venerdì 27 febbraio 2015

L'odore dei soldi

Che nel calcio moderno l'aspetto più importante, forse anche l'unico, sia quello economico non è una novità, ma come al solito al peggio non c'è mai fine e quindi ancora una volta dobbiamo tutti sottometterci al Dio Denaro.
Mi riferisco alla scelta di disputare i Mondiali del 2022 in Qatar; decisione presa ovviamente solo per riempire le casse della FIFA e che però crea non pochi problemi visto che sarebbe folle disputare le partite in piena estate, come avviene di solito.
E' di pochi giorni fa la notizia che nella prossima riunione di marzo del Comitato esecutivo sarà discussa a Zurigo la proposta di disputare il Mondiale tra fine novembre e fine dicembre; ovviamente si tratta di una proposta, ma si sa che le alternative sono praticamente ridotte al lumicino e che quindi con igni probabilità la decisione definitiva verrà confermata.
Sarà quindi un Mondiale diverso, perché oltre alla particolare sede scelta, con ogni probabilità, si giocherà in inverno. Secondo le indicazioni della task force della Fifa riunita a Doha, infatti, Qatar 2022 andrà in scena tra fine novembre e fine dicembre. Queste date - spiega la Fifa - rappresentano il periodo più adatto per giocare in Qatar e hanno il pieno sostegno di tutte le sei confederazioni. 


Nel corso delle riunioni sono state analizzate diverse date alternative al canonico periodo di giugno-luglio; si è cercato di analizzare sotto vari punti di vista l'impatto che le particolari condizioni climatiche potrebbero avere su giocatori, staff e tifosi, cosi' come l'effetto a catena sui campionati nazionali. In proposito, sottolinea la Fifa, i rappresentanti delle singole leghe calcio hanno ribadito l'impatto che un Mondiale giocato tra novembre e dicembre avrebbe sui rispettivi calendari.
Era stato Karl Heinz Rummenigge, presidente dell'assiociazione dei club europei, ad avanzare l'ipotesi che la Fifa dovesse versare una sorta di compensazione alle società per organizzare l'evento tra novembre e dicembre. Quella di Rummenigge non è stata l'unica voce di protesta: dal presidente della Football Association all'amministratore delegato della Premier League Scudamore sono state tante le rimostranze a questo storico cambiamento: "Ci hanno messo di fronte al fatto compiuto". Favorevole invece Luis Figo, candidato alla presidenza Fifa: "È giusto giocare nel periodo migliore per i calciatori e per i tifosi".
La risposta della FIFA non si è fatta attendere: nessun indennizzo, nessuna scusa: i Mondiali di Qatar 2022 si giocheranno tra novembre e dicembre e i club non solo si dovranno adeguare, ma non riceveranno nessun contributo economico dalla Fifa. Lo ha annunciato il segretario generale della federazione calcistica internazionale, Jerome Valcke, il quale ha affermato: "Ci sono sette anni per riorganizzare i calendari, non verseremo nessun indennizzo ai club". 
L'unica concessione che la Fifa sembra voglia dare alle società è il fatto che il Mondiale del 2022 durerà 28 giorni invece dei canonici 31/32. Valcke ha ipotizzato che la finale si possa giocare il 23 dicembre.



martedì 24 febbraio 2015

Derby Furioso

Si sa che i derby sono partite particolari, molto sentite dai giocatori e soprattutto dai tifosi, ma di solito almeno gli allenatori cercano di non caricare troppo l'ambiente. Sinisa Mihajlovic è sempre stato istintivo, a volte anche troppo, ma questa volta ha proprio esagerato, anche perché il bersaglio non era un avversario, bensì un suo giocatore; come al solito però andiamo con ordine, cominciando dai fatti.
Che sarebbe stato un derby anomalo lo si era intuito per la particolarità del modo in cui la partita era stata annullata per pioggia e per la lunga discussione che ne era seguita per organizzare il recupero: la data scelta è martedì 24 febbraio, lo stesso giorno in cui la Juve gioca gli ottavi di Champions League e quindi, per motivi televisivi, l'orario d'inizio è fissato per le 18.30.
I derby sono sempre difficili da dimenticare, ma Vasco Regini ha un motivo in più per avere sempre stampato nella propria mente questo strano Samp-Genoa: il suo allenatore, è scattato dalla panchina al triplice fischio e gliene ha cantate quattro strattonandolo anche per la maglia. Poi sono intervenuti gli altri giocatori della Samp a dividerli.


A scatenare la rabbia di Mihajlovic è stato un fallo ingenuo commesso da Regini al 48' del secondo tempo: l'esterno sinistro blucerchiato ha colpito Rizzo a ridosso della linea del fallo laterale con l'avversario girato di spalle. Da lì è nata una clamorosa occasione per il Genoa con la traversa di Kucka e la prodezza di Viviano su Bertolacci; la Samp se l'è cavata, ma ha rischiato, e Miha non l'ha perdonata a Regini.
"Il fatto che fosse un derby non c'entra nulla, abbiamo già preso altri gol così - spiega Mihajlovic a Sky dopo la partita -. Quando un giocatore è girato con le spalle alla porta non si devono fare questi falli. Mi dispiaceva perdere così un derby molto combattuto con tutte e due le squadre che volevano vincere. Abbiamo sbagliato occasioni clamorose, ma io non posso prendermela con un giocatore perché sbaglia un gol o un passaggio. Non accetto, invece, quando l'atteggiamento è sbagliato. Per me era scritto che si sarebbe preso gol in quel modo, meno male che c'è stata la grande parata di Viviano".


lunedì 23 febbraio 2015

La morte del calcio

Che il nostro calcio sia in crisi non è certo una novità e lo dimostrano i risultati delle nostre squadre in Europa; crisi sia di risultati sia economica - le due cose sono strettamente collegate - che ha portato alla cessione di diversi club a presidenti stranieri. E' proprio di questi giorni la notizia dell'imminente "fallimento" del Parma; fallimento da tutti i punti di vista, dato che la lega è stata costretta ad annullare la partita con l'Udinese perché non si sarebbero potuti pagare gli steward e quindi non sarebbe stata garantita la sicurezza.
Chiuso per debiti, verrebbe da dire, ma i tifosi vanno oltre; andiamo però con ordine. Ieri i cancelli dello stadio Tardini non si sono aperti e il caso, per la Serie A, è unico: mai ci si era fermati perché una società non aveva il denaro per garantire la sicurezza degli spettatori e la fornitura di energia. Alla tristezza si unisce la rabbia per la valanga di bugie che negli ultimi mesi è piovuta addosso alla città e alla sua gente visto che la situazione era giudicata preoccupante già nell'autunno scorso
Il sindaco starebbe tentando la strada del "fallimento pilotato" che garantirebbe il mantenimento del titolo sportivo e, quindi, la partecipazione al prossimo campionato di Serie B (in caso di retrocessione).
Ieri però molti tifosi si sono recati allo stadio muniti di cartelli con lo slogan "chiuso per rapina" a testimoniare la sensazione di aver subito da parte dei dirigenti un vero e proprio furto.


Vorrei però attirare l'attenzione su un fatto che, data la situazione del Parma, potrebbe passare in secondo piano, ma che ritengo non possa essere celata; mi riferisco al derby della Lanterna rinviato; vani sono stati i tentativi degli addetti all'impianto genovese di carotare il manto erboso già a partire dalle 19. I tifosi di Samp e Genoa hanno fischiato a lungo all'annuncio dello speaker che ufficializzava una decisione in realtà ampiamente prevedibile. L’assenza dei teloni ha infatti una motivazione ben chiara. I due club genovesi hanno 2 milioni di affitti ed oneri arretrati da pagare al consorzio che gestisce il Ferraris. Per quest’ultimo, a fonte di un buco così vistoso nei pagamenti, è diventato quasi impossibile far fronte anche alla gestione quotidiana, nonostante il presidente sampdoriano Ferrero abbia provato più volte a chiedere la gestione diretta del Ferraris da parte delle due società, ipotesi questa plausibilissima, ma prima bisognerebbe pagare gli arretrati.

giovedì 19 febbraio 2015

Razzismo, tolleranza e integrazione

Sapete qual è il contrario di razzista? Il termine più usato e riportato da quasi tutti i dizionari è tollerante, che significa "capace di sopportare" e che quindi ha un'accezione negativa. Chiunque parli di esseri umani di una razza diversa dalla propria deve sempre fare molta attenzione e pesare le parole, perché se non li tolleri sei razzista,o meglio sembra che se non li ami sei razzista. Io credo che si debba ragionare in termini di integrazione e non di tolleranza, ma sono sempre più frequenti le situazioni che ci dimostrano come questa integrazione sia molto ma molto lontana; l'ultimo episodio risale a qualche giorno fa e l'eco non si è ancora spenta.
Continuano infatti le polemiche intorno alle frasi di Arrigo Sacchi sulla presenza di giocatori stranieri, e di colore, nei vivai italiani anche se l'ex allenatore risponde alle accuse di razzismo: "Non c'è nessuna volontà di discriminazione nelle mie parole. Gli stranieri sono il 53% del totale dei calciatori, in questi casi la storia insegna che sia i club che la Nazionale vanno male".
Anche se si può essere d'accordo nel merito della questione, come sempre è la forma ad essere sbagliata e la cosa che mi lascia sempre perplesso è il modo di giustificarsi: "Allora, ho 68 anni non sono mai stato razzista e non lo sarò mai. Non fa parte del mio modo di essere e della mia mentalità. Si conosce la mia storia professionale e si sa che ho allenato Ruud Gullit e Frank Rijkaard, grandi giocatori di colore, con i quali mi lega una forte amicizia." 
Per quale motivo aver allenato giocatori di colore dovrebbe significare non essere razzisti?


Sacchi ha poi precisato: "volevo inviare un allarme su acquisti troppo disinvolti che non aiutavano né gli stranieri né gli italiani. Sono preoccupato per questi ragazzi che vengono da paesi poveri dell’Africa, del Sudamerica, dall’Est Europa. Arrivano trascinati da un sogno, ma purtroppo per molti di loro il futuro difficilmente sarà roseo. In questo caso quali contraccolpi psicologici subiranno? Prima la speranza, poi l’amarezza. Il mio voleva solo essere un allarme su un problema etico, non solo calcistico". 
Tutto ciò però non è servito a placare le polemiche e l'ultima condanna è arrivata direttamente dal presidente della Fifa Joseph Blatter attraverso Twitter: "Sono scioccato dalle parole di Sacchi - ha scritto prendendo una posizione decisa -. Orgoglio e dignità non sono una questione di colore della pelle. Nel calcio non c'è spazio per il razzismo".







martedì 17 febbraio 2015

Lasciateci credere alle favole

Sono certo che ad ognuno di noi, almeno una volta nella vita, sia capitato di fare il tifo per il più debole; personalmente a me succede spesso. Come si fa a non sperare che il piccolo Davide batta il gigantesco Golia, che un hobbit sconfigga il potentissimo Sauron, che i puffi sfuggano a Gargamella, che la tartaruga arrivi prima della lepre, che il numero cento del tabellone sconfigga il numero 1, che una squadra non blasonata espugni lo stadio del club miliardario. Tutto questo ovviamente non vale nel caso in cui io abbia una simpatia per il più forte, o un interesse nella sua vittoria, ma in tutti gli altri casi si spera sempre nella sua caduta, forse perché fa più rumore, forse perché chi vince sempre non è molto simpatico, forse è una questione di invidia o forse è solamente simpatia per qualcuno che parte sconfitto in partenza. Ritengo che anche questo sia il bello dello sport e ancora di più del calcio: le partite iniziano sullo 0-0 e non c'è mai la certezza del risultato, così capita che la Juve prima in classifica e campione in carica da anni, pareggi sul campo del Cesena. Di questi esempi ce ne sono migliaia nella storia del calcio: chi non ricorda la frase di Sandro Ciotti "clamoroso al Cibali" e sfido chiunque, non interista ovviamente, ad affermare di non aver provato un senso di soddisfazione.


Ebbene ora vorrebbero portarci via tutto questo, vorrebbero evitare che si realizzi la favola Carpi, capolista in serie B con merito; tutto questo sempre e solo per motivi economici. Non voglio entrare nel merito delle parole di Lotito, né della telefonata registrata abusivamente, non voglio dilungarmi sulle poche prese di posizione degli altri presidenti contro quello della Lazio, non voglio commentare tutto quello che sarebbe dovuto succedere e che, come sempre nel nostro paese, non accade; ma una cosa lasciatemela dire: Caro Lotito e cari Signori del calcio, io non ci sto! Non portateci via la possibilità di sognare, non distruggete il calcio che amiamo!
E all'obiezione che senza soldi il nostro campionato peggiorerà io rispondo che è già peggiorato e che me ne farò una ragione se al fantacalcio non potrò comprare nomi blasonati e che ancora di più farò il tifo per una squadra italiana in europa, visto che sarà la sfida di Davide contro Golia.


mercoledì 11 febbraio 2015

Strangolamento e calcio in faccia: calcio o street fighter?

Oggi parliamo ancora una volta della violenza nel mondo del calcio, ma in questo caso non si tratta di tifosi e soprattutto non parliamo di cronaca nera, perchè fortunatamente i protagonisti non hanno riportato gravi danni. Mi riferisco a due episodi accaduti nei giorni scorsi e che hanno attirato la mia attenzione per la particolarità delle immagini e per la singolarità degli episodi che non ricordo di aver mai visto su un campo di calcio, e credetemi che di partite ne ho viste tante ma tante.

Il primo episodio riguarda uno stangolamento; non tornate indietro a rileggere avete capito bene.
James McArthur scivola di fronte alla panchina del Leicester atterrando il tecnico Nigel Pearson, che reagisce mettendo le mani al collo al centrocampista del Crystal Palace; se scherzosamente o meno è oggetto di dibattito in Inghilterra, visto che il club è arrivato a valutare l'esonero del manager per questo gesto.

                              

Dalla foto onestamente mi sembra di intravedere un sorriso, ma lascio giudicare voi

Il secondo episodio di scherzoso non ha certamente niente; sto parlando dell'incredibile intervento di Jason Talbot ai danni di Sam Nicholson nella Championship scozzese.

                             

La vera notizia, innanzitutto, è che Sam Nicholson è ancora vivo. Sì, perché il folle intervento subito da Jason Talbot aveva tutte le sembianze di un'esecuzione in piena regola. Tutto avviene sabato scorso durante il match tra Livingston ed Hearts, Serie B scozzese. Nicholson, giocatore del Livingston, prova ad addomesticare una palla appena oltre la metà campo, quando viene affrontato da Talbot che, con un'entrata scomposta, violenta e in netto ritardo, lo colpisce al volto. Per l'arbitro, incredibilmente, il fallo vale solo un'ammonizione.
La Scottish Football Association potrebbe convocare il capitano del Livingston per punirlo più seriamente vista la gravità dell'episodio, e onestamente la cosa non mi dispiace.



lunedì 9 febbraio 2015

Questione di prospettiva, caro geometra

Ritengo che le polemiche siano sempre inutili, ma questa supera tutti i record. La causa è la partita di sabato sera tra Juventus e Milan, e in particolare l'episodio che ha portato al gol del vantaggio dei bianconeri ad opera di Tevez; l'azione parte pochi metri oltre la linea di centrocampo e l'impressione in diretta è che ci sia un fuorigioco. Premettendo che è stato "dimostrato" che offside non era e che se anche fosse stato sarebbero pochi centimetri e che in caso di fuorigioco dubbio le indicazioni sono di far proseguire l'azione, mi domando che senso abbia sollevare un tale polverone. Per di più è innegabile che la Juventus abbia largamente meritato la vittoria e che l'episodio in questione non avrebbe, anzi non ha, in alcun modo spostato l'inerzia della partita. Le polemiche, soprattutto quando gioca la Juve sono all'ordine del giorno, ma questa volta la dirigenza rossonera è andata oltre, insinuando l'insinuabile e mettendo in discussione tutta la macchina organizzativa del nostro calcio.
Adriano Galliani nella serata di sabato si è scagliato contro la società bianconera per la mancata messa in onda immediata del replay - o almeno, di un replay utile a valutare la regolarità del gol. Poi ieri in mattinata il club è tornato alla carica su Twitter: "Secondo voi nel fermo immagine tv prodotto dalla Juventus, le due linee sono parallele? Per noi no".
La prima cosa che ho pensato dopo aver letto tale comunicato è stata che forse qualcuno ignora le leggi della prospettiva e che la telecamera non può essere posta in linea sia con il centrocampo che con la linea del fuorigioco, quindi è impossibile che le linea appaiano parallele...eppure pensavo che l'A.D. del milan fosse un geometra.


"Al contrario delle altre squadre di A - ha tuonato Galliani - la produzione delle immagini delle gare della Juve sono gestite dalla società stessa. Che scientemente non fa rivedere il replay dell’azione del primo gol. Solleverò un putiferio nella prossima assemblea di Lega affinché la Lega possa produrre tutte le gare, senza concedere facoltà a un solo club di gestire in proprio le immagini. Contesto il fatto che facciano vedere quello che vogliono".
Sky, con un servizio mandato in onda subito dopo la fine delle partite del pomeriggio, ha replicato a Galliani mettendo l'accento sulle norme che regolano la produzione delle immagini televisive del campionato e sulla imparzialità dell'emittente e dei suoi giornalisti.
Molto più dura è stata però la replica della Juventus: "Il Sig. Geom. Adriano Galliani, Vice Presidente Vicario e Amministratore Delegato dell’AC Milan SpA e Vice Presidente della Lega Nazionale Professionisti Serie A è tornato nelle ultime ore alle sue antiche passioni: la televisione e la geometria. Galliani pare però ignorare leggi dello stato, regolamenti approvati all'unanimità dall'Assemblea della LNPA e soprattutto il “campo”. Galliani insomma getta in pasto ai media una polemica speciosa e farsesca perché tenta goffamente di mascherare agli occhi dei tifosi milanisti il chiarissimo risultato sul campo della partita di ieri. Tre a uno. 
Galliani, poi, pare ignorare che ogni grafica (linee etc) viene effettuata dai broadcaster in post-produzione e non ha nulla a che vedere con la produzione live delle immagini, che in ogni caso viene gestita operativamente dal regista e dai producer designati dalla Lega, senza intromissioni da parte di altri soggetti. Galliani, infine, pare ignorare che da decenni la sua figura professionale ha agito in seno a due comparti principalmente: il calcio e la televisione. Quindi pare ignorare che ogni evoluzione, tecnologica, normativa e regolamentare è passata sotto ai suoi occhi, se non addirittura da lui decisa."
Ribadisco che ritengo le polemiche inutili e con questo comunicato i bianconeri hanno gettato benzina sul fuoco, perdendo l'occasione di dimostrare la propria superiorità non solo sul campo; ma non è ancora tutto.
La replica del Milan non si è fatta attendere e così abbiamo assistito al terzo atto di uno spettacolo che avremmo volentieri evitato. Un breve comunicato sul sito ufficiale del club recita: "L'arroganza è cosa della Juventus, che ad essa non sa sfuggire. Superflua una replica a chi è fatto così. Bene invece che anch'essa condivida l'opportunità di rimettere a un dibattito e a una riforma il tema emerso in occasione delle elaborazioni grafiche dell'episodio di Juventus-Milan di ieri sera".

sabato 7 febbraio 2015

L'Italiano Medio del Calcio

Care lettrici e cari lettori, scusatemi per la settimana di latitanza, sono stato molto occupato, ma ora eccomi qui a parlarvi dell'ennesimo fatto curioso avvenuto nel mondo del calcio...ovviamente italiano. Non amo lamentarmi del mio paese, ma onestamente credo che in nessun altro paese, civilizzato e non, sarebbe potuto accadere un fatto del genere, o se fosse successo non sarebbe passato in cavalleria come si suol dire. Ancora una volta il protagonista è il presidente FIGC Carlo Tavecchio, che con rispetto e ironia mi sento di paragonare all'italiano medio, quello del film di Maccio Capatonda; lascio a voi decidere se il presidente usi il 20% delle sue capacità celebrali o abbia assunto la pillola per sfruttarne solo il 2%.
Ma veniamo ai fatti: stavolta non è una gaffe al microfono a creare problemi al presidente della Federcalcio, bensì un libro. Si chiama "Ti presento il calcio" e l'autore è proprio lui, Tavecchio. Niente di strano, se non fosse che la Figc ha acquistato ben 20mila copie del volume, spendendo 07mila euro e prestando il fianco alle critiche legate al possibile conflitto di interessi.  Il Fatto Quotidiano spiega come questa spesa sia stata approvata "nella delibera del 19 novembre 2014, in cui è stato citato solo il titolo del libro, senza indicare l'autore".


"Il presidente riporta le richieste promosse da alcuni Comitati Regionali e Provinciali interessati a disporre di copie del volume per farne dono ai giovani atleti tesserati quale strenna natalizia", recita la delibera, approvata all'unanimità evidenziando come l'editore si sia dichiarato disponibile a garantire la fornitura delle 20mila copie ancora disponibili a soli 5,38 euro più Iva in luogo degli 11,00 indicati dal prezzo di copertina. 
A gettare acqua sul fuoco e provare a far chiarezza interviene una nota ufficiale della Federcalcio: "Il Comitato non ha ravvisato alcun conflitto di interessi, né anomalia nel fatto che il presidente Tavecchio fosse l'autore della pubblicazione, sia perché lo stesso non riceve alcun compenso sulle vendite sia perché il messaggio didattico ed educativo del libro è rafforzato proprio dal ruolo da lui ricoperto in Federazione". 
Basterà questa spiegazione ufficiale per chiudere il caso? Assolutamente no!
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