giovedì 23 luglio 2015

Progresso o tradizione?

Lo so che dal titolo sembra che abbia scelto uno degli argomenti più difficili e dibattuti di sempre, la dicotomia per eccellenza. I latini, che la sapevano lunga, dicevano "in medio stat virtus", ma per chi non ama i compromessi questo è difficile. La mia esperienza ha dimostrato che amo la tecnologia e il progresso, ma al tempo stesso digerisco mal volentieri i cambiamenti di ogni genere; la curiosità dello sperimentare non fa parte del mio carattere. Ricordo ancora quando mio padre mi porto' ad acquistare il mio primo computer e il venditore mi chiese se avrei avuto bisogno di internet e io candidamente, dopo averci pure pensato, risposi che non avrei saputo cosa farmene; inutile dire che oggi non potrei vivere senza. 
Nel mondo del calcio la tecnologia ha un ruolo sempre più importante con occhi di falco per i gol fantasma, auricolari per la comunicazione tra arbitri, macchinari per la preparazione atletica e anche panchine mobili come ho raccontato nel mio precedente post (Cartelloni fantasma e panchine mobili). Potrei parlarvi poi di MilanLab (struttura all'avanguardia per studiare i giocatori fisiologicamente e non solo)o della stanza creata appositamente dalla nostra nazionale per ricreare le condizioni climatiche che i giocatori avrebbero trovato ai mondiali in Brasile, ma la vera star dell'estate è un'altra.
In questi ultimi giorni si fa un gran parlare del drone di Sarri; addirittura quasi quotidianamente i giornali ci informano dello stato di salute del misterioso oggetto volante. 


Va detto che non è un'invenzione del neo tecnico partenopeo e che già altri mister hanno ritenuto utile riprendere gli allenamenti dall'alto per meglio comprendere i movimenti della squadra e far vedere ai singoli giocatori la giusta o errata posizione da tenere. Certo il drone ha una miglior resa in quanto permette di muovere la telecamera e seguire i giocatori nei loro spostamenti, ma come mostrato appunto dai media, è molto delicato e ha bisogno di particolare manutenzione. 
A questo punto,vi starete chiedendo cosa c'entri in tutto questo la tradizione; mi viene in aiuto ancora mister Sarri che, da buon napoletano, durante l'allenamento non può rinunciare ad un buon caffè, rigorosamente fatto con la Moka, in barba al progresso.

lunedì 20 luglio 2015

Cartelloni fantasma e panchine scorrevoli

Chi come me ama il calcio, respira calcio e vive per il calcio, nei mesi estivi si sente orfano, vaga tra i canali di tutte le televisioni senza trovare mai soddisfazione come chi cerca il sole quando è già tramontato perchè non può aspettare fino all'alba. La stagione calcistica è ormai finita da tempo, e per fortuna la coppa america ha lenito la ferita, colmando per un poco quel vuoto che ci portiamo dentro, ma il rigore di Higuain ha riaperto la voragine, lasciandoci solo lunghe trasmissioni di calcio mercato, improbabili tanto quanto gli ospiti, opinionisti e in alcuni casi anche presentatori che le frequentano.
Certo alcuni "botti" di mercato ci sono stati anche a giungo, ma poi quello che rimane è solo voglia di calcio giocato, di vedere un pallone rotolare e quindi sei disposto ad abbonarti a Mediaset per vedere amichevoli improponibili, con giovani sconosciuti, commentate da voci altrettanto sconosciute, che non riescono a farti trovare pace.
Poi, all'improvviso, un sabato mattina come altri, con il termometro che supera già i 30 gradi, mi siedo sul divano per vedere quella che penso sarà l'ennesima delusione, ed invece qualcosa cambia, anche se non dal punto di vista del gioco. E allora, mentre guardo Real Roma in diretta dall'Australia, trovo finalmente lo spunto per scrivere qualcosa di interessante. 
Ok Giovanni, abbiamo capito l'antifona, ma dopo 15 righe vorresti entrare nel merito della questione?
La mia coscienza mi richiama all'ordine e quindi ecco cosa ha attirato la mia attenzione: tanto per cominciare i giocatori in panchina con copricollo e coperte, ma ovviamente dall'altra parte del mondo è inverno; poi lo stadio strapieno con più di 90.000 biglietti venduti, ma d'altronde quando ricapita ai melburnesi o in qualunque modo si chiamino di vedere in campo certi campioni. Ma due cose sopra tutte le altre hanno svegliato in me una voglia irrefrenabile di raccontarle e sono due "prodigi" della tecnica: il primo è un cartellone pubblicitario immaginario e la seconda una panchina su rotaie. Avete capito bene, non sono impazzito e ho anche la documentazione che lo prova. Cominciamo dai cartelloni pubblicitari: oltre a quelli che siamo abituati a vedere, nelle inquadrature a tutto campo compaiono ai due lati di ogni porta scritte pubblicitarie che, magicamente, nei replay o nelle inquadrature dal basso scompaiono. In Europa siamo abituati a vedere pubblicità sul terreno di gioco ai lati delle porte, ma sono degli striscioni appoggiati sull'erba oppure strutture in plastica leggerissima per evitare di ferire i giocatori; gli australiani invece, con molta intelligenza secondo me, rendono tutto digitale, tanto importa maggiormente che le pubblicità siano viste dagli spettatori a casa che da quelli presenti allo stadio.



Confesso che sarebbe bastato questo a farmi tornare la voglia di scrivere, ma non è tutto; sulla linea del fallo laterale, dietro i cartelloni pubblicitari, quelli veri, a meno di tre metri dal campo, c'è una panchina speciale con soli quattro posti. Appena l'ho notata ho subito pensato che fosse un'altra idea geniale, che avrei voluto essere seduto lì e che non capivo perchè solo quattro posti a riempire al massimo 5 degli oltre 90 metri del campo. All'improvviso tutto si è chiarito: la panchina si spostava lungo tutto il campo, seguendo le azioni in modo che i fortunati fossero sempre o quasi in linea con il pallone.


Questo è Marketing!

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