giovedì 31 luglio 2014

La scomoda verità

Chi ha già letto altri miei post lo sa, e per chi mi legge per la prima volta sarà subito chiaro: sono un malato di calcio! Tutti i giorni ascolto per ore  e ore trasmissioni radio e televisive che parlano di calcio e passo la mia vita davanti ad un computer con le pagine internet dei maggiori siti sportivi italiani sempre aperte. Il tasto F5 della mia tastiera - per chi non lo sapesse quello che serve per aggiornare le pagine internet - è praticamente consumato e posso quindi dire con cognizione di causa di essere stufo dell'ingenuità di alcuni e dell'ipocrisia di altri. Tutti si domandano per quale motivo il favorito alla poltrona della FIGC sia Tavecchio, e se lo domandavano anche prima delle sue spiacevoli dichiarazioni. La risposta è molto semplice anche se in molti non possono dirla perché spesso la verità è un fardello troppo pesante. 
La legge attualmente in vigore voluta dalla Melandri prevede una votazione per la presidenza della Federcalcio con pesi diversi per i diversi settori del nostro movimento calcistico. Le società professionistiche (Serie A, B e Lega Pro), nonostante siano quelle che portano i maggiori introiti e che hanno la maggiore visibilità e che logicamente dovrebbero avere un peso maggiore, hanno invece pochissima forza in quanto il loro voto vale soltanto il 34% del totale. 


Non giriamo attorno alla cosa; se io so che il mio voto non è sufficiente a far vincere un candidato, per quale motivo dovrei schierarmi dalla parte dello sfavorito inimicandomi quello che sarà quasi certamente il vincitore? La coerenza e forse la logica vorrebbero che mi schierassi comunque con lo sfavorito per difendere le mie idee ma nel calcio vince, a mio avviso giustamente, l'opportunismo ed è quindi giusto che io appoggi colui che poi vincerà e che sarà quindi in "debito" con me o quanto meno non mi farà la guerra. Detto questo bisognerebbe domandarsi perché le restanti componenti del movimento calcistico appoggino Tavecchio e, se per la lega dilettanti la risposta sta nel fatto che sono abituati ad essere guidati da questo "personaggio" e forse non si sono trovati così male, probabilmente, ma qui non ho certezze, le altre componenti fanno lo stesso ragionamento che fanno i professionisti. Se così fosse si potrebbe forse trovare un accordo tra queste componenti e i club delle massime serie potrebbero fare fronte comune. Ma come ci insegna la politica tutto ciò è una mera utopia perché ognuno insegue interessi personali.
Lasciatemi aggiungere che anche quei presidenti che negli ultimi giorni si sono schierati contro Tavecchio lo fanno per utilità: fanno bella figura sapendo benissimo di non rappresentare la maggioranza dei professionisti e che quindi il loro voto andrà comunque a Tavecchio.


mercoledì 30 luglio 2014

Dopo 39 infortuni...

Oggi voglio parlarvi di una storia curiosa e per certi versi commovente, che parla dell’amore per lo sport che amo cioè ovviamente il calcio. Il protagonista si chiama Abou Diaby, calciatore francese attualmente in forza all'Arsenal, che ha il poco invidiabile record di infortuni. Farsi male 37 o 39 volte (difficile capire il numero esatto) scoraggerebbe chiunque dal continuare a giocare, a maggior ragione se sul documento c’è scritto che hai appena 28 anni e che tutti gli infortuni sono cominciati solo nel 2006, ovvero dopo il passaggio dall’Auxerre alla squadra inglese. Eppure il nostro Abou, dopo essere stato sul punto di mollare tutto nel marzo 2013 per la rottura del crociato e nell'ottobre dello stesso anno per una ricaduta che ha portato il suo minutaggio complessivo a meno di 1000 minuti nelle ultime 3 stagioni, ha stretto i denti e il richiamo del campo ha avuto la meglio su tutto. Il primo spiraglio di luce l’ha intravisto l’11 maggio di quest’anno, giorno del suo compleanno, quando è entrato dalla panchina per giocare 16 minuti contro il Norwich; da quel momento in poi per Diaby è stato un crescendo di belle sensazioni che hanno spazzato via i cattivi pensieri. 
“Qualche volta in questi mesi il pensiero di appendere le scarpette al chiodo mi è venuta ma poi il mio amore per il calcio ha avuto il sopravvento e mi sono reso conto che non potevo mollare, perché sono ancora giovane e perché bisogna sempre essere positivi”. Ecco le sue parole in una recente intervista. Inserito in entrambe le amichevoli pre stagionali dell’Arsenal e indicato scherzosamente dai tifosi come nuovo acquisto, insegue ora un altro obiettivo: ottenere il rinnovo del contratto che scadrà alla fine del prossimo campionato. Incrociamo quindi le dita per Diaby, sperando che la prossima volta che si parlerà di lui sarà per meriti sportivi.

martedì 29 luglio 2014

La nuova Serie A

Si è alzato il sipario sulla nuova Serie A 2014-2015; il campionato prenderà il via sabato 30 agosto, con i primi anticipi della stagione, per concludersi il 31 maggio. Ecco alcune dichiarazioni dei protagonisti.


L’allenatore della Roma, Garcia ha dichiarato: "La verità è che non sappiamo mai prima di giocare le partite se un calendario è buono o no. Posso dire che la prima giornata sulla carta è una bella partita perché può essere davvero una grande sfida". Per il dg capitolino, Mauro Baldissoni, "il calendario ha un impatto rilevante sul risultato finale, ma dipende dalla condizione in cui si affrontano gli avversari così come da quella dell'avversario stesso in quel momento. Mi riferisco ad esempio allo stato di forma, agli infortuni, alle squalifiche e ad altri fattori. ‎Per questo motivo è inutile commentare il calendario oggi se non per augurarsi di essere nelle condizioni migliori nei momenti cruciali del campionato e senz'altro a partire dalla prima con la Fiorentina".

Per Stramaccioni, allenatore dell’Udinese "Giocare in casa è sempre un vantaggio anche se l'inizio del nostro campionato per certi versi è duro". La squadra friulana si giocherà quattro delle prime sei gare al Friuli ma dovrà affrontare Juventus, Napoli e Lazio nelle prime quattro giornate, dopo l'esordio casalingo con l'Empoli. "Incontrare subito Juve, Napoli poi la Lazio alla quarta, senza per questo mancare di rispetto alle altre avversarie, è difficile ma allo stesso tempo molto stimolante. La doppia trasferta di Milano è inusuale perché non so quante volte è capitato nella storia una simile sequenza fuori casa. Anche in questo caso però sarà per me e la squadra uno stimolo in più".

L'allenatore della Fiorentina Montella ha dichiarato: "Cominciare il campionato contro la Roma è sicuramente impegnativo, ma sarà anche uno stimolo in più per noi. Si annuncia altrettanto impegnativo sulla carta il trittico Inter-Lazio-Milan ma come sempre alla fine sarà il campo a stabilire la difficoltà delle varie partite".

Per l’allenatore della Sampdoria "Il derby alla quinta giornata? È un appuntamento importante, di quelli che tutti vogliono giocare ma lo prepareremo alla stessa maniera di tutte le altre gare". Così Sinisa Mihajlovic spiega: "I calendari sono tutti uguali e le partite diventano facili solo quando sono finite. Anche quando ero calciatore non davo particolare valore all'ordine in cui si affrontavano le avversarie: dobbiamo incontrarle tutte e quello che conta è affrontare ogni singola gara cercando di proporre il nostro gioco e vincere".

Zeman commenta a suo modo: "Do un'occhiata al calendario giusto per curiosità: prima o poi devi affrontare tutte le avversarie, quindi ha poca importanza dire se è meglio trovarle subito o meno".


Per Gasperini: “Inizio duro, ci sarà da lottare subito. Cercheremo di affrontarle uno alla volta". Il Genoa nelle prime tre dovrà affrontare Napoli, Fiorentina e Lazio e il derby alla quinta giornata. "È particolare avere tutte le grandi in casa tutte insieme nel girone di andata, non è un inizio facile".

lunedì 28 luglio 2014

Valanga Tavecchio

Appena ho sentito la dichiarazione di Tavecchio ho capito che sarebbe scoppiata una bomba, e non mi riferisco ai tifosi che riempiono i social con commenti e affermazioni ai limiti del lecito. Come previsto la situazione diventa sempre più esplosivo. Dopo le dichiarazioni di Stefano Okaka, "è inaccettabile, scandaloso; tutto il popolo dovrebbe averlo già convinto a fare un passo indietro" riferendosi alla clamorosa gaffe sugli extracomunitari e le banane, ecco arrivare una bordata dalla Fiorentina. Poche parole ma significative, attraverso l'affermazione del suo presidente esecutivo Mario Cognigni. "L'ACF Fiorentina, fedele ai propri valori etici e civili, alla luce delle recenti affermazioni del signor Tavecchio, ritiene non più sostenibile la sua candidatura alla presidenza della FIGC".
Anche dall'estero cominciano ad arrivare le prime reazioni alla vicenda, con le frasi del candidato alla presidenza FIGC riportate da alcuni delle più importanti testate sportive europee."In Italia è titolare nella Lazio uno che fino a ieri mangiava le banane", è il virgolettato quanto mai eloquente con cui ha titolato As sul proprio sito. Sulla stessa linea anche Vanguardia, che ha parlato di come il "candidato presidente della Federcalcio italiana si sia scusato dopo aver qualificato 'mangiatori di banane' i calciatori africani".
Chissà dove stava Carlo Tavecchio la sera in cui Dani Alves, il difensore brasiliano del Barcellona, raccolse la banana lanciata in campo dai tifosi del Villarreal e se la mangiò.(La banana di Dani Alves)


Tavecchio, naturalmente, fa sapere che a rinunciare non ci pensa nemmeno. Anzi che è amareggiato per il peso che si è dato alla sua uscita, pochi secondi in un discorso programmatico durato due ore. Dal fronte che lo ha plebiscitariamente indicato, viene una difesa quasi militare. Beretta e Macalli parlano di strumentalizzazione e ricordano l’impegno di Tavecchio in difesa dei più deboli. Gli ospedali in Africa e le sue tre adozioni a distanza. Ne prendo atto, ma il concetto non può e non deve passare; la sua frase non è solo un bisticcio di parole ma l’indice di una forma mentis che allinea l’extracomunitario all'uomo nero, quindi alla scimmia, quindi alle banane.
Nell'anno zero del calcio italiano, dopo il disastro mondiale e l’omicidio di Ciro Esposito, bisognava fare piazza pulita dei vecchi poteri e metter mano a riforme profonde e Tavecchio, con i suoi alleati, non credo abbia le carte in regola per rinnovare il nostro calcio.

sabato 26 luglio 2014

Le banane di Tavecchio

Avevo deciso che per l'estate non avrei scritto post nel week end per non sembrare un grafomane, ma forse perché l'estate sembra meteorologicamente molto lontana mi ritrovo sempre con notizie che non posso non commentare. Bando alle ciance e arriviamo al nocciolo della questione. Ieri c'è stata una conferenza di Carlo Tavecchio, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e candidato alla presidenza della FIGC; questo signore si è permesso di dire, in riferimento al numero di stranieri nel nostro campionato, che: "L'Inghilterra rispetto a noi è un'altra cosa; individua dei soggetti che possono entrare in base alla loro professionalità. Da noi invece arriva 'Opti Pobà', che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio". L'idea era quella di far notare che nel campionato inglese gli stranieri devono ottenere un permesso di lavoro mentre da noi arriva chiunque? Forse il pensiero può essere condivisibile, ma nessuno che rappresenta le istituzioni può permettersi uno scivolone del genere. Concediamogli anche delle attenuanti: forse non è abituato a stare sotto i riflettori, forse non è in grado di esprimersi in maniera perfetta, forse a 71 anni non ha voglia di girare intorno ai concetti. Purtroppo queste stesse attenuanti che potrei concedergli fanno sì che non sia l'uomo giusto per rappresentare il calcio italiano. Al suo confronto quasi rimpiango il tanto vituperato Abete.


Tavecchio quasi certamente sarà il nuovo presidente della FIGC e mi auguro che capisca al più presto l'importanza di tale ruolo e che, a prescindere dalle idee e dagli intenti, conta anche la forma. Non mi accoderò al fiume di tifosi che hanno invaso i social con l'hashtag 'notavecchio', ma dico al futuro presidente che ci dovrà rappresentare di non farci fare altre brutte figure specialmente su temi così delicati.

venerdì 25 luglio 2014

Politica e Calcio: scintille in campo

Proprio ieri, nel mio post sui tafferugli durante un'amichevole (Follia ultras durante un'amichevole), avevo promesso che vi avrei tenuti informati su episodi simili a prescindere dalla loro entità; non mi aspettavo di dover parlare dello stesso argomento appena 24 ore dopo, ma non posso esimermi dal farlo. Gli episodi sono profondamente diversi sia per motivazioni che per clima ma si parla sempre di violenza e sempre durante un'amichevole.
Ieri si sfidavano Lilla e Maccabi Haifa, in Austria, ma la partita è finita al minuto 85 con l'invasione di alcuni attivisti che hanno assalito con pugni e calci i giocatori israeliani. Dopo gli incidenti dello scorso fine settimana, la manifestazione pro palestinesi dell'altro ieri a Parigi si era svolta senza problemi, ma la violenza si è riversata su un campo di calcio.


Un'invasione che ha colto di sorpresa anche i pochi poliziotti presenti per un match del tutto anonimo in vista del debutto della squadra francese nel preliminare di Champions. I presenti parlano di pochi ragazzi con in mano bandiere palestinesi che fanno irruzione in campo; qualche giocatore del Maccabi ha reagito ed è scattata la rissa. Nel giro di pochi minuti gli addetti alla sicurezza sono riusciti ad isolare i violenti, ma l'arbitro dopo essersi consultato con gli staff tecnici ha mandato tutti negli spogliatoi.
Non amo parlare di politica e neanche oggi lo farò, dico solo che a prescindere dalle motivazioni certe cose non devono accadere, soprattutto se i calciatori partecipano alla violenza.

giovedì 24 luglio 2014

Follia Ultras durante un'amichevole

Ancora un episodio di violenza, e quel che rende il tutto ancora più paradossale è che il tutto sia successo per un'amichevole. Avrebbe dovuto essere un pomeriggio di sport, con l'amichevole fra Casertana ed Equipe Campania, a Cava de' Tirreni, e invece il test è stato sospeso, dopo che alcuni teppisti incappucciati hanno fatto irruzione contro una ventina di tifosi della Casertana, assalendoli con mazze, cinture, catene e fumogeni. Il pubblico e i cronisti presenti sono scappati prima di una quasi certa aggressione: qualcuno però nel parapiglia è rimasto leggermente contuso e le telecamere di una tv locale sono state distrutte.
In quel momento, a metà del secondo tempo, la Casertana era in vantaggio per 3-0, ma i calciatori del club hanno preferito sospender la gara. I carabinieri della locale stazione hanno poi riportato la calma. Difficile capire l'origine dell'assalto, l'unica ruggine fra le tifoserie risale infatti a metà anni '90, quando da Cava i tifosi della Casertana furono rispediti a casa e gli avversari al ritorno subirono lo stesso trattamento. Ma recentemente, nel ricordo di Catello Mari, il calciatore stabiese tragicamente scomparso che aveva giocato con entrambe le squadre, c'era stata qualche amichevole fra le due rappresentative.


Trovo tutto assurdo: assurdo che accada per una partita di calcio, assurdo che accada per un'amichevole, assurdo che la maggior parte dei media nazionali abbiano taciuto la notizia, assurdo che non ci siano conseguenze e assurdo che nessuno abbia il potere di fermare questi teppisti.
L'unica cosa che il sottoscritto può fare in merito è informarvi, e continuerò a farlo per episodi simili a prescindere dalla loro entità e dalla loro eco.

Adriano contro Scuffet

Oggi vi voglio parlare di due storie di mercato completamente opposte: da un lato un giovane e promettente giocatore italiano che rifiuta i soldi esteri, dall'altro un ex giovane e promettente calciatore finito in disgrazia. Sto parlando ovviamente di Scuffet e Adriano, ma partiamo da quest'ultimo. 
Adriano Leite Riberio, soprannominato l'Imperatore, nasce nel febbraio del 1982 a Rio, esordisce nella massima serie brasiliana a 17 anni realizzando una doppietta in pochi minuti, conquistando subito un posto fisso nella nazionale di categoria. Giunse all'Inter nell'estate 2001 collateralmente alla trattativa che portò Vampeta al PSG e si mise in mostra nel precampionato con una punizione magistrale, un vero e proprio missile che trafisse il portiere del Real Madrid. Si consacrò nel Parma dove realizzò 23 gol in 37 partite prima di tornare all'Inter dove segnò 74 gol in 177 partite; nel 2005 vinse il premio come miglior marcatore dell'anno IFFHS. Comincia poi un lento ma inesorabile declino dovuto a "vizi", un grave infortunio e un peregrinare tra squadre europee e brasiliane senza mai lasciare il segno. Nel marzo 2012 il Corinthians non gli rinnova il contratto, nel dicembre 2012 il Flamengo lo licenzia e nel giugno 2013 addirittura non passa le visite mediche con l'International di Porto Alegre, forse anche a causa dei suoi 110 kg di peso. Oggi si torna a parlare dell'Imperatore che sarebbe stato contattato nuovamente da una squadra italiana: si tratta del Terracina, squadra pontina che milita in Serie D. Sono stato uno dei fortunati che ha potuto vederlo in azione nel massimo del suo splendore, a San Siro con la maglia dell'Inter, dove gli ho visto fare cose che sembrano impossibili per un essere umano. Una potenza di tiro inimmaginabile, una stazza che gli permetteva di resistere ad ogni contrasto unita ad una accelerazione impressionante. Ricordo ancora la partita contro l'Udinese quando prese palla dalla propria area e, dopo aver scartato 4 difensori, dal limite dell'area lasciò partire un bolide. Tutto questo era Adriano e onestamente vederlo con la pancia, a 32 anni, giocare nei dilettanti mi mette una grande tristezza.


All'opposto troviamo Simone Scuffet, portiere dell'Udinese classe 1996, che si è messo in luce nella seconda parte dello scorso campionato a tal punto che l'Atletico Madrid, vice campione d'europa, aveva messo gli occhi su di lui. La buona notizia per il nostro calcio è che Simone ha rifiutato, per ora, anche se in molti gli avevano consigliato di accettare. Sarà stata la famiglia, la fidanzata oppure l'amore per l'Italia poco importa; il portiere designato come l'erede di Buffon sia alla Juve che in nazionale ha dimostrato maturità e pazienza, doti molto rare tra i suoi coetanei. Sa di avere ancora molto da dimostrare ma vuole farlo nella squadra che lo ha cresciuto e soprattutto nella nazione in cui è nato.
Due esempi opposti, agli antipodi, uno che spreca il proprio dono e l'altro che cerca di coltivarlo; è troppo presto per sapere come sarà il futuro di Scuffet, ma di sicuro quello dell'Imperatore non sarà dei migliori.
Un pensiero mi attanaglia: cosa sarebbe successo se Adriano non si fosse perso? Ora avrebbe 32 anni e sarebbe forse uno dei migliori centravanti del mondo, magari giocherebbe nell'Inter, e a San Siro potrebbe incontrare proprio l'Udinese e scartarne 4 come ai vecchi tempi, ma magari, visto che sto volando con la fantasia, non riuscirebbe a segnare perché in porta c'è un giovane italiano: Simone Scuffet.

martedì 22 luglio 2014

Tedeschi rompono la Coppa

Il presidente della Federcalcio tedesca ha rivelato che, durante i festeggiamenti, la Coppa del Mondo è stata danneggiata. Di sicuro non erano tutti sobri i tedeschi quando hanno festeggiato la vittoria al mondiale, così pare abbiano combinato un guaio. "Un piccolo pezzetto della Coppa si è rotto. Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi: abbiamo degli specialisti in grado di ripararla". C'è tutta la Germania nelle parole di Wolfgang Niersbach, che ha confessato l'accaduto durante un'intervista ad un settimanale tedesco. Pare ci sia stata anche una piccola indagine interna che però non ha dato frutti e non si è capito come sia potuto accadere; nessun colpevole e soprattutto nessun dramma.


Subito si fa strada l'orgoglio patrio italico, nel pensare che questi tedeschi alla fine qualche guaio lo combinano, e già questa sarebbe una magra consolazione, ma per dirla come il Sommo Poeta Dante, "tosto tornò in pianto". Vengo a scoprire infatti che è accaduto anche all'Italia nel 2006, come dichiarato da Fabio Cannavaro: "al Circo Massimo la coppa arrivò senza la base in madreperla che si era sganciata in aereo".
Alla fine è proprio vero che tutto il mondo è paese.

lunedì 21 luglio 2014

Psicanalisi da calciomercato


Dottore, dottore! Lei mi deve assolutamente aiutare.

Mi dica pure il suo problema.

Sono in preda ad una fortissima depressione dovuta al calciomercato.

Calciomercato? Ma è sicuro? Si spieghi meglio.

Ecco dottore, la verità è che sono malato, malato di calcio e l'unica cosa che mi tira su durante l'estate, quando il campionato riposa, è il calciomercato. Solo che questa crisi generalizzata del nostro paese ha colpito anche il mondo del pallone; si è sentita anche l'anno scorso e quello prima, ma c'erano stati comunque dei colpi, si insomma dei movimenti su nomi conosciuti. Quest'anno invece la Juventus compra Morata facendolo passare per un campione quando in Spagna giocava sì nel Real Madrid ma nella squadra b, il capocannoniere Immobile è stato venduto in Germania ormai da un mese e i "nomoni" che circolano e rischiano anche di non arrivare sono Kramer, Medel e Bacca. Sentendo i loro nomi il grande e compianto Maurizio Mosca avrebbe usato le sue famose espressioni: "chi????" e "avessi detto...".

Purtroppo caro paziente non sono un esperto ma mi sembra che di soldi ne girino comunque parecchi e leggevo ieri che Morata è stato pagato quasi 20 milioni.

Caro dottore, ormai si comprano solo giocatori a parametro zero, come ha fatto il Milan con Alex, Menez e altri oppure ci si inventano formule strampalate per pagare meno o in maniera dilazionata; con l'abolizione delle comproprietà si è dato spazio alla fantasia. Le faccio due esempi: Dodò e proprio Morata. L'inter ha preso dalla Roma l'esterno difensivo Dodò, che con tutto il rispetto non è certo Maicon e lo scorso campionato ha giocato solo 1358 minuti, con la formula del prestito biennale oneroso, pagando 1,2 milioni, ed un obbligo di riscatto fissato a 7,8 milioni, che scatta alla prima presenza del calciatore in gare ufficiali. Quasi una presa in giro l'obbligo con una sola presenza; alla fine l'Inter pagherà così i restanti 7,8 milioni solo tra due anni. Nel caso di Morata invece si tratta della famigerata "clausola di recompra": la Juventus ha pagato al Real Madrid 20 milioni per il cartellino del giocatore ma, alla fine della stagione 2015-2016, lo stesso Real potrà riprendersi il giocatore pagando una cifra superiore ai 30 milioni. I bianconeri ammortano così la spesa sui 5 anni di contratto del giocatore e hanno la possibilità dopo due anni di fare una bella plusvalenza.

Comincio a capire la sua depressione, ma credo che ci sia ancora tempo per parlarne e per fare qualche colpo di mercato; ora però il nostro tempo è scaduto, continueremo a parlarne settimana prossima.

domenica 20 luglio 2014

Cellino e la scaramanzia italiana

Il nuovo presidente del Leeds United, nonché ex presidente del Cagliari, è famoso per la sua scaramanzia; in Sardegna nessun giocatore poteva indossare la maglia numero 17 e allo stadio Sant'Elia il posto innominabile era sostituito dal 16B. Le manie di Cellino colpiscono anche in Inghilterra dove ha ordinato al suo allenatore di non portare in ritiro il portiere irlandese Paddy Kenny; la colpa del trentaseienne estremo difensore è di essere nato il 17 maggio.


Tra le prime direttive del nuovo presidente c'è proprio il divieto di ingaggiare calciatori nati in quella data e uno dei primi giocatori a lasciare il club inglese è stato Michael Brown che vestiva la maglia numero 17 nella passata stagione. Ma questa non è l'unica stranezza che ha portato agli onori della cronaca Cellino, già accettato con scetticismo dall'ambiente calcistico inglese e tra le polemiche dei media: pochi giorni prima, infatti, si era guadagnato i titoli dei quotidiani grazie alla sua politica di contenimento dei costi per la quale ha costretto i giocatori a pagare le spese della lavanderia.

sabato 19 luglio 2014

Bomboletta spray: inutile complicazione!

La Serie A, a partire dalla prima giornata del campionato 2014-2015, avrà le bombolette spray che aiuteranno gli arbitri a far rispettare la distanza alla barriera sulle punizioni. Il presidente dell'Aia Marcello Nicchi l'aveva detto: "lo spray funziona anche se non risolve i problemi del calcio. Valutiamo l'ipotesi di introdurla al prossimo campionato". Detto, fatto. Richiesta inviata e oggi utilizzo ratificato da parte del consiglio federale.
Le bombolette hanno spappolato al Mondiale in Brasile. Blatter le ha incensate e non sono arrivate critiche o controindicazioni. Tutti i maggiori campionati italiani fino alla Lega Pro, hanno quindi fatto richiesta di utilizzare lo spray nella prossima stagione. Il presidente della Lega A Maurizio Beretta ha aggiunto: "oggi abbiamo già discusso anche degli aspetti logistici perché è evidente che queste bombolette non potranno essere portate dagli arbitri come bagaglio a mano. Adesso c'è da farle trovare negli stadi, dobbiamo minimamente attrezzarci per le forniture e la logistica, ma sono problemi assolutamente gestibili. Bisogna capire se ci sono i tempi di approvvigionamento per partire immediatamente. È materiale brevettato disponibile in altri paesi ma non ancora in Italia; si parla di 35-40 giorni, adesso vediamo di capire quando sarà possibile partire ma ce la dovremmo fare".


La mia personalissima analisi parte dalla certezza che l'adozione delle bombolette non porterà grossi miglioramenti e non placherà le quotidiane polemiche arbitrali; inoltre, avendo visto tutti gli arbitri usarle in Brasile, ho notato anche che qualche atleta ha già capito come aggirare l'ostacolo. Noi italiani siamo i primi a sposare la filosofia del "fatta la legge, trovato l'inganno" e non avremo quindi la minima difficoltà a rendere pressoché inutile anche questo strumento. L'argentino Lavezzi, ad esempio, non appena l'arbitro segnava la riga della distanza era solito a piccoli passetti cancellare nella parte centrale il segno così che, lo stesso direttore di gara, una volta allontanatosi, non potesse notare il suo avanzare. Per di più molto spesso la linea tracciata non è dritta e soprattutto, non è chiaro se i giocatori devono stare dietro la linea oppure sulla linea; se a questo aggiungiamo che l'uso della bomboletta spray aumenta i doveri e le attività dell'arbitro che già fa fatica a gestire la partita, credo che si possa affermare che il calcio ha bisogno di ben altri aiuti "tecnologici".

venerdì 18 luglio 2014

Quanta tecnologia per un pallone

La Nike ha presentato ufficialmente il pallone che vedremo sui campi di gioco di Serie A, Premier League e Liga nella stagione che sta per cominciare; si tratta del Nike Ordem, un pallone caratterizzato da una grafica geometrica con colori accesi che vanno dal rosa vivo all'indaco, con dei tratti color lime che ne evidenziano le scanalature.
Si tratta del pallone più innovativo, tecnologicamente avanzato e aerodinamico realizzato dall'azienda e promette di soddisfare le nuove esigenze di gioco; dovrebbe permettere ai giocatori di prendere il controllo del gioco con la certezza che la palla non li tradirà in quanto offre un tocco ideale grazie ai nuovi pannelli termosaldati, un controllo ineguagliabile della traiettoria e la massima visibilità.


Leggendo queste caratteristiche fornite dalla Nike e analizzando il comunicato mi viene un po' da ridere quando si parla di tecnologia areodinamica (AEROW TRAC) e tecnologia RaDaR che permette di vedere la palla più rapidamente. Non sono uno scienziato ma non capisco proprio come un pallone possa essere visto prima se non per i colori e sorrido quando leggo che questo pallone non tradirà i giocatori. Sono quindi andato ad approfondire queste tecnologie e ho scoperto che la Rapid Decision and Response è un motivo grafico, specifico per ogni campionato, che crea un effetto di sfarfallio mentre la palla ruota.
Resto personalmente convinto che un pallone sia sempre un pallone e che alla lunga non possa influire più di tanto sui giocatori ma soprattutto su una partita, ma sarei felice di essere smentito.

giovedì 17 luglio 2014

Il Paese delle Meraviglie

Oggi vorrei parlare di un tema a me molto caro: la denigrazione del nostro paese. L'Italia dal punto di vista culturale e del turismo è la nazione migliore al mondo, ma non è tutto qui. Se, pur essendo la nostra penisola di molto più piccola rispetto a molte potenze europee e non solo, sforniamo alcune tra le menti più brillanti del pianeta ci sarà un perché. Dal punto di vista sportivo poi è inutile parlare di tutti i nostri successi, eppure siamo i più bravi a farci bistrattare dal mondo; i primi colpevoli siamo noi stessi che denigriamo il nostro paese per qualunque motivo. Sono cosciente che siamo ben lungi dall'essere una nazione perfetta, ma se ci guardassimo attorno capiremmo di non essere così male. Le lotte intestine al nostro paese mettono poi in cattiva luce alcuni dei luoghi più splendidi del mondo; non si possono sminuire certe eccellenze criticando la popolazione o le amministrazioni del sud, perché alla fine della fiera succedono le stesse cose al nord, ma chissà perché fanno meno rumore.


Tutto questo si riflette anche nel calcio e non posso certo restare indifferente quando qualche giornale straniero mette in guardia i propri tifosi che devono venire in trasferta ad esempio a Napoli, Palermo o Roma; parlano di delinquenza e di mafia senza sapere la verità e senza ragionare sul fatto che anche nel loro paese c'è delinquenza, corruzione e degrado.


Il risultato di queste campagne denigratorie è anche che i calciatori stranieri non vogliono venire nel nostro campionato spaventati da cosa li aspetta, ma chi supera i pregiudizi, poi rimane incantato e consiglia agli amici di fare la stessa scelta. Chiaro esempio di questa situazione è Dries Mertens, calciatore belga del Napoli, che in un'intervista alla rivista Four Four Two ha dichiarato: "lo confesso, non sapevo che fosse così bella e tanto grande. Quando ero in Belgio e seppero del mio trasferimento, tutti mi dicevano che sarebbe stata una brutta esperienza, che avrei trovato una città sporca, poco organizzata, con un'architettura cadente e persone quantomeno strane. Non è così e voglio dirlo pubblicamente. Qui è tutto bellissimo, uno dei posti migliori per pensare a una vacanza. Prima, nessuno della mia famiglia immaginava di venire qui da me, adesso la mia casa è diventata un albergo. Giuro, ormai vengono in tanti, tutti da me e poi diventa difficile farli andar via".
Chissà quanti sono stati scoraggiati dai pregiudizi, quanti come Mertens sono stati messi in guardia e quanti si sono poi ricreduti. Perciò crediamo di più in noi stessi, nel nostro paese, perché se non lo facciamo noi per quale motivo dovrebbero farlo gli altri?

mercoledì 16 luglio 2014

Buon lavoro Allegri

E così, a meno di 20 ore dall'annuncio del divorzio consensuale tra Conte e la Juventus, c'è stata la conferenza stampa di Allegri, nuovo allenatore dei bianconeri. Comincia a parlare Marotta che, da buon dirigente, ringrazia Conte, ne elogia la professionalità e la cultura del lavoro; descrive Allegri come il profilo più adatto, visti anche i tempi strettissimi della situazione e che può garantire la continuità del filone di vittorie. Incalzato dai giornalisti torna sulla situazione di ieri definendola come l'epilogo di un confronto consumatosi negli ultimi mesi nei quali la Juve voleva che l'allenatore restasse ma "nell'ultimo confronto Conte ha palesato la volontà di fermarsi ribadendola al raduno della squadra dove sono emerse nuove problematiche di disagio che per rispetto non posso raccontare." 


E' il turno di Allegri che appare sorridente e comincia dichiarandosi onorato nonché sorpreso della chiamata di Marotta arrivata ieri come un fulmine a ciel sereno. Stuzzicato sullo scetticismo dei tifosi, Max asserisce che con rispetto, risultati, lavoro e professionalità li riconquisterà. Arriva puntuale la domanda sul difficile rapporto con Pirlo e Allegri sembra preparato, si riferisce al giocatore chiamandolo sempre Andrea, definendolo un campione e affermando di essere fortunato a poterlo ritrovare.
Infine sul modulo il nuovo allenatore afferma: "Conosco la squadra e credo che stravolgere la squadra non avrebbe senso; lavorerò sulle caratteristiche dei giocatori e porterò accorgimenti in base alle loro caratteristiche . Partirò con la difesa a 3 e in alcuni spezzoni si potrà passare alla difesa a 4. Però devo capire prima le caratteristiche dei giocatori a mia disposizione."
Nessuno dei due ha voluto parlare di mercato ma Iturbe sembra aver firmato con la Roma e Marotta ha ribadito che Vidal è un giocatore della Juventus, ma questo è il gioco delle parti.
In conclusione non mi è mai piaciuto giudicare troppo presto qualcuno, e pur credendo che Allegri difficilmente potrà sostituire Conte nel cuore dei tifosi e vincere subito, auguro all'allenatore toscano un buon lavoro.


martedì 15 luglio 2014

Clamoroso anzi Agghiacciante

Clamoroso o come direbbe uno dei protagonisti agghiacciante. Intorno alle 19.30 di ieri si è diffusa la notizia delle dimissioni dell'allenatore della Juventus Antonio Conte. In breve la notizia è stata confermata, la società bianconera ha twittato ufficialmente la notizia, è stato pubblicato un comunicato del presidente ed è stato rilasciato una video intervista del mister pugliese nel quale annuncia la risoluzione consensuale del contratto. Le voci si rincorrono ed è difficile capire dove stia la verità; si parla di problemi sul mercato, della cessione di uomini chiave per Conte, dell'accordo del mister con la FIGC per allenare la nazionale e addirittura di una rissa tra le parti.
Il tutto è reso ancora più clamoroso dal fatto che sia avvenuto il 15 luglio, al secondo giorno di raduno e con una stagione già iniziata. Una cosa è certa, la Juventus deve correre al più presto ai ripari perché mai come in questa situazione il tempo è prezioso; il nuovo mister deve conoscere i giocatori, impostare il mercato, pensare alla preparazione oltre ovviamente a dover partire a breve per l'estero per le tournée già organizzate.


I nomi che si fanno per la successione sono Mancini, Allegri, Spalletti e l'outsider Guidolin. Mancini è troppo lontano dalla juventinità necessaria, Allegri non offre garanzie necessarie e si ritroverebbe con Pirlo dopo averlo cacciato dal Milan, Spalletti sembra l'uomo giusto ma ha un ingaggio troppo alto e Guidolin non sembra avere l'esperienza necessaria. L'ex allenatore dell'Udinese coronerebbe la sua splendida carriera e sarei contento umanamente per lui, ma non credo proprio che sarebbe in grado di traghettare i bianconeri fuori da questo che è un vero e proprio incubo.
Vorrei però proporvi una mia riflessione: sembra tutto preparato, il twitt, il video, la lettera del presidente. In più né Conte né Agnelli sono così stupidi da non capire il danno che la società e i tifosi subiscono. Deve perciò essere successo qualcosa. Se a questo si aggiunge che Conte nell'intervista sembra un cane bastonato, imbarazzato e quasi deluso ma conscio dell'inevitabilità della situazione, che Agnelli nel suo comunicato parla di motivi personali e che lo stesso Buffon ha dichiarato che non ci sono motivazioni di mercato. A questo punto sembrerebbe prendere piede la ricostruzione fatta da qualche giornalista che ha raccontato di un incontro lunedì sera tra le parti sfociato in un battibecco con toni forti e pare si sia arrivati anche alle mani. Mi auguro che non sia così e forse non sapremo mai la verità ma sono del parere che tre indizi fanno una prova.


Intanto sembra essere certo l'arrivo sulla panchina bianconera di Massimiliano Allegri che dovrebbe essere presentato alle 15. Come risolverà il nodo Pirlo?

Arrivederci a Russia 2018

Il Mondiale 2014 si è concluso domenica con la vittoria della Germania lasciando un vuoto nei malati di calcio come il sottoscritto; per fortuna molte squadre sono già in ritiro e il calciomercato sta piano piano entrando nel vivo. Ma cosa ci ricorderemo di questo Mondiale? Personalmente ritengo indelebili la figuraccia della nostra nazionale con tutte le polemiche prima, durante e dopo il torneo; storica è la sconfitta dei padroni di casa del Brasile per 7-1 in semifinale. Ai miei figli racconterò di quando Van Gaal ha sostituito al minuto 121 il suo portiere, facendo entrare Krul solo per parare i rigori, ed il bello è che ha avuto pure ragione. E' stato il Mondiale della tecnologia per i gol fantasma, del primo e storico time out per le estreme condizioni climatiche; è stato anche il Mondiale della bomboletta usata dagli arbitri per indicare la distanza della barriera. Per molti è stato il Mondiale dei numeri 10 ma, anche se ritengo che i fuoriclasse si siano dati maggiormente da fare rispetto ai tornei precedenti, per me è stato il mondiale dei portieri, mai così citati, chiacchierati ed esaltati.


E' stato il Mondiale di una nazione in difficoltà economica e di un popolo che ha manifestato il proprio dissenso con molta più civiltà di quanto ci si potesse aspettare. Non sono mancati gli scandali come quello della vendita dei biglietti riservati e non ci siamo fatti mancare neppure le solite polemiche arbitrali. Non mi mancheranno per niente le telecronache sia della Rai sia di Sky con i loro jingle fastidiosi, non mi mancherà, per par condicio, neanche Gianluigi Pardo e il suo look stravagante.
Si continuerà a parlare a lungo del morso del recidivo Suarez e della classe del giovanissimo capocannoniere colombiano James Rodriguez, dell'ennesimo fallimento di Messi e del suo immeritato premio come miglior giocatore del torneo, delle divise e delle scarpette iper colorate, degli sponsor e dei ritiri non proprio blindati. Insomma si parlerà ancora per molto di questo Mondiale, perché il prossimo purtroppo sarà tra quattro anni e quindi dico: Arrivederci Coppa del Mondo, grazie di tutto, ci rivediamo in Russia nel 2018.

lunedì 14 luglio 2014

Ha vinto il migliore: il pastore batte il dogo!


Ha vinto il migliore. Ha vinto la squadra più forte, e sportivamente bisogna esserne contenti e fare i complimenti ai tedeschi. Molti italiani tifavano Argentina per i motivi più disparati; il mio era che non volevo che i crucchi arrivassero a quattro vittorie come noi, ma non sarebbe stato giusto se dopo la loro splendida cavalcata non avessero portato a casa la coppa. Fin dalla prima partita i tedeschi si sono dimostrati la squadra più forte, con una solidità impressionante soprattutto dalla metà campo in giù e con un portiere dal fisico imponente con un invidiabile primato: 3 sole sconfitte in 53 partite con la sua nazionale. L'attacco non è stato certo da meno con tantissimi gol divisi tra diverse punte tra le quali spiccano Muller, vice capocannoniere del torneo, e Klose, primatista assoluto delle reti nei Mondiali con 16 marcature.


L'Argentina di contro ha segnato poco, troppo poco e i suoi assi hanno deluso; Higuain, con un solo gol all'attivo e svariate occasioni d'oro sprecate sotto porta, ne è un esempio ma l'emblema per eccellenza è Messi che, anche se in questo mondiale ha fatto più che nei precedenti, non è riuscito a dare quella marcia in più alla sua squadra finendo con l'essere premiato, assolutamente in maniera ingiusta, come miglior giocatore del torneo.
E' la vittoria del calcio fisico, delle partite preparate a tavolino e dei cambi ragionati; non è un caso se la Germania ha vinto. Mai nessuna nazionale era riuscita a partecipare a 4 semifinali consecutive di un mondiale e mai una europea aveva vinto il mondiale in America; questi sono solo alcuni dei record collezionati dai tedeschi che saranno ricordati per centinaia di anni come la squadra in grado di battere il Brasile padrone di casa per 7-1 in semifinale.


Onore quindi ai vinti e soprattutto ai vincitori, ma non vorrei leggere sui giornali che dovremmo solo imparare da loro ed emularli perché siamo due popoli completamente opposti e ciò che va bene per loro difficilmente funzionerebbe per noi quindi vanno bene i processi, vanno bene le critiche, ma non ditemi che sono il modello da seguire.

domenica 13 luglio 2014

La finale dei perdenti

Mi sono sempre chiesto che senso abbia la finale per il terzo posto, anche perché in molti sport non esiste e si assegnano due terzi posti. Il fatto che venga poi chiamata "finalina", per distinguerla dalla finale vera e propria, ne sminuisce ancora di più il valore.
Mi viene in mente un vecchio film del quale non ricordo il titolo dove l'allenatore diceva all'atleta che "il primo vince e il secondo è già una m___a". Non sono di questo parere perché l'idea del podio è sempre l'idea di un successo e poi, la finalina è sempre un modo per riprendersi dopo una delusione. Prendiamo ad esempio il Brasile di quest'anno, padrone di casa e umiliato in semifinale dalla Germania 7-1, che ha, pochi giorni dopo, la possibilità di un mini riscatto; certo può essere anche un'arma a doppio taglio, specialmente se dopo 1 minuti vai sotto 1-0 su rigore, dopo altri 14 minuti prendi anche il secondo gol e alla fine perdi meritatamente 3-0, come successo ieri ai verdeoro.


Se parliamo di spettacolo è ovvio che la partita tra le due squadre che hanno sfiorato la finale può essere una bella partita, sempre che le due compagini non prendano sottogamba la cosa e che gli allenatori schierino le squadre migliori. E' però un fatto che nelle coppe europee la finalina non esista e che anche negli Europei, ormai dal 1984, la finalina è stata abolita.
Non ci sono medaglie, non c'è riconoscimento e per molti è una partita inutile, ma non bisogna sottovalutare la possibilità, per squadre di rango minore di arrivare al terzo posto, come la Turchia nel 2002 o la Svezia nel 1994. Ieri però la medaglia c'è stata e anche se per lo stesso allenatore dell'Olanda la partita non andava giocata, la sua federazione ha ricevuto 18 milioni di euro come premio per l'ultimo gradino del podio.
In conclusione, se la finalina viene usata per schierare giocatori che hanno giocato poco o niente e la si affronta come una partita poco più che amichevole, allora concordo sulla sua inutilità, ma se invece le squadre si affrontano al massimo delle loro possibilità dando vita ad una bella partita, ora e per sempre:
W LA FINALINA. 

sabato 12 luglio 2014

C'è anche l'Italia in finale

Nella finale del Mondiale di Brasile 2014 ci sarà un po' di Italia, e non mi riferisco a tutti i giocatori delle due compagini che hanno militato o militano tutt'ora nel nostro campionato, ma ancora una volta parlo dell'arbitro. Nonostante tutti noi si sia soliti prendersela con questo e quel direttore di gara, chiedendo a gran voce la presenza in serie a di fischietti stranieri, i nostri arbitri sono tra i migliori al mondo. Domenica al Maracanà l'arbitro di Germania Argentina sarà Nicola Rizzoli; il fischietto bolognese sarà il terzo italiano a dirigere una finale mondiale dopo Sergio Gonella, che ha arbitrato Argentina Olanda 3-1 ai supplementari nel 1978, e Pierluigi Collina che ha diretto Brasile Germania 2-0 del 2002. 


In questo Mondiale Rizzoli aveva già diretto due volte l'Argentina nel 3-2 contro la Nigeria nei gironi e contro il Belgio ai quarti di finale, motivo per il quale non sembrava probabile che fosse designato per il match più importante; eppure Massimo Busacca, capo degli arbitri Fifa ha scelto proprio lui, dichiarando: "scegliamo gli arbitri migliori per le partite migliori e Rizzoli dirigerà la finale".
Il fischietto bolognese ha vinto la concorrenza dello svedese Eriksson, dell'uzbeko Irmatov, del portoghese Proenca e dell'inglese Webb che però aveva già diretto la finale del 2010.
So che molti non condividono la mia soddisfazione per la partecipazione di un italiano nella finale di un Mondiale, ovviamente anche io avrei preferito ci arrivasse la nostra Nazionale e questa designazione non cancella in alcun modo la delusione sportiva, ma in un qualche modo mi rende comunque orgoglioso che qualcuno ci rappresenti in quella che è la partita più importante degli ultimi quattro anni.


venerdì 11 luglio 2014

E' una brutta parola!

Nella mia pur breve carriera di blogger mi è già capitato più di una volta di cominciare un post con l'espressione c'era una volta; chiamatemi nostalgico, chiamatemi conservatore ma ancora una volta rimpiango il passato. Questa volta non lo faccio per un calciatore, un commentatore o un modo di giocare, ma per un'istituzione: La Gazzetta dello Sport, la "rosea", la "bibbia", la "gagagna" o in qualunque altro modo vogliate chiamarla. Sono più di vent'anni che ogni mattina leggo con gioia il più diffuso quotidiano sportivo italiano, e quei rari giorni in cui non è disponibile, per scioperi o festività, ci rimango proprio male.
C'era una volta dunque La Gazzetta dello Sport, che con i suoi pregi e i suoi difetti, era una delle poche certezze della vita; sapevi di poterci trovare tutte le notizie più importanti raccontate con più o meno obiettività a seconda dei casi, ma difficilmente lei ti tradiva. Ho accolto storcendo un po' il naso, ma in silenzio, i vari cambiamenti di formato, di prezzo e a volte anche di colore (La rosea diventa azzurra), ma le sono rimasto sempre fedele. Con la morte del Direttore per antonomasia, Candido Cannavò, ho capito che qualcosa stava cambiando; a poco a poco ci si è allineati agli altri giornali che prediligono il titolo che attira l'attenzione alla semplice e pura cronaca, e così ho visto titoli con giochi di parole da far rivoltare nella tomba Cannavò. Nonostante questo non sono riuscito a cambiare abitudini e quindi giornale, ma oggi qualcosa mi ha disturbato e non potevo stare zitto.


Come si fa a scrivere in prima pagina, "MA CHE PALLE!", come titolo principale in grande e in maiuscolo? Non credo di essere un bigotto, un puritano o qualunque altro termine vi venga in mente, ma per me è inconcepibile. Non so se sia propriamente una parolaccia ma è una di quelle espressioni che pronunciate da un bambino ti fanno dire: "non si dice, è una brutta parola". 
Quindi spontaneamente e con lo stesso affetto con cui lo direi a mio figlio, cara Gazzetta ti dico: "NON SI SCRIVE, E' UNA BRUTTA PAROLA".

giovedì 10 luglio 2014

Qualcuno aveva predetto il 7-1

Dello storico risultato di martedì sera nella prima semifinale del Mondiale 2014 ho già parlato (Lezione di sportività?), definendo il 7-1 della Germania contro i padroni di casa del Brasile, storico e inimmaginabile; eppure per qualcuno non era così. Ci sono infatti almeno tre episodi documentati di persone che ci credevano a tal punto da scommetterci sopra.


Un anonimo scommettitore statunitense azzecca il risultato esatto della partita, indovinando anche uno dei marcatori: Khedira, non certo un bomber, con i suoi 5 gol in 51 partite con la sua nazionale. La quota era di 2319 a 1; ha scommesso 20 dollari e ne ha vinti addirittura 46.380, pari a oltre 34.000 euro. Il tutto viene mostrato in una foto pubblicata su twitter.



Risultato incredibilmente centrato anche da uno scommettitore britannico che, secondo il quotidiano Daily Mail, ha investito 7 sterline con una quota di 500 a 1, vincendo così 3500 sterline. Curiosa anche la terza vincita di uno scommettitore che ha puntato una sterlina sul 5-0 per i tedeschi alla fine del primo tempo; la giocata gli ha fruttato 280 sterline.
Tornando al Brasile, dovrà affrontare sabato nella "finalina" per il terzo posto l'Olanda, mentre domenica si giocheranno il titolo Germania e Argentina che si è qualificata ieri ai rigori. Per la cronaca l'allenatore oranje, Van Gaal, non ha ripetuto quanto fatto nei quarti, sostituendo tre giocatori di movimento e arrivando all'epilogo non con il pararigori Krul, ma con Cillessen che ha confermato le sue statistiche subendo tutti i rigori calciatigli contro.

mercoledì 9 luglio 2014

Lezione di sportività?

Lezione di sportività ma non venitemi a parlare di lezione di calcio. La partita è stata in equilibrio per soli 45 secondi e forse neanche per quelli; il Brasile si è rivelato per quello che è: scarso. Certo, noi italiani dovremmo essere gli ultimi a parlare, ma i verdeoro hanno dimostrato tutta la loro pochezza offensiva, e non credo che la presenza di Neymar avrebbe spostato gli equilibri. La corazzata tedesca, da sempre solida in ogni reparto, ha sgretolato la difesa di un Brasile presuntuosamente sceso in campo per attaccare e che ha fatto poco e l'ha fatto pure male, riuscendo solo nel finale a segnare il gol della bandiera che non cancella l'umiliazione per un 7-1 storico, subito in una semifinale di un Mondiale giocato in casa, per giunta col favore del pronostico. Mai una semifinale mondiale si era conclusa con sei gol di scarto e mai il Brasile, che non perdeva dal 1975 partite ufficiali in casa, aveva perso 7-1.


Lezione di sportività perché la Germania non ha mai smesso di giocare e di attaccare, non ha messo in campo riserve a risultato ampiamente acquisito e non ha mai tirato indietro la gamba. Emblematica la rabbia del portiere Neuer per il gol subito da Oscar nei minuti finali. Obiettivamente dispiace per i tifosi e per i bambini piangenti inquadrati allo stadio, ma lo sport è questo, rispetto per l'avversario dimostrato continuando a giocare al massimo anche quando si vince largamente.


Ora però viene il bello: la Germania dovrà dimostrare di meritare il titolo e non dovrà cullarsi su questo risultato e il Brasile, dal canto suo, dovrà comunque provare a vincere la "finalina" per dimostrare di valere almeno un terzo posto che, non cancellerebbe né la delusione per la mancata vittoria del titolo né la vergogna per la storica imbarcata, ma almeno dimostrerebbe rispetto per una nazione intera.

martedì 8 luglio 2014

L'Inter perde la stella e il Milan ci mette una croce

E dopo il Bari che nel nuovo logo rinuncia al galletto (Al Bari rimane solo la cresta), sacrificato sull'altare del marketing è la volta dell'Inter del nuovo presidente, l'indonesiano Tohir, che ha presentato il nuovo stemma nel quale spicca la mancanza della stella. Si apprende dal sito ufficiale che il nuovo simbolo sarà la base di una nuova immagine coordinata e sarà presente ovunque, dal sito web all'abbigliamento e agli accessori, fino al pullman. Nuovi anche lettering e packaging, curati dallo studio di design che si occupa dell'immagine della squadra dal 2010.


Il logo è stato ridisegnato mantenendo evidente la sua origine dal logo del 1908; le linee del monogramma sono state semplificate, il numero dei cerchi che lo circondano ridotto e le dimensioni sono state riequilibrate. La stella è stata riportata al suo significato di simbolo di scudetti vinti e rimane obbligatoria solo sulla maglia.
Tutto questo a pochi giorni dalla presentazione delle nuove maglie che non lascerà indifferenti tifosi e addetti ai lavori. Nessuna sommossa popolare come quando venne presentata una maglietta rossa ma i puristi storceranno il naso alla vista della prima maglia che non è più a bande ma presenta righine azzurre su campo nero.


La seconda maglia dovrebbe essere di colore bianco con strisce orizzontali più scure e numeri e sponsor in rosso, mentre la terza dovrebbe essere completamente di colore azzurro.
Anche il Milan in questa stagione ha deciso di osare, presentando una prima maglia con la Croce di San Giorgio al posto del classico logo ed una terza maglia gialla con richiami verdi in onore del Brasile; sulle nuove maglie sarà in bella vista il nuovo font ufficiale della società, il Milan Type, usato su tutto il materiale ufficiale dei rossoneri.


lunedì 7 luglio 2014

Al Bari rimane solo la cresta

Pochi giorni fa, a pochi passi dalla Basilica di San Nicola, è stato presentato il nuovo simbolo del Bari. Scompare dopo quasi un secolo dallo stemma lo storico galletto; nel settembre 1928 un referendum popolare tra i tifosi sancì il netto successo del "fiero pennuto", su gazzelle e pettirossi. Lo spazio lasciato sguarnito dallo storico galletto, adesso si riempie di polemiche e allusioni. Il logo adottato dal Football Club Bari 1908, la nuova società guidata dall'ex arbitro Gianluca Paparesta, nata dopo il fallimento dell'As Bari, di cui ho già parlato in un precedente post (La Bari ad un pregiudicato), non piace alla maggior parte dei tifosi biancorossi.


Sul web, in particolare sui social, il numero delle stroncature supera nettamente quello dei consensi. Il sospetto è che lo storico galletto sia stato "sacrificato" sull'altare del marketing internazionale, eliminato per non urtare la suscettibilità dei partner russi che si sta cercando di coinvolgere nel rilancio del club biancorosso. Anche se la nuova dirigenza, per motivi di opportunità, non lo ammetterà mai ai facoltosi imprenditori dell'est il galletto proprio non piaceva in quanto, in Russia, è un triste epiteto affibbiato ai detenuti, a quelli che in galera occupano il gradino più basso nella gerarchia carceraria e che spesso diventano oggetto di attenzioni sessuali da parte dei reclusi più potenti e violenti. Nel corso degli anni il termine è diventato un brutto insulto omofobo. L'idea del galletto, in Russia, rimanda all'immagine del malavitoso e dell'omosessuale.


E così, per il nuovo Bari, rischiava di essere una pesante zavorra, quasi un ostacolo al tentativo di trovare consensi nel mondo del capitalismo russo. L'obiettivo in tal senso è quello di puntare su immagini più rassicuranti, come quella di San Nicola, il patrono di Bari, figura venerata da cattolici e ortodossi nonché il santo con più devoti proprio a Mosca.
Paparesta ha voluto precisare che: " non vogliamo rinnegare il passato. Rappresentiamo una società aperta e abbiamo scelto nel logo un richiamo al santo patrono, con un riferimento grafico all'aureola". Nel nuovo stemma rimane solo la cresta del galletto, per giunta in direzione opposta a quella precedente per simboleggiare il cambio di rotta. Resta ancora un mistero l'identità degli investitori, ma onestamente, a prescindere dalla loro provenienza geografica, non ritengo giusto rottamare il simbolo storico di una squadra storica del nostro calcio.

domenica 6 luglio 2014

Krul gioca 0 minuti e para 2 rigori

Nella mia vita avrò visto migliaia di partite di ogni livello, da quelle amatoriali fino alle finali di Champions, ma non mi era mai capitato di vedere una cosa come quella accaduta nell'ultimo quarto di finale dei Mondiali di Brasile 2014 tra Olanda e la sorpresa Costa Rica. Dopo i 90 minuti regolamentari la partita si chiude sullo 0-0 e neanche i 30 minuti supplementari bastano per cambiare il risultato; all'ultimo minuto del secondo tempo supplementare, anzi addirittura nel recupero, l'allenatore degli oranje, Luis Van Gaal, effettua la sua ultima sostituzione facendo entrare il portiere di riserva Tim Krul. Nessun infortunio per il titolare Cillessen, solo una scelta tecnica, forse decisa a tavolino già da tempo; il nuovo entrato, che non sembra uno specialista avendo parato solo 2 degli ultimi 20 rigori subiti, ha una grossa responsabilità, ne è consapevole ma sembra molto carico. Il risultato è che Krul intuisce tutti i rigori riuscendo a respingerne due, portando così la sua nazionale alla semifinale del Mondiale contro l'Argentina.


I quarti di finale ci hanno raccontato di partite abbastanza equilibrate anche se solo una su quattro è andata oltre i 90 minuti; la sfida tra Europa e America è ancora in parità, 2-2, e si è conclusa la favola del Costa Rica. Eliminato il talentino della Colombia, nonché capocannoniere della competizione, James Rodriguez, devono salutare il mondiale anche la stella del Brasile Neymar e il talento dell'Argentina Di Maria, entrambi infortunati e ambedue pedine fondamentali dei rispettivi scacchieri e difficili da rimpiazzare.
Martedì alle 22, ora italiana, si sfideranno Brasile e Germania, mentre Mercoledì sarà proprio il turno di Argentina contro Olanda e obiettivamente i pronostici della vigilia sono stati rispettati quasi in toto.

sabato 5 luglio 2014

I Simpson avevano previsto l'infortunio di Neymar

Nel secondo quarto di finale dei Mondiali 2014 tra Brasile e Colombia, nel quale i padroni di casa si sono qualificati per la semifinale contro la Germania, ci sono state due brutte notizie per i verdeoro: la prima è la squalifica del centrale di difesa, nonché capitano e realizzatore del primo gol qualificazione, Thiago Silva, la seconda ancora più grave è l'infortunio del campioncino Neymar, che ha riportato la frattura di una vertebra lombare dopo lo scontro con il difensore del Napoli Zuniga.
Se per il difensore ex Milan si tratta di una rinuncia temporanea, anche se importante per lo scacchiere tattico di Scolari, per la stella del mondiale è tutta un'altra storia. In questo Brasile, mancano i fuoriclasse; la difesa è molto solida e gli atri fanno il "compitino". L'unico che brillava e faceva sognare i tifosi era proprio Neymar, già autore di 4 reti. Certo paragonato alle formazioni del Brasile dei decenni scorsi questo di oggi fa quasi ridere e credo di non dire eresie affermando che lo stesso Neymar non sarebbe stato titolare nelle squadre che annoveravano tra gli altri Ronaldo, Ronaldinho, Bebeto, Zico, Kakà e tanti altri. Eppure in questo Mondiale, il giovane attaccante del Barcellona, sembrava l'unico in grado di far fare il salto di qualità alla squadra brasiliana.


La curiosità è che in una puntata dei Simpson, il campione, soprannominato "el divo", prima viene preso in giro per le sue simulazioni, per le quali viene ricordato anche Neymar, poi viene portato fuori in barella dopo aver subito un fallo.

venerdì 4 luglio 2014

Fashion designer al mondiale

Dopo aver parlato della scomparsa delle scarpette nere durante questi Mondiali, vorrei ora concentrarmi sulle magliette indossate dalle varie nazionali. Curiosi sono i motivi disegnati su alcune magliette come ad esempio quella della Colombia che presenta righe oblique scure che spezzano il giallo intenso, quella della Costa Rica con un graffio blu su sfondo rosso e quella portoghese con righe orizzontali sempre più strette che scompaiono nella metà bassa della maglia. Particolare, ma già vista in altre competizioni, è la maglia della Croazia con il suo motivo a scacchi rossi e bianchi.

               


Se poco ci si è potuti sbizzarrire sulle prime maglie diverso è il discorso per le seconde maglie dove i designer hanno dato il meglio. Vorrei cominciare con la Germania che presenta una maglietta a righe orizzontali larghe rosse e nere. Anche la Spagna ho voluto il nero come colore per la seconda maglia ma in questo caso il colore è uniforme con inserti giallo fluo.



L'Olanda come seconda maglia sfoggia un blu acceso con inserti arancioni e un motivo a V che sfuma il colore. Anche l'Italia non è voluta essere da meno con una maglia nel classico colore bianco ma con sottilissime strisce verticali azzurre che ricordano quelle di una maglia da baseball.


 


Discorso a parte merita le seconda divisa degli USA che vince il premio come maglia più colorata del Mondiale.


giovedì 3 luglio 2014

Superman in Brasile sulla sedia a rotelle

Durante l'ultimo ottavo di finale dei Mondiali di Brasile, mentre erano in campo il Belgio e gli Usa, al sedicesimo minuto, c'è stata un'invasione di campo: la prima della manifestazione. Il solitario invasore non è nuovo a tali "imprese"; si tratta infatti del famigerato Mario Ferri che credo detenga il record mondiale di invasioni di campo. Ha interrotto la partita indossando la sua solita maglietta blu di Superman, ma questa volta su di essa c'era anche un doppio messaggio: "save favelas children" per i bambini brasiliani, e "Ciro vive", un chiaro riferimento a Ciro Esposito, il tifoso napoletano morto pochi giorni fa, dopo aver ricevuto un colpo di pistola nel prepartita dell'ultima finale di Coppa Italia disputata a Roma lo scorso 3 maggio, tra Napoli e Fiorentina.


Il giovane italiano, soprannominato il "falco" ha attraversato tutto il campo quasi nell'indifferenza generale prima che gli addetti alla sicurezza lo portassero fuori. La sua impresa ha dell'incredibile se si pensa che proprio per episodi simili, è stato condannato al carcere e ha avuto il divieto di ingresso in qualsiasi stadio fino al 2018. In Sudafrica, in occasione del Mondiale 2010, aveva invaso il campo durante la semifinale Germani Spagna e, ancora prima, si era mostrato in mondovisione durante l'amichevole Italia Olanda nel 2009 per consigliare a Lippi la convocazione di Antonio Cassano.
Fin qui tutto nella norma o quasi, ma ieri si è saputo che per entrare allo stadio, Falco si è finto disabile; è lui stesso a scriverlo sul suo profilo facebook con tanto di video nel quale lo si vede sorridente con il biglietto in mano, seduto su una carrozzina mentre alcuni brasiliani lo aiutano. Ferri si giustifica scrivendo che fingere di essersi operato al ginocchio per avvicinarsi al campo era l'unica soluzione.


Il nostro connazionale non può lasciare il Brasile perchè gli è stato bloccato il passaporto fino al pagamento della cauzione per la libertà. Dure le critiche delle autorità alle quali sento di dover associare le mie; questa volta è molto più di una ragazzata e i messaggi contenuti nella maglietta non possono certo giustificare tale condotta.

mercoledì 2 luglio 2014

G8 del calcio mondiale

Si sono conclusi gli ottavi di finale in Brasile e venerdì, dopo due giorni di riposo si comincerà con i quarti. Sono quindi rimaste otto squadre, il gotha del calcio mondiale. Quattro compagini del vecchio continente con la sorpresa quasi annunciata Belgio e quattro del nuovo continente con la rivelazione Costa Rica. 
Possiamo dire che gli scontri diretti hanno portato maggiore spettacolo; ben cinque partite sono andate ai tempi supplementari, eguagliando il record del 1938, e due addirittura ai rigori; a tal proposito mi preme sottolineare che ancora nessun penalty è stato sbagliato. Il numero dei gol continua ad essere alto così come gli arbitri proseguono nell'applicare un metro di giudizio molto permissivo, estraendo i cartellini gialli solo in casi di estrema necessità, e a volte neppure in questi.
Tra le delusioni possiamo includere i padroni di casa del Brasile che, proprio ai rigori, hanno eliminato un ottimo Cile che, assieme alla Svizzera, sono le squadre eliminate che meno lo avrebbero meritato. Entrambe hanno infatti sfiorato l'impresa cogliendo una traversa, con Pinilla i sudamericani, e un palo, con Dzemaili gli svizzeri, proprio nei minuti di recupero.


E' stato definito da molti, il Mondiale dei numeri 10, e personalmente mi sento di concordare solo dal punto di vista della classe; era infatti da anni che i fuoriclasse deludevano nelle competizioni che contano. Questa volta invece Messi e gli altri hanno inciso in maniera evidente sul passaggio del turno. Discorso a parte merita il numero 10 della Colombia, James Rodriguez, che possiamo senza dubbio premiare come il migliore del mondiale fino a questo punto, che rappresenta anche la rivelazione assoluta della manifestazione oltre ad essere solitario capocannoniere con 5 gol in quattro partite.


Venerdì si comincia con Francia Germania e poi Brasile Colombia, mentre sabato sarà il turno di Argentina Belgio e Olanda Costa Rica.

martedì 1 luglio 2014

23 Balotelli

Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo collezionato figurine e, nella maggior parte dei casi, si trattava delle figurine dei calciatori. Vi sarà quindi familiare quella sensazione di frustrazione quando ti manca solo quel giocatore e, dall'altro lato, quella gioia nel momento in cui attacchi l'ultimo. Nell'era moderna molte cose sono cambiate, compreso il collezionare figurine, visto che ora si può comprare facilmente anche su e-bay  la serie completa solamente da attaccare, ma per noi della vecchia scuola non ci sarebbe divertimento.
Anche i grandi campioni del pallone non si fanno mancare questo divertimento, ma, come al solito, Mario Balotelli ha trovato una maniera singolare di collezionare figurine: cerca solo le sue. Pochi giorni fa, è infatti comparsa sul suo profilo ufficiale una foto raffigurante l'album del Mondiale di calcio, nella pagina dell'Italia, interamente occupata dalle figurine del centravanti rossonero.


Ventitré Balotelli in bella mostra con la famosa scritta sottostante, già usata su una maglietta ai tempi del Manchester City, "Why always me?". Tralasciando pure tutti i comportamenti discutibili sul terreno di gioco, mi chiedo come abbia potuto Mario non pensare che qualcuno dei suoi compagni non avrebbe gradito; De Rossi con la sua dichiarazione " l'Italia ha bisogno di giocatori, uomini veri e non di figurine" ne è l'esempio lampante.
Non dico che la foto sia sufficiente per quanto sembra essere accaduto negli spogliatoi nell'intervallo e a fine partita con l'Uruguay ma, per citare Marzullo, potrei dire a Balotelli: fatti una domanda e datti una risposta. Perché sempre tu? Forse la stessa foto può essere una parte della risposta.
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