità se avessi lasciato correre". Il motivo dell'ammonizione è che il gesto si configurava come protesta contro la sua decisione; apparentemente folle ma pensandoci bene dietro una logica c'è.

lunedì 10 novembre 2014

Fantascienza o realtà?

Lo ammetto, mi devo essere perso qualche passaggio; ho scritto molto sulla tecnologia per i gol fantasma usati al mondiale (Gol fantasma finalmente la tecnologia), ma non mi sembrava di aver letto da nessuna parte che sarebbe stata utilizzata anche nei campionati europei. Per questo motivo sono rimasto molto stupito sabato, quando guardando la partita di Premier League tra Liverpool e Chelsea ho assistito ad un gol assegnato dall'arbitro proprio grazie alla tecnologia. Ma andiamo con ordine: al 14' del primo tempo Mignolet para la fucilata del difensore del Chelsea - Cahill - ma trascina con sé il pallone all'interno della porta; scatta il "Goal Decision System" e grazie all'occhio di falco l'arbitro Taylor assegna il gol. In diretta non mi era chiaro come il direttore di gara avesse potuto assegnare la marcatura in meno di un secondo, ma poi ho scoperto che gli arbitri inglesi indossano uno speciale orologio e, quando il pallone supera la linea di porta, un sensore manda un impulso elettronico direttamente all'orologio sul quale appare la scritta "goal". Vi giuro che mi sembra tuttora fantascienza e il mio primo pensiero è: se è tutto così facile perché non è stato fatto prima e soprattutto perché non lo usano tutti?


Sono quasi certo che nel nostro campionato dovrà passare almeno un lustro prima di vedere cose del genere ma spero di sbagliarmi. Certo non siamo alla moviola in campo e lo dimostra il fatto che nella stessa partita lo stesso Taylor non si è potuto avvalere della tecnologia per assegnare un rigore sacrosanto al Liverpool, non vedendo l'evidente controllo con un braccio in area dello stesso Cahill. Al termine della partita le proteste dei "reds" sono state furibonde anche perché senza tecnologia forse il gol del Chelsea non sarebbe stato convalidato e con la moviola in campo il rigore sarebbe stato concesso. La morale della storia è che non c'è tecnologia o moviola che tenga, nel calcio ci saranno sempre proteste e contestazioni e forse anche queste rendono questo sport così appassionante.

giovedì 6 novembre 2014

Il calcio fa male?

L’entrata è stata davvero brutta: non a caso, il difensore del Viitorul Constanta è stato espulso (anche se per doppia ammonizione e non col rosso diretto), mentre l’attaccante della Universitatea Craiova è finito all'ospedale con una caviglia rotta. Ma a far discutere è in realtà la successiva punizione decisa dalla federazione rumena, che ha squalificato Alin Seroni per ben 16 giornate per il violento tackle ai danni di Nicusor Bancu nei minuti finali della sfida di Coppa di Romania dello scorso 29 ottobre. In pratica, a meno di “sconti” post appello (già annunciato dal club fondato e allenato dalla leggenda rumena Gheorghe Hagi, che ha definito la sanzione “ingiusta ed esagerata”) il 28enne centrale arrivato all'inizio dell’anno dal Poli Timisoara non potrà tornare in campo fino ad aprile dell’anno prossimo.
Da notare che è la seconda volta in 24 ore che la federcalcio della Romania usa la mano così pesante per un fallo di gioco (“violento sì, ma non premeditato”, come sottolinea la rivista britannica World Soccer mostrando il filmato anche al rallentatore): il giorno prima della decisione contro Seroni, infatti, a beccarsi i canonici 16 turni di stop (più una multa di 4.500 sterline, quasi 5.800 euro) era stato il centrocampista del FCM Targu Mures, Gabriel Muresan, per la gomitata rifilata a Raul Rusescu della Steaua Bucarest), che è costata a quest’ultimo la frattura dello zigomo (“ma gli è andata bene - hanno spiegato i medici che l’hanno operato - perché rischiava di perdere l’occhio”).


In questo caso però a fare scalpore non è stata solo l’entità della squalifica, ma anche (e forse soprattutto) la mancata espulsione di Muresan, che è stato solamente ammonito dall’arbitro Kovacs (che non a caso si è beccato uno “0” come voto). “Come si può squalificare 16 giornate un calciatore che non è stato neanche espulso?”, si è chiesto il direttore generale del Targu Mures, Daniel Stanciu. Il club ha quindi annunciato che farà ricorso e non solo per il provvedimento ai danni del centrocampista, ma anche per i sei turni di stop inflitti sempre dall’inflessibile federazione rumena a Ousmane N’Doye per l’entrataccia su Claudiu Keseru, che nello scontro ha riportato una commozione cerebrale.

Talento sprecato

Guai e anche molto grossi per Adriano; l’ex Imperatore ha appreso di una grave denuncia a suo carico presentata poche ore fa dalla magistratura di Rio de Janeiro: l’accusa è di associazione finalizzata al traffico di droga, falsificazione di documenti e traffico di droga. Tutta colpa di un’indagine partita quattro anni fa per una moto che Adriano regalò al narcotrafficante Paulo Rogerio de Souza Paz, alias "Mica". La denuncia e la richiesta di misure cautelari, tra cui il ritiro del passaporto, verrà esaminata nei prossimi giorni e in caso di colpevolezza, Adriano rischia fino a 25 anni di carcere. Per il brasiliano, che è in trattativa col Le Havre per un contratto di sei mesi per tentare l’ennesimo rilancio, non c'è pace e questa nuova accusa potrebbe costargli il ritorno sui campi già tentato negli scorsi mesi (Adriano contro Scuffet).


Probabilmente, dopo la testimonianza rilasciata agli inquirenti nel 2010, Adriano era convinto di essersi lasciato la vicenda alle spalle. Quella moto regalata al pericoloso amico, all'epoca membro di una sanguinaria organizzazione criminale, sembrava destinata a restare solo un aneddoto (scomodo) come tanti altri. Ma le indagini sono evidentemente continuate, fornendo al pubblico ministero di Rio de Janeiro gli elementi necessari per formulare, quattro anni dopo, l’inquietante accusa nei confronti del brasiliano. Secondo la denuncia, “quella moto fu intestata alla madre di "Mica" per cercare di occultare un presunto accordo tra Adriano e il narcotrafficante, che necessitava di un mezzo veloce per poter pattugliare la favela e muoversi al di fuori di essa senza destare sospetto. In definitiva - sostiene il pubblico ministero- c’è il fondato sospetto che Adriano e un amico si siano accordati con i narcotrafficanti allo scopo di favorire il lo smercio di droga e attività illecite affini”.
Gli inquirenti, in poche parole, sono convinti che tra Adriano e il temuto "Mica" ci fosse dell’altro oltre alla semplice amicizia tra vecchi compagni d’infanzia. Ad alimentare l’accusa di favoreggiamento, ancor più della moto da circa 15 mila euro regalata a "Mica", c’è anche la proprietà di un deposito usato per conservare le partite di droga. Il pm Graça è infatti convinto che Adriano, proprietario di quel deposito, abbia messo il locale a disposizione dell’amico narco, cosciente dell’utilizzo che questi ne avrebbe fatto. Nei prossimi giorni, insieme alle accuse di traffico di droga e associazione finalizzata al traffico di droga, il Tribunale di Rio valuterà anche se sequestrare il passaporto ad Adriano, come espressamente richiesto dal pm in via cautelare. Un brutto guaio per il brasiliano che, a un passo dalla firma con il Le Havre, vede complicarsi la prospettiva di tornare in Europa.

martedì 4 novembre 2014

Messaggio positivo

Nuovo episodio di violenza nel calcio giovanile. La storia, raccontata dal Nuovo Quotidiano di Puglia, arriva dal Salento e stavolta, per fortuna, contiene anche un messaggio positivo. Un arbitro di calcio di 17 anni è stato aggredito domenica scorsa dal papà di un giocatore che ha invaso il campo e lo ha picchiato durante una partita del campionato Giovanissimi tra Tricase e Sogliano Cavour, tra ragazzini di 15 e 14 anni. L'episodio è avvenuto a metà del secondo tempo quando il padre di uno dei giocatori, non condividendo una decisione arbitrale, ha scavalcato la rete di recinzione ed è entrato sul rettangolo di gioco schiaffeggiando ripetutamente l'arbitro, della sezione di Casarano. La partita è stata sospesa e il direttore di gara trasportato in ospedale; sulla vicenda sono in corso indagini dei carabinieri. È il secondo grave fatto che si registra in una settimana sui campi dilettantistici salentini dopo quello avvenuto domenica 26 ottobre a Cavallino con un'altra aggressione a un arbitro minorenne (L'arbitro ha sbagliato e doveva essere punito).


Il lato “positivo” della vicenda è che a chiedere scusa all'arbitro per il gesto violento dell'uomo è stato il figlio dell'aggressore, in lacrime. Su tutto il resto della vicenda meglio stendere un velo pietoso. Quello che mi viene da pensare è che gli episodi ai quali viene dato risalto sui media sono solo una piccolissima parte di quelli che avvengono settimanalmente sui migliaia di campi di calcio del nostro paese; il mio pensiero in questo momento va a tutti quegli atleti, arbitri e non, minorenni e maggiorenni che in giornate che dovrebbero essere di gioia e di divertimento subiscono violenze di varia natura. 
Concludo dicendo che un paese dove sono i figli ad "insegnare" ai padri è quasi una contraddizione in termini, ma dato che il futuro è dei figli, forse avere figli migliori dei padri non è così male.

lunedì 3 novembre 2014

Ancora Paura in campo

Avrei voluto parlarvi di Marcello Lippi, uno dei grandi allenatori italiani che, dopo aver vinto di tutto nella sua carriera, compreso il Mondiale 2006, e aver portato la sua ultima squadra (cinese) alla vittoria del terzo titolo consecutivo, ha annunciato a 66 anni il ritiro; avrei voluto parlarvi del suo probabile successore, quel Cannavaro capitano della vittoria azzurra a Berlino e Pallone d'Oro, ma purtroppo ancora una volta devo parlare di "paura". 
Paura allo stadio XXI Settembre di Matera, dove era in corso il match tra Matera e Salernitana. Al 6', dopo una scontro su azione da calcio di punizione dalla destra, il centravanti della Salernitana Ettore Mendicino è crollato a terra privo di conoscenza, dopo aver presumibilmente sbattuto contro lo scarpino di un avversario. Il giocatore non si muoveva, la lingua all'indietro, e i compagni che subito richiamano l’attenzione dei sanitari. Il primo a entrare in campo è stato il medico sociale dei granata, Italo Leo, che ha chiesto a gran voce l'intervento dei volontari della Croce Rossa posizionati ai lati del rettangolo di gioco. In attesa dell'arrivo dell'ambulanza, che pur presente allo stadio ha impiegato più di tre minuti prima di fare l’ingresso sul prato, al calciatore è stato praticato un massaggio cardiaco mentre nello stadio calava il gelo. 


Mendicino è stato poi portato via in ambulanza e accompagnato in ospedale. Il match, in attesa di nuove indicazioni, è stato sospeso perché tutti i calciatori erano visibilmente sotto choc e impossibilitati a continuare. Quasi trenta minuti dopo, quando dal vicino ospedale sono arrivate notizie confortanti, la partita è ripresa e ironia della sorte, la Salernitana ha segnato alla prima azione: calcio d'angolo da sinistra e colpo di testa vincente di Riccardo Colombo mentre i tifosi granata intonavano il nome di Mendicino. Le condizioni di salute dell'attaccante sono state monitorate costantemente: secondo quanto filtrato dall'ospedale, il calciatore ha ripreso conoscenza e ha riportato un trauma cranico commotivo e resterà sotto osservazione per 48 ore. «Ettore è fuori pericolo», il primo tweet sul profilo ufficiale della Salernitana.

giovedì 30 ottobre 2014

Arbitro folk-rock

Ed Sheehan, cantante R&B e folk rock di appena 23 anni non è solo un Teen Idol, come direbbero i giudici di X Factor (un idolo dei ragazzini), ma fa impazzire anche i più grandi come ad esempio Mark Clattenburg, uno dei più apprezzati arbitri inglesi che, per non perdersi il suo Live Concert, ha pensato bene di scappare via, appena decretata la fine della partita tra WBA e Crystal Palace.
Doveva essere a Newcastle - 300 km - dopo poche ore, tra le primissime file della Metro Radio Arena, e allora ha pensato bene di mettere da parte il protocollo, che parla chiaro: gli arbitri devono viaggiare insieme, all'andata e al ritorno per motivi di sicurezza. Il fischietto inglese non poteva aspettare, ha preso una macchina, ed è volato via lasciando gli assistenti sotto la doccia. Non solo: durante il tragitto, parla al telefono con l'allenatore del Crystal Palace, cosa che in Inghilterra non è proibita, ma accanto al direttore di gara devono esserci gli assistenti, altrimenti non si può.


I dirigenti arbitrali, come prevedibile, non l’hanno presa bene e la Football Association ha sanzionato immediatamente Clattenburg, internazionale dal 2006, categoria "elite" da due anni, che non scenderà in campo nel prossimo weekend. La cosa curiosa è che il fischietto inglese ha arbitrato ieri sera in Coppa d'Inghilterra, non è quindi chiaro se si tratti di semplice tournover o di una punizione per la violazione al protocollo, ma i social non hanno dubbio.

martedì 28 ottobre 2014

L'arbitro ha sbagliato e doveva essere punito???

Ok, ora le ho sentite proprio tutte. Dichiarazioni shock di un presidente contro un arbitro diciassettenne: "io lo avrei ammazzato". Domenica scorsa, in una partita di seconda categoria nel leccese, sul risultato di 2-1 per il Cavallino, il direttore di gara ancora minorenne assegna un rigore agli ospiti e scoppia il putiferio. L'arbitro viene pestato dai tifosi e sembrerebbe anche da dirigenti e calciatori, in campo e poi anche negli spogliatoi. Al Pronto Soccorso di Lecce, al malcapitato sono state medicate decine di ecchimosi, lividi e contusioni. 


Basterebbe questo a far venire i brividi e a portarmi a dire che tale società deve essere cancellata dal panorama calcistico, ma purtroppo c'è di più, perché al peggio non c'è mai fine.
Il presidente dell'Atletico Cavallino, Rosario Fina, che aveva già subito un'inibizione da ogni attività di qualche mese, poiché era entrato in campo strattonando per la maglia un arbitro e colpendolo con una testata sul petto, senza fortunatamente conseguenze gravi, ha rilasciato la seguente intervista:


Come può definire gli schiaffi leggeri e pochi? Come si può dire che l'arbitro ha sbagliato e doveva essere punito? Nell'ascoltarlo prova una profonda rabbia e al tempo stesso una gran pena per un personaggio vittima della propria ignoranza e mancanza di valori, di quei valori fondamentali che proprio il calcio dovrebbe trasmettere ai giovani.
Sulla pagina Facebook della società ieri sera compariva il seguente post:


Tralasciando l'uso della lingua italiana non posso che sottoscrivere il commento che recita: "chi ha colpito l'arbitro non è degno di giocare a calcio"; aggiungo solo VERGOGNA!!!

lunedì 27 ottobre 2014

Il Clasico non passa mai di moda

"Voglio andare a vivere in campagna" cantava Toto Cutugno al Festival di Sanremo del 1995, oggi io canto "voglio andare a vivere in Spagna"; sono di natura patriottico e difendo sempre il mio paese, ma dopo aver visto il "clasico" di ieri tra Real Madrid e Barcellona, ho avuto la prova lampante che il nostro calcio è lontano anni luce. Partita fissata alle 18 del sabato e nessuna protesta per il "calcio spezzatino" come accade da noi, si sfidano le due grandi del calcio spagnolo: nessuno scontro tra tifosi, nessuna polemica. Passa in vantaggio il Barcellona dopo 185 secondi con gol di Neymar e il Real risponde con Cristiano Ronaldo dal dischetto e, udite udite, nessuna protesta per il rigore assegnato. Partita fantascientifica, giocata a ritmi impensabili per la Serie A; i blaugrana cercano di costruire gioco e gli uomini di Ancelotti difendono con ordine per ripartire in contropiede. Nel secondo tempo i blancos vanno in vantaggio su azione di calcio d'angolo dove Pepe svetta tra i piccoletti avversari e trafigge un incolpevole portiere; il definitivo 3-1 lo realizza Benzema in una delle numerose ripartenze del Real. 


Nessuna polemica con l'arbitro anche se fischia meno del dovuto, nessuno screzio tra i giocatori in campo anche se la posta è alta e la rivalità è atavica, nessun bisticcio tra allenatori. Mentre in Italia assistiamo sempre più spesso a brutti gesti dei giocatori nei confronti del proprio allenatore a Madrid si assiste addirittura ad uno splendido abbraccio tra Cristiano Ronaldo e Ancelotti.
Nella gara che segna il debutto in Liga di Suarez 4 mesi dopo il morso a Chiellini, si vede di tutto, compreso il gioiellino della Colombia James Rodriguez, stella degli ultimi Mondiali brasiliani, sacrificarsi sulla fascia mediana contribuendo enormemente alla diga anti "tiki taka", orfana di Xabi Alonso e Di Maria.
Infine, nessun cartellino rosso, nessuna dichiarazione fuori dalle righe e nessuno strascico; una bellissima partita che rispetta le aspettative e fa un'ottima pubblicità al calcio spagnolo già considerato il migliore al mondo.
Sogno un giorno di vedere una partita così anche nel nostro campionato: è quasi impossibile, ma sognare non costa niente.

giovedì 23 ottobre 2014

Passione irresistibile


Dalla Champions League alla PromozioneMarco Amelia, ex portiere del Milan svincolato dallo scorso giugno, ha annunciato la sua intenzione di tesserarsi per il Rocca Priora, club della provincia di Roma che milita nel Girone C del campionato di Promozione. Amelia è il presidente onorario della società in cui gestisce una scuola calcio a lui stesso intitolata, e da poche ore ha rivelato la sua voglia di tornare a giocare: "Ho deciso di formalizzare anche il mio tesseramento da giocatore oltre a quello attuale di dirigente", le sue parole. La decisione sembra anche dettata dal momento difficile della squadra quintultima con 14 reti subite in 7 gare.


L'ultima partita che ha giocato in Serie A risale all'11 maggio scorso, Atalanta Milan 2-1; neanche sei mesi dopo la voglia di tornare in campo è stata talmente forte che Amelia non ha badato al 'salto di categoria': campione del mondo nel 2006 e vincitore dello scudetto 2010-2011 con il Milan, l'ex portiere rossonero scenderà dunque di ben sei categorie. Per la prima squadra del Rocca Priora, oltre al ruolo di giocatore, l'estremo difensore di Frascati svolgerà anche quello di direttore tecnico. Una vera e propria svolta nella carriera di Amelia, che fino a qualche mese fa scendeva in campo anche in Champions League e domenica prossima potrebbe già essere disponibile per la sfida di bassa classifica contro il Nuova Florida. Il calcio, del resto, è una passione irresistibile.

martedì 21 ottobre 2014

Assurdo pensare

Assurdo pensare che si possa morire su un campo di calcio; assurdo solo il pensiero che uno sport, uno spettacolo, un divertimento possa culminare in una tragedia. Eppure è successo e purtroppo succederà ancora perché la vita è imprevedibile e a volte la sorte è davvero crudele. Abbiamo assistito a morti per infarto, per altri malori e anche a morti di giovanissimi travolti dalla porta su campi troppo spesso improvvisati o sprovvisti delle adeguate attrezzature e dotazioni di sicurezza. Abbiamo visto tifosi morti, ma anche tifosi che uccidono calciatori, magari per un autogol ai Mondiali; abbiamo assistito a suicidi di giocatori durante o a fine carriera, ma mai e poi mai mi sarei aspettato che qualcuno potesse morire esultando. Con la morte non si scherza ma il mio primo pensiero è stato: "che morte stupida".


Sto parlando di Peter Biaksangzuala, centrocampista ventitreenne della Mizoram Premier League, uno dei campionati minori indiani, che martedì scorso al minuto 62, dopo aver segnato un gol, sceglie di festeggiarlo come Klose, Martins o Hernanes, cioè con alcune capriole. Dopo la seconda piroetta, il giocatore piomba a terra e viene soccorso da compagni e avversari e portato in ospedale dove la diagnosi è micidiale: danneggiamento letale del midollo spinale all'altezza del collo. Dopo sei giorni di agonia, domenica Peter è morto smettendo così per sempre di giocare, di divertirsi, di segnare e di esultare.

lunedì 20 ottobre 2014

Simulazione estrema

Finalmente è ricominciato il campionato e forse le polemiche seguite a Juve-Roma si placheranno, anche se non ne sono così sicuro, perché la Roma ha vinto mentre la Juventus si è fatta fermare sull'1-1 dal Sassuolo. Sono io il primo a tornare sulla partita di due settimane fa, ma solo come spunto per una riflessione sulla figura dell'arbitro e sulla sua solitudine; ho sempre pensato al direttore di gara come "un uomo solo al comando". Anche se quasi annualmente vengono aggiunti ausili, ora umani (quinto e sesto uomo), ora tecnici (bombolette), la decisione finale è sempre la sua, ma soprattutto la responsabilità ricade sempre su di lui; l'unico caso in cui c'è un minimo "scarico di responsabilità" è sul fuorigioco, ma in alcuni casi non è nemmeno così vero. 
Uno degli aspetti di una partita che mi ha sempre incuriosito è il rapporto tra direttore di gara e calciatori; purtroppo, se escludiamo qualche labiale rubato dalle telecamere, non ci è dato sapere cosa si dicano e quali siano le dinamiche. Ricordo che in un esperimento durante gli Europei 2008 venne girato un documentario sugli arbitri, tra l'altro intitolato "Kill the referee" (uccidi l'arbitro), dal quale però si apprezzava solo la comunicazione tra gli assistenti e la mia curiosità non è stata quindi soddisfatta.
La mia convinzione è quella che solo in rarissimi casi i giocatori aiutino l'arbitro, mentre nella maggior parte delle situazioni facciano finta di niente se non addirittura cerchino di ingannarlo. Quante volte assistiamo a proteste di calciatori per il fischio di un fallo quando dal replay è evidentissima l'infrazione? Chi non ricorda gol fatti con la mano (Maradona, Adriano, Messi) convalidati? Pochi però ricordano giocatori che si autoaccusano, ed il motivo è semplice: i casi di inganno sono in numero 100 volte superiore.
Tornando alla contemporaneità, l'ultimo tentativo di raggirare l'arbitro ha davvero dell'incredibile, anche per le conseguenze che ha avuto. Sto parlando di Leandro Damiao, attaccante brasiliano accostato due estati fa al Napoli, il quale durante la partita persa dal suo Santos per 3-0 contro il Criciuma, come mostra la foto, si è tirato da solo la maglia in area di rigore avversaria per indurre l'arbitro ad assegnargli il penalty.


Nell'immediato post-partita, l'attaccante ha peggiorato la sua situazione dichiarando: "Stavo togliendo la maglietta dai pantaloni perché mi dava fastidio. Non ho mai tentato di ingannare l'arbitro". Per fortuna la Federazione brasiliana ha deciso di punire il giocatore, squalificandolo per ben 6 turni, punizione esemplare che mai sarebbe stata inflitta nel nostro campionato dove le simulazioni, pur essendo all'ordine del giorno, vengono giudicate in maniera molto lieve. Se tutte le federazioni prendessero esempio da quella brasiliana forse ci sarebbero meno "furbetti" e sicuramente il compito dell'arbitro sarebbe lievemente più facile.

venerdì 17 ottobre 2014

La regola del 7

Forse non tutti sanno che nel regolamento del "giuoco del pallone" è previsto un numero minimo di giocatori che devono comporre una squadra, ed è 7; sotto questo numero la partita non può essere giocata o va sospesa. Quasi un anno fa, forse ricorderete, durante la partita tra Salernitana e Nocerina, i giocatori ospiti, intimiditi dai tifosi che non volevano che la partita venisse disputata, hanno finto infortuni in modo da rimanere in 6, così da obbligare l'arbitro a sospendere la partita dopo soli 20 minuti. Quello che invece è accaduto nei giorni scorsi ha dell'incredibile: durante la sfida tra Deportivo Roca e Cipolletti, gara valida per la decima giornata del gruppo A del torneo regionale di Rio Negro, l'arbitro ha estratto ben 12 cartellini rossi. Tutto è nato da un rosso, del direttore di gara, Facundo Espinosa a Marcos Lamolla e Fernando Fernandez, dopo un brutto fallo del primo seguito dalla violenta reazione del secondo. L'alterco tra i due espulsi ha generato una rissa generale che ha coinvolto decine di giocatori e accompagnatori e che ha costretto l'arbitro ad estrarre altri 10 cartellini rossi -forse per par condicio, cinque per parte- e a sospendere l'incontro dopo 21 minuti sul punteggio di 1-0 per il Cipolletti.


Vedendo le immagini, quello che mi colpisce, a parte i vari calci volanti, è la totale incapacità del direttore di gara di tenere in mano la partita; dopo la prima espulsione, si fa prendere dal panico e in rapida successione espelle prima un giocatore estraneo alle prime scaramucce e poi due giocatori della stessa squadra. Solo a quel punto la follia si impossessa di uno degli espulsi che fa partire la vera rissa globale con anche poliziotti coinvolti.
Personalmente non mi era mai capitato di leggere una notizia simile, anche se forse nei campionati dilettanti sarà accaduto, ma in questo caso si parla di professionisti, anche se come affermato da uno dei protagonisti, l'allenatore del Deportivo Roca, Diego Landeiro: "questi non meritano di stare tra i professionisti, che paghino per il loro vergognoso atteggiamento"; il bello di questa affermazione è che è rivolta ai propri giocatori prima ancora che agli avversari.

martedì 14 ottobre 2014

Scambio di vite

Ho sempre mal digerito quelli che, pur ritenendo i calciatori dei ragazzini viziati e privilegiati, vorrebbero allo stesso tempo essere al posto loro. Il ruolo di "personaggio famoso" e nella maggior parte dei casi ricco non è però così facile da interpretare e in molti casi il rovescio della medaglia è più pesante dell'altra metà; il peso della notorietà, dell'essere sempre sotto i riflettori e del non poter commettere errori, porta molti calciatori giovani e meno giovani ad una forma di depressione. In un mio precedente articolo ho già parlato di questo aspetto della vita di un atleta (Depressione post calcio) e dei possibili rischi senza mai arrogarmi il diritto di giudicarli. Esistono però alcuni casi in cui i calciatori rifiutano il ruolo di privilegiati e anzi sembrano voler dimostrare di essere delle vittime che scambierebbero volentieri la propria vita con quella di altri.



Ultimo in ordine di tempo a rendersi protagonista di tali dichiarazioni è stato il difensore dell'Inter Juan Jesus che, l'altro giorno, ha dato vita ad un acceso botta e risposta su Twitter con un tifoso contestatore. Tutto è partito da un saluto del brasiliano che è stato commentato dal follower che ha fatto notare come, nonostante le cose non stiano andando bene, lui e i suoi compagni prendano comunque un lauto stipendio a fine mese. Juan Jesus ha prontamente replicato scrivendo: "sempre con i soldi in testa. Per te è facile parlare, voglio vederti in campo". A quel punto il tifoso contro replica chiedendo un atteggiamento diverso durante le partite e il difensore ribatte seccamente dichiarando: "facciamo così: ti do lo stipendio e la vita che faccio (allenamenti, viaggi, partite)".
Il civilissimo tifoso ribadisce di volere solamente un atteggiamento cattivo da parte di tutta la squadra e la querelle si conclude con Juan Jesus che afferma di soffrire per ogni sconfitta e promette di fare sempre la sua parte.
Non voglio certo paragonare il comportamento del difensore interista con quello di tanti altri suoi colleghi che usano lo strumento tecnologico in maniera impropria per non dire incivile, però da tifoso e da amante del calcio non posso sopportare - permettetemi il francesismo - chi sputa nel piatto in cui mangia. Ritengo che in nessun caso si debba rispondere ai tifosi perché ognuno ha il proprio ruolo e mi aspetto che un calciatore professionista risponda sul campo.

La Brutta, la Bella e la Simpatica

Come ogni giorno spulcio decine e decine di siti e quotidiani per trovare notizie curiose o che stimolino un interesse tanto da rendervi partecipi del mio pensiero. Oggi ero indeciso tra tre notizie: una bella, una brutta e una simpatica (sembra il titolo di un film). Nell'indecisione ho però scartato quella simpatica perché ci sarebbe stato poco da dire; a quel punto mi rimaneva da scegliere se parlarvi del trentatreenne difensore svedese e capitano della sua squadra, Pontus Segerstorm, stroncato ieri mattina da un tumore al cervello oppure del radiocronista, Ugo Russo, che si commuove durante la sua ultima radiocronaca.


Alla fine ho deciso che sono entrambe storie che vale la pena raccontare e, siccome quando mi chiedono se voglio prima la notizia brutta o quella bella, scelgo sempre prima la brutta perché amo il lieto fine, vi parlerò prima della tragedia di Stoccolma. 
Il difensore svedese ha giocato la sua ultima partita lo scorso 31 luglio proprio contro il Torino nel preliminare di Europa League, subito dopo si è fermato; l'11 agosto era stato diagnosticato il tumore che l'ha velocemente portato alla morte. Pontus raccontava via Twitter la sua lotta e faceva finta di non pensarci troppo, a settembre era stato operato, ma invano. Ieri purtroppo ha perso la sua partita più importante.
Gli fa da contraltare il radiocronista Ugo Russo, una delle voci storiche della trasmissione "tutto il calcio minuto per minuto", che al termine del suo ultimo collegamento dai campi di calcio si è commosso salutando il pubblico che lo segue da 42 anni. Russo, che domenica ha commentato la partita Livorno-Trapani, è scoppiato a piangere suscitando l'ammirazione di tanti suoi ascoltatori ma anche di chi forse non lo ha mai ascoltato, tanto che ieri su Twitter in molti parlavano di lui. Onestamente non ricordo le sue radiocronache ma sono certo di averlo ascoltato almeno una volta, anche perché detiene il record di incontri di calcio seguiti di indiretta. Ritengo la sua una bella storia perché con la sua commozione, che gli ascoltatori avranno percepito e apprezzato, ha dimostrato un amore incondizionato per il calcio e per il proprio lavoro.
A questo punto però mi è venuta voglia di raccontarvi anche la notizia simpatica: ebbene, ieri sul sito ufficiale della FIGC, è stato scritto che ad assistere all'ultima partita dell'Italia c'era il presidente del Senato Aldo Grasso. Cosa c'è di strano? Che il presidente del Senato si chiama Pietro Grasso mentre Aldo è un famosissimo giornalista. La gaffe non è certo delle peggiori ma con tutti i fari puntati sulla federazione,, dopo le numerose polemiche e la squalifica del presidente Tavecchio, ogni minimo errore viene ingigantito e mette in cattiva luce la FIGC e il nostro calcio.

lunedì 13 ottobre 2014

The show must go on! Forever?

Una grande paura ieri a Crotone: il potere dei calabresi, Caio Gobbo Secco, 23 anni, è stato colpito, al minuto 17, dal ginocchio sinistro del suo compagno di squadra Ferrari, durante la sfida contro il Pescara. Scontro fortuito a seguito del quale il numero uno brasiliano, in prestito dal Parma, è finito giù colpito duramente nella parte bassa del volto. Dopo pochi attimi Secco è svenuto ed è stato subito panico e paura tra i compagni di squadra e gli avversari: mani nei capelli per tutti, qualche lacrima e la mente che torna alla tragedia di Morosini. Pronto l'intervento dei medici dei due club che gli hanno tirato fuori la lingua dalla bocca, impedendo così il soffocamento. Dopo circa 40 secondi il sudamericano si è ripreso, ma è stato comunque portato in barella con il collo bloccato all'ospedale; l'esito della TAC è stato per fortuna negativo e il giocatore resterà comunque ventiquattr'ore sotto osservazione. Non c'è stato bisogno del defibrillatore che comunque è stato portato prontamente in campo.
Una delle cose più sconcertante della vicenda e che qualche giocatore abbia posto la questione dell'assegnazione o meno del gol: dopo lo scontro tra Ferrari e Secco la palla è infatti finita in rete. Per fortuna l'arbitro ha annullato il gol affermando di aver sospeso il gioco prima che il pallone varcasse la linea perché lo scontro gli era sembrato subito grave e voleva l'istantaneo intervento dei soccorsi, ma a mio parere anche solo chiedere il gol rasenta l'assurdo.


Giornata sfortunata quella di ieri che ha registrato anche un altro episodio di cronaca a Recanati nella sfida con il Campobasso: un giocatore ospite, che era in panchina, Matteo Monti, si è sentito male a causa di un attacco epilettico. Il calciatore è stato prontamente soccorso prima dell'arrivo dell'ambulanza che lo ha trasportato all'ospedale e le sue condizioni sono rassicuranti. L'arbitro della partita, di comune accordo con i capitani delle due squadre, ha deciso di sospendere l'incontro.
In entrambi gli episodi i protagonisti hanno rischiato la vita e fortunatamente sono fuori pericolo, ma la cosa che mi fa riflettere è che nel primo caso la partita non sia stata sospesa e addirittura ci sia stata la richiesta dell'assegnazione della rete. Mi domando come sia possibile non fermarsi e pensare addirittura al gol dopo aver vissuto attimi così tremendi. Ho sempre ritenuto - e continuerò a farlo - il calcio uno spettacolo e non ho mai condiviso lo slogan "the show must go on" perché a volte fermarsi è la cosa migliore. 

venerdì 10 ottobre 2014

Figura Barbina

La notizia, lo so, non è freschissima, ma prima di esprimere il mio parere volevo capire le reazioni del mondo del calcio che onestamente mi hanno lasciato più stupefatto della notizia stessa; sto parlando della squalifica del nostro presidente federale Carlo Tavecchio. I fatti sono più che noti: lo scorso mese di luglio, a pochi giorni dalle elezioni per la presidenza della FIGC, il candidato favorito, già presidente della Lega Nazionale Dilettanti, durante una conferenza, in riferimento al numero di stranieri presenti nel nostro campionato, ha dichiarato "da noi arriva Optì Pobà che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio". La gaffe del giovane settantunenne aveva attirato critiche bipartisan e, per qualche secondo, qualche povero illuso ha anche pensato che la sua vittoria alle elezioni sarebbe stata compromessa; personalmente fin da subito ho pensato e scritto (La scomoda verità) che in un paese come il nostro non si ritira né dimette nessuno, e che quindi Tavecchio avrebbe continuato imperterrito la sua campagna e avrebbe sicuramente vinto. Così è stato e onestamente non mi sembra che ci sia stata la sommossa popolare che le dichiarazioni ben oltre il limite della querela avrebbero richiesto. 


L'unica cosa certa era che, ancora una volta, il nostro paese e il nostro movimento calcistico avrebbero fatto una figura barbina. Così è stato; anzi è andata peggio, anche se devo confessare che la cosa mi ha reso abbastanza felice. Sto parlando dell'apertura di un'inchiesta da parte della UEFA che ha portato alla conseguente squalifica di Tavecchio di sei mesi per frasi razziste; il presidente non potrà partecipare a commissioni e al congresso del 2015 ma potrà continuare a rappresentare la Federcalcio e la Nazionale in campo internazionale. La Commissione Etica e Disciplina ha fatto quello che avrebbe dovuto fare la nostra procura federale che invece, dopo aver aperto un fascicolo sul caso, ha concluso l'indagine interna con l'archiviazione nei confronti del nuovo capo del nostro calcio. 
Tavecchio ha dichiarato che "le sentenze si rispettano, non si commentano" e fortunatamente non farà ricorso, cosa che onestamente ci avrebbe reso ancora di più una barzelletta e sarebbe stato un ulteriore assist per i nostri detrattori.
La sentenza prevede anche l'obbligo per il presidente di organizzare un evento speciale, volto ad aumentare la consapevolezza e il rispetto dei principi dell'UEFA contro il razzismo; mi auguro che il neo eletto si esima dal parlare durante questo evento se non attenendosi scrupolosamente ad un testo scritto possibilmente non da lui.
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