martedì 30 settembre 2014

"così non può entrare"

Anche oggi continuo con la mia battaglia contro le assurdità degli stadi italiani e contro chi vuole rovinare il gioco e lo spettacolo agli altri. In questo caso però i tifosi non c'entrano, o meglio non direttamente. Sabato un bambino si è presentato allo stadio Atleti Azzurri d'Italia con suo padre e altri sei amici, tra cui due sostenitori dell'Atalanta per assistere alla partita contro la Juventus. Prima del prefiltraggio, poi ai tornelli, gli steward chiedono al genitore del piccolo tifoso di coprirgli la maglia bianconera "per evitare problemi di ordine pubblico" una volta dentro lo stadio, nonostante non avessero biglietti di curva. Al secondo "blocco" il papà si vede costretto a mettere una felpa al figlio.
L'episodio è stato riportato dal quotidiano locale "L'Eco di Bergamo" e ha fatto il giro del web suscitando clamore e indignazione.


Il bambino si è comunque preso la sua piccola rivincita grazie al successo della Juve e ai gol di Tevez di cui indossava la maglia; quando Carlitos ha segnato, il piccolo con orgoglio ha sollevato la felpa mostrando i colori bianconeri e, udite udite, non è successo niente.
Sarò retorico, ma i bambini sono il nostro futuro e se, fin da piccoli li educhiamo a considerare normale violenza e privazione della libertà, cresceranno in maniera sbagliata e alcuni saranno forse i teppisti di domani.
L'altro giorno in una scuola media due bambini si sono menati, e quando ho chiesto ad uno perché avesse tirato un pugno all'altro, mi sono sentito rispondere: "lui mi ha messo lo sgambetto e mio padre mi ha insegnato che devo rispondere per farmi rispettare". Questi sono i bambini che stiamo allevando, in un mondo certamente non facile, ma che non può e non deve ammettere la giustificazione della violenza.  

lunedì 29 settembre 2014

Vietiamo le trasferte?

Ogni giorno mi alzo e, come prima cosa della mia giornata, leggo lei, la rosea, la mia compagna da 20 anni, l'unica che non mi abbia mai tradito o fatto soffrire; però ogni tanto, come in tutti i rapporti ci sono delle incomprensioni, come durante i mondiali quando si è permessa di dire "che palle" proprio in prima pagina(E' una brutta parola), e come ieri. Leggevo tranquillamente della bella partita della Roma e, grazie ai miei "superpoteri" (Questione di superpoteri), non mi è sfuggito che in un trafiletto che sembrava dedicato alle interviste dei protagonisti, le ultime righe erano dedicate ad alcuni incidenti. Riuscite ad immaginare il mio stupore? Come se non bastasse, lo spunto per far riferimento alla vicenda era l'entrata in ritardo dei tifosi del Verona allo stadio Olimpico. Mi dispiace cara Gazza ma, come dico spesso, NCS - non ci siamo - anzi per l'occasione aggiungo una P, non ci siamo proprio.
A prescindere dal litigio con la mia compagna vi starete chiedendo cosa sia successo: i tifosi del Verona si sono resi protagonisti di incidenti nell'area di servizio della A1 Chianti Ovest; la scintilla è scattata quando sul luogo sono arrivati i tifosi del Brescia diretti a Perugia. Il risultato, nonostante la nutrita presenza di agenti che scortavano le due tifoserie, è stato un tifoso gialloblu trasportato all'ospedale e ovviamente danni collaterali alla struttura.


Ma io mi chiedo come sia possibile che ci sia violenza tra tifosi allo stadio, appena fuori dallo stadio, e ora anche a centinaia di chilometri dallo stadio, per giunta tra tifosi di due squadre che non si devono sfidare e che non giocano nemmeno nella stessa categoria.
Perché un gioco, uno sport, uno spettacolo deve essere fonte di violenza e di dolore? Perché i molti tifosi civili che si vedono rovinare la loro passione non riescono a fermare i pochi incivili? Non sono ingenuo e se la prima domanda non avrà mai una risposta, la seconda è più facile anche se più triste, e a mio avviso le risposte possibili sono due: non si vuole o non si riesce. La prima mi fa inorridire al sol pensiero e quindi la scarto; rimane solo la seconda che però fa scaturire altre domande. Potrei banalmente dire: come può un popolo che ha costruito i monumenti più belli e maestosi del mondo e tanto altro, non riesce a fermare poche centinaia di pazzi?
Non ho la verità in tasca né tanto meno la soluzione definitiva, ma un'idea mi viene, forse drastica, forse inutile, ma forse no: vietiamo le trasferte!?!


venerdì 26 settembre 2014

Guardalinee anticorruzione

Chi mi segue sa che mi piace analizzare il calcio scoprendo episodi curiosi e chi mi legge per la prima volta lo imparerà subito. Oggi il protagonista del mio racconto è un guardalinee albanese che, durante una partita è entrato in campo, si è tolto la casacca davanti all'arbitro e ai calciatori, ovviamente sbalorditi, ed ha mostrato una canottiera con la scritta "Kerbadj e Hammum, una storia di un gioco truccato", dirigendosi poi negli spogliatoi fra gli applausi del pubblico.


Il signor Mahmud Munir Bitam, assistente internazionale, è diventato una star del campionato algerino per la sua clamorosa protesta in uno stadio della Serie B: i due nomi che ha accusato pubblicamente sono quelli del capo della commissione arbitrale e del presidente della federcalcio algerina, che gli avrebbero fatto proposte per truccare alcune partite. Il problema della corruzione è molto avvertito nel calcio algerino tanto che, ai tempi di Mubarak, l'Egitto minacciò addirittura una crisi diplomatica con Algeri, dopo pesanti denunce di manipolazione nelle qualificazioni per la Coppa d'Africa. 

giovedì 25 settembre 2014

Non è una consolazione ma...

Sono sempre il primo a schierarsi contro i tifosi italiani appena si rendono protagonisti di scene a dir poco censurabili ma per una volta parlerò di tifosi, o meglio teppisti, stranieri. In particolare vorrei occuparmi di due casi ben distinti che sono avvenuti nei giorni passati; il primo riguarda la tifoseria del Cska Mosca che, in Champions League, si è resa protagonista di violenti scontri con gli steward allo stadio Olimpico e che non possono certo essere giustificati dall'accoltellamento avvenuto prima della partita di due connazionali ad opera di tifosi giallorossi. Ho già raccontato l'episodio in un mio recente post (Dal fastidio alla vergogna), ma ponevo l'accento più sui tifosi finiti in ospedale, oggi invece, dopo aver letto che decine di tifosi russi sono stati denunciati e fermati, il mio pensiero va a quei poveri steward che per pochi euro e senza aver nessun potere si trovano in situazioni veramente paradossali.


Il secondo episodio di cui vorrei parlare è occorso sempre ad alcuni steward ma questa volta inglesi e il discorso è molto diverso visto che le leggi d'oltremanica li tutelano dando loro, all'interno dello stadio un potere maggiore. Comunque veniamo ai fatti: durante l'intervallo di una partita della loro Serie B si è accesa una rissa tra i tifosi ospiti e gli uomini in casacca gialla; dopo quasi un minuto di pestaggio, gli steward sono riusciti ad allontanare un facinoroso, ma proprio mentre cercavano di portarlo fuori dallo stadio si è scatenata tutta la rabbia dei tifosi e si è quindi acceso un secondo tafferuglio molto più violento del primo che ha portato al ferimento di un uomo della sicurezza.
So che parlare di episodi di violenza non riguardanti tifosi italiani non è una consolazione ma almeno non mi si potrà accusare di essere troppo duro solo con i miei connazionali.

mercoledì 24 settembre 2014

I gatti hanno 7 vite, lui almeno 2

Settimana scorsa, nell'esordio della Roma in Champions League, la vittima sacrificale, battuta con un netto 5-1, è stato il CSKA Mosca e come mio solito non voglio parlare della partita, ma della curiosa storia di uno dei protagonisti. Parlo dell'allenatore della squadra russa, Leonid Slutsky, 43 anni e qualcosa da raccontare: quando aveva 19 anni era un promettente portiere. Solo che un giorno vide il gatto della vicina di casa in difficoltà, salì su un albero per salvarlo e sfortunatamente scivolò, frantumandosi letteralmente un ginocchio. Fine della carriera da portiere, "Così decisi che non avrei mai avuto gatti" - ci mancherebbe aggiungerei io - racconta oggi che è tecnico campione di Russia da due stagioni consecutive, nonché allenatore dell'anno nel 2013-2014.


In tema di carriere stroncate non posso non citare Luciano Re Cecconi, al quale però andò decisamente peggio. Centrocampista mai dimenticato dai tifosi laziali, la sera del 18 gennaio 1977 si trovava con due amici per accompagnarne uno a ritirare dei prodotti in una gioielleria a Roma in zona Collina Fleming; quando i tre entrarono nel negozio, secondo la versione ufficiale Re Cecconi estrae una pistola ed esclama "questa è una rapina" con l'intenzione di fare uno scherzo all'amico commerciante il quale però non riconosce i due calciatri. Re Cecconi viene colpito in pieno petto da un colpo di pistola e muore in ospedale poco dopo a soli 28 anni. Alla luce di tutto ciò l'allenatore del CSKA Mosca può assolutamente ritenersi fortunato.

martedì 23 settembre 2014

Il lato umano del calcio

Oggi vorrei parlare di due episodi positivi successi domenica scorsa e che, in un qualche modo, riabilitano il calcio o meglio i calciatori, forse troppo spesso bistrattati anche dal sottoscritto. Il primo vede come protagonista Antonio Cassano, non proprio uno stinco di santo come si suol dire, ma che spesso con le sue magie sul campo fa passare in secondo piano le cosiddette "cassanate". Dopo la partita con il Chievo terminata con la vittoria degli emiliani, che hanno rimontato nel secondo tempo lo svantaggio della prima frazione di gioco, grazie anche ad una doppietta di "fantantonio", di cui segnalo il primo veramente di pregevole fattura, lo stesso Cassano ha voluto essere intervistato per dedicare i suoi gol e la vittoria della squadra al povero e sfortunato compagno Biabiany, che proprio nei giorni scorsi si è scoperto essere affetto da un'aritmia cardiaca che ne sta mettendo in pericolo la carriera.


Il secondo episodio che ha avuto una maggiore eco mediatica è quello che vede come protagonista il giocatore della Roma Florenzi il quale, al tredicesimo del primo tempo, dopo aver realizzato il gol del 2-0 sul Cagliari, è corso verso gli spettatori, ha scavalcato una recinzione ed è letteralmente entrato in tribuna per abbracciare una simpatica vecchietta con in mano un ventaglio per la calura non proprio autunnale. Lo stesso Florenzi ha poi tenuto a precisare che, la signora era sua nonna, la quale: "ha una certa età, non è stata bene e non mi era mai venuta a vedere. Sono molto felice". Il giocatore giallorosso, una volta tornato in campo, si è visto sventolare dall'insensibile arbitro Peruzzo il cartellino giallo e, a fine partita, il sua allenatore Garcia ha dichiarato che la società multerà Alessandro che ha però precisato: "non mi interessa essere multato, a volte il valore di una persona va oltre quello dei soldi". Siccome mi piace fare l'avvocato del diavolo il mio primo pensiero è stato che anche io, se percepissi uno stipendio come il suo (600.000 euro circa all'anno), me ne fregherei di una multa però poi ha preso in me il sopravvento l'animo romantico e quindi ho deciso di giudicare l'episodio e il ragazzo positivamente perché, come Cassano, ha mostrato il lato sensibile di persone che troppo spesso dimentichiamo e dimenticano loro stessi di essere umane.

lunedì 22 settembre 2014

Questione di particolari o di superpoteri?

Ho un grosso problema: il mio cervello non riesce mai a fermarsi o a rilassarsi, elabora sempre milioni di informazioni e questo non fa mai rilassare me. Certo ci sono anche dei vantaggi, ma rimane comunque un problema. Ho la visione periferica troppo accentuata, anche se mi sto focalizzando a guardare qualcosa sono sempre attentissimo al contorno, e nessuna immagine viene scartata immediatamente. Starete pensando che il mio problema non ha a che fare con il blog e con il calcio ma vi sbagliate e ve lo dimostro subito. Sabato sera guardavo Milan Juventus e il mio cervello, oltre a seguire la partita, notava che Caressa come al solito sbagliava i nomi, che Bergomi stranamente era più balbettante del solito e che il volume della musica allo stadio era stranamente più alto del solito tanto che, nell'intervallo mentre i telecronisti parlavano, si sentiva Radio Italia che trasmetteva "Musica" dei Gemelli Diversi. Non dico di essere l'unico ad accorgersi di certe cose o di avere un superpotere, magari anche voi avete notato tutto ciò, dico però che per me è un problema. D'altronde da un grande potere derivano grandi responsabilità - diceva Spiderman - e non voglio sottrarmi ad esse, quindi vi dirò ciò che mi ha colpito di più nella partita di San Siro: al trentesimo circa del primo tempo Llorente ha una bella occasione nell'area del Milan che non si concretizza e lui finisce ad appoggiarsi sui tabelloni pubblicitari per pochi istanti. In quel frangente viene sfiorato da un bicchiere lanciato dalla curva. L'immagine ripresa dalle telecamere sarà durata soltanto un secondo eppure non ho potuto fare a meno di notarla e di pensare che siamo proprio un popolo di imbecilli; il bicchiere era fortunatamente di plastica ma se avesse colpito l'attaccante bianconero non gli avrebbe certo procurato del piacere. A volte penso anche di essere pazzo e di immaginarmi cose non reali ma per fortuna ho MySky e sono potuto tornare indietro e trovare quel preciso fotogramma.



Tornando all'episodio, parliamo di stadi moderni ma non siamo pronti culturalmente; gli impianti di nuova generazione prevedono maggior vicinanza al terreno di gioco e se a San Siro, da decine di metri arriva un bicchiere, cosa potrebbe succedere da pochi metri? I benpensanti diranno che sono i soliti pochi facinorosi ma non importa quanti sono, importa cosa fanno e soprattutto che lo fanno indisturbati.

venerdì 19 settembre 2014

Mistero svelato

E' stato uno dei giocatori più ambiti nel calciomercato estivo e anche nelle sessioni precedenti molte squadre lo avevano richiesto, ma alla fine, all'ultimo giorno utile cioè il 31 settembre, sembrava tutto fatto: Biabiany è rossonero! con tanto di trasferimento a milano per le visite mediche e foto di rito con la sciarpa del Milan che lo avrebbe acquistato a titolo definitivo dopo un estenuante tira e molla. Poi il colpo di scena, a pochissime ore dalla chiusura del mercato sul sito rossonero appare una notizia ufficiale nella quale si annuncia che l'acquisizione del calciatore è sfumata. Gli esperti di mercato attribuiscono tale cambio di rotta alla volontà di Zaccardo di restare al Milan invece che accettare il trasferimento a Parma come parziale contropartita. La vicenda suscita numerosi interrogativi ma passa in secondo piano quando in pochissimi minuti Galliani vira su Bonaventura dell'Atalanta che sembrava destinato all'Inter e chiude una trattativa lampo.


A distanza di due settimane si scopre forse la verità. Secondo quanto riferito dal giornalista Stucchi su "Il Giornale", infatti il motivo principale del mancato arrivo di Biabiany al Milan sarebbe un difetto cardiaco riscontrato durante le visite mediche effettuate al Milan Lab. Tale tesi veniva confermata dalla non convocazione dell'ala francese per la partita dello scorso weekend a margine della quale l'amministratore delegato del Parma, Pietro Leonardi, avrebbe dichiarato: "purtroppo è un brutto momento per Biabiany". 
Il tutto è stato ribadito ieri dallo stesso Leonardi che ha dichiarato: "abbiamo stoppato immediatamente l'attività agonistica di Biabiany, il primo settembre è comparsa un'aritmia cardiaca mai avuta prima; il 10 luglio il ragazzo aveva superato la visita di idoneità sportiva". Probabilmente la verità è venuta fuori solo oggi perchè si è voluto rispettare la privacy del giocatore ma ritengo comunque strano che il problema cardiaco non sia stato riscontrato prima. L'unica certezza è che il ragazzo dovrà stare lontano dai campi di gioco per un periodo non certo breve e questa è una bruttissima notizia.

giovedì 18 settembre 2014

Dal fastidio alla VERGOGNA

La partita di Champions tra Roma e Cska Mosca giocata ieri sera all'Olimpico verrà ricordata da molti, non solo per il rotondo risultato dei giallorossi che bagnano il loro debutto in Champions con un netto 5-1, ma purtroppo ancora una volta per scontri e violenza. Ho ancora negli occhi la tragica vicenda vissuta in prima persona durante la finale di Coppa Italia dello scorso maggio (Il calcio e la bambinaCronaca di una partita surreale) e le polemiche per quell'assurda morte sono tutt'altro che terminate a quasi 5 mesi di distanza, eppure ancora una volta una partita di calcio giocata nella nostra capitale finisce nelle cronache di mezza Europa per tafferugli e accoltellamenti. Gli incidenti ci sono stati prima e durante la partita con un moscovita colpito da coltellate al torace e all'addome sul Ponte Duca d'Aosta e un altro ferito alla testa probabilmente con una bottiglia. A gara in corso poi c'è stata un'aggressione degli ultrà ospiti agli steward con un conseguente intervento della polizia che ha costretto l'arbitro a fermare la partita per circa un minuto a causa dei fumogeni.


Proprio ieri stavo per scrivere un post perché sul sito ufficiale dello Sparta Praga, prossimo avversario del Napoli in Europa League, era comparso un comunicato nel quale si suggeriva ai propri tifosi di stare attenti durante il soggiorno campano, di non girare per la città con simboli del club a causa dell'elevato tasso di criminalità. Ammetto che la cosa mi ha dato quasi fastidio, ma oggi, alla luce di quanto successo ai tifosi russi forse le paure degli stranieri per i nostri stadi non sono così infondate e il fastidio si è trasformato in vergogna.

mercoledì 17 settembre 2014

Intervento Killer...per l'arbitro non è fallo.

Oggi voglio parlare di quello che ritengo un vero e proprio dramma sportivo: Ivano Baldanzeddu lontano dai campi di gioco per un anno dopo il duro scontro con il bresciano Valerio Di Cesare, avvenuto sabato scorso a Chiavari, al 42' del primo tempo. Ivano paga la folle entrata  dell'avversario con il piede a martello sul ginocchio. Il tutto è reso ancora più paradossale dall'assenza di un provvedimento disciplinare, e non mi riferisco al cartellino rosso che sarebbe stato più che meritato; l'intervento avvenuto non lontano dal direttore di gara Roca e sotto gli occhi dell'assistente Cangiano non è stato ritenuto falloso. Baldanzeddu dovrà subire due interventi e la prognosi è di 12 mesi.
L'autore dell'intervento aveva dichiarato a caldo "sono cose che succedono, venivo da dietro, ho preso prima la palla e poi mi è venuto addosso". Ritengo tale dichiarazione inaccettabile in quanto smentita totalmente dalle immagini. Ieri poi Di Cesare ha corretto il tiro, ma neanche troppo affermando "mi spiace molto, volevo colpire il pallone, non l'ho visto arrivare".


Inutile dire che la "svista" è clamorosa e l'arbitro andrebbe fermato per parecchio tempo in modo da poter riflettere sul proprio errore. Aggiungo solo, senza voler processare il giocatore bresciano, che la sua carriera non è certo priva di macchie; nella stagione 2009-2010 fu uno dei giocatori più fallosi della serie B e in estate, nell'amichevole con la Juve urlò "pezzo di m..." ad Amauri, che poco signorilmente gli rifilò una gomitata con inevitabile rosso per il bianconero. Nel febbraio scorso, lo stesso Di Cesare, prese 4 turni di squalifica dopo aver perso la testa a Crotone.
La cosa più assurda di tutta la situazione è che, avendo il signor Roca ritenuto l'episodio un regolare scontro di gioco, il giocatore bresciano non può essere punito neanche dalla prova tv; confido però nel fatto che intervenga la sua coscienza o quanto meno un senso di colpa anche se dalle dichiarazioni fatte a freddo sembra rimanere convinto della propria innocenza.

martedì 16 settembre 2014

Trattenere i bisogni

Non riusciamo proprio a stare una settimana senza parlare di Balotelli, nonostante sia emigrato per la seconda volta in Inghilterra; questa volta però a fare notizia non è Mario, bensì il fratello Enock, salito agli onori della cronaca già settimana scorsa per un presunto episodio di razzismo. Il Balotelli meno famoso, che gioca nel Vallecamonica, si è scontrato con i tifosi della Pedrocca dopo una partita del campionato eccellenza, ma stavolta il razzismo non c'entra. A fine primo tempo Enock ha un bisogno impellente e non riesce a trattenerlo fino agli spogliatoi, quindi si ferma sul campo e fa pipì contro un muretto. Apparentemente i tifosi di casa non sembrano farci caso e il Vallecamonica perde 1-0, ma a fine partita, scoppia la tensione. "Non puoi fare come ti pare, non sei a casa tua", dicono alcuni tifosi a Enock che risponde a tono e gli animi si scaldano; le parti vengono a contatto e devono intervenire dirigenti e compagni e il fratello di Mario si ritrova con una maglietta strappata.
Ho vissuto parecchi anni sui campi di calcio dilettantistici e delle serie minori e onestamente mi è capitato più volte di vedere giocatori espletare i propri bisogni senza tornare negli spogliatoi, per pigrizia. Non venitemi perciò a raccontare che Enock non è riuscito a trattenersi.
Ricordo anche un simpatico episodio che ha visto protagonista Pippo Inzaghi il quale, durante il riscaldamento, mentre faceva un esercizio di stretching fece pipì in campo, ma a lui posso concedere qualche attenuante: prima di tutto in serie a non è così facile andare negli spogliatoi, poi non era l'intervallo ma durante la partita ed infine l'attuale allenatore del Milan stava per entrare in campo e non voleva perdersi neanche un minuto dello scampolo di partita che avrebbe giocato.


Detto ciò sappiamo benissimo che se non si fosse trattato del fratello di Balotelli nessuno avrebbe riportato la notizia, come sappiamo anche che il ragazzo ama essere al centro dell'attenzione, caratteristica di famiglia.

lunedì 15 settembre 2014

Depressione post calcio

E' pensiero comune ritenere i calciatori persone fortunate, e tutti almeno una volta nella vita abbiamo cominciato una frase dicendo: "con quello che guadagnano..."; eppure la loro vita non è così facile, sempre sotto i riflettori subendo le pressioni di club, tifosi e media. Solo quelli psicologicamente sani o dalla forte personalità non subiscono contraccolpi, gli altri invece si trovano ad affrontare problemi dopo ma anche durante la propria carriera quali ad esempio la depressione. Una ricerca del 2013 parlava di episodi di depressione nel 24% dei casi; tra i più famosi si possono citare Vieri e Buffon. Nella maggior parte dei casi la situazione viene tenuta sotto controllo, ma qualche volta purtroppo degenera. Nel 2009 il portiere della Bundesliga Enke si è suicidato e Biermann, autore di un libro dal titolo "depressione: cartellino rosso", pochi giorni fa, a 33 anni, dopo averci provato altre tre volte si è tolto la vita. Questi sono certo casi estremi ma che non possono lasciare indifferenti o essere messi in secondo piano solo perché i protagonisti non sono abbastanza famosi.
La vita del calciatore non è quindi tutta rose e fiori ed in particolare la fase più delicata è quella in cui appendono le scarpette al chiodo e si ritrovano spaesati e senza una ragione di vita, come successo all'ex juventino Pessotto che nel 2006 si è buttato da un balcone senza per fortuna riportare conseguenze gravi.
In altri casi poi, la depressione di fine carriera viene "combattuta" con droghe e alcol come nel caso del mitico Paul Gascoigne che ogni tanto ritorna agli onori della cronaca per qualche episodio anche violento dovuto all'elevato tasso alcolico. Proprio settimana scorsa l'ex centrocampista di Lazio e Tottenham è ricaduto nel tunnel dell'alcolismo ed è stato arrestato nella sua casa dopo aver lanciato un mattone contro il furgone di un fotografo al culmine di una discussione. Questa è solo l'ultima follia di Gazza che proprio non riesce a sconfiggere i suoi demoni.


Non sono così ipocrita da pensare che i calciatori non siano fortunati, anzi onestamente mi trovo spesso ad invidiarli, ma restano comunque esseri umani e come tali sono soggetti agli inconvenienti del mestiere ma soprattutto della vita.

venerdì 12 settembre 2014

Il Napoli gioca in jeans

In questi pochi mesi di blog ho parlato spesso di moda, o meglio, di abbigliamento sportivo; ho scritto di scarpette (Le scarpette nere), di palloni (Quanta tecnologia per un pallone) e spesso di magliette (Fashion designer al mondiale). Ancora una volta mi trovo a parlarvi di questo argomento, anche se come vedrete scriverò di tre casi distinti che non meritavano forse di essere trattati singolarmente.
Il primo risale a questa estate quando mi sono trovato a sfogliare l'inserto della Gazzetta che, per difendere le scelte discutibili di alcune società italiane in tema di magliette, mostrava delle divise straniere un po' particolari. La prima era quella del Cultural y Deportiva Leonesa, squadra militante nel quarto livello del calcio spagnolo, che presenta il disegno di un abito elegante con tanto di papillon; l'altro capolavoro arriva dalla Galizia: il Deportivo Lugo, società di seconda divisione ha fatto disegnare sulla maglia i tentacoli di un polpo in onore del pulpo alla gallega, specialità culinaria locale.


Questi due esempi però riguardano squadre non proprio di primo livello, mentre in Italia le maglie stravaganti le troviamo in Serie A. Protagonista il Napoli che, dopo aver sfoggiato lo scorso campionato la maglietta camouflage, quest'anno propone come seconda divisa una maglietta che sembra un jeans; già domenica gli 11 di Benitez dovrebbero affrontare il Chievo in jeans.


Ma non è finita qui; la Samp ha da poco presentato la sponsorizzazione temporanea sulle maglie blucerchiate, che a partire dalla gara di domenica contro il Torino (e fino al derby di fine settembre) presenteranno la pubblicità di un film di prossima programmazione in Italia, "Sin City 3D". La partnership è stata fatta con Lucky Red, un colosso del cinema, settore nel quale opera il neo presidente doriano Ferrero. 


Faccio solo notare che questa esperienza è tutt'altro che nuova visto che qualche anno, sempre il Napoli di De Laurentiis in Cerie C sponsorizzava i film della casa di produzione di famiglia proprio sulle magliette azzurre.

giovedì 11 settembre 2014

C'è solo una pazza Inter

Una delle notizie calcistiche più importanti degli ultimi giorni è senza dubbio quella che riguarda l'inno dell'Inter; meno male che contro il Sassuolo tornerà "Pazza Inter" perché eravamo proprio stufi di sentire "C'è solo l'Inter". A parte il sarcasmo la vicenda è seria e risale a circa due anni fa quando, secondo colei che detiene i diritti della canzone, Rosita Celentano, il club nerazzurro le avrebbe telefonato per chiedere il permesso di regalare l'inno a chi faceva la tessera. La figlia del "molleggiato" si è detta contenta dell'idea ma ha chiesto all'Inter di regolarizzare i pagamenti di quanto dovutole dal 2003. La stessa Rosita sottolinea che la cifra richiesta non era così assurda (100.000 euro) - e lei non era sarcastica - e che in seguito è stata contattata solo dai legali nerazzurri che le avrebbero chiesto di regalare i diritti, senza sapere che "non potevo farlo nemmeno volendo perché appartengono agli autori". La prima cosa che mi è venuta in mente è che se io legalmente non posso regalare i diritti, ma se avessi potuto l'avrei fatto, mai e poi mai chiederei di essere pagato; ma forse questo concetto è troppo complesso. 
Comunque la trattativa, a quanto si apprende dal profilo Twitter della stessa Celentano, sembra essersi conclusa e l'Inter dovrebbe riavere il suo ritornello "Amala" contro il Sassuolo, il 14 settembre alle ore 15.00. Il condizionale è d'obbligo in queste situazioni, soprattutto visto che la vicenda era stata portata in tribunale.


Ci sono però due domande che mi perplimono: per quale motivo per 10 anni nessuno ha chiesto il pagamento dei diritti?, ma soprattutto come ci rimarrà il tifosissimo Elio, autore del brano che i tifosi nerazzurri hanno ascoltato a San Siro fino a settimana scorsa, sapendo con quanto clamore sia stato annunciato il ritorno dell'inno precedente?

mercoledì 10 settembre 2014

Lasciatemi gongolare

Non mi piace gongolare e quindi ho evitato di farlo quando pochi giorni dopo il mio post, uno dei più seguiti giornalisti esperti di media, Aldo Grasso, ha praticamente scritto quello che avevo espresso io nel mio articolo su Caressa (C'era una volta Caressa); non ho gongolato neanche quando il giorno dopo il mio post su Tavecchio (La scomoda verità) anche la Gazzetta ha esplicitato la mia stessa verità. Non gongolerò neanche adesso, ma dopo aver chiesto alla RAI più telecronaca e meno aneddoti (Gli agghiaccianti aneddoti di Bizzotto), finalmente a raccontarci le partite della Nazionale c'è un telecronista - non il migliore in circolazione, ma non ci lamentiamo - e Bizzotto può liberamente raccontare le sue storie nei ritagli di tempo.


Ovviamente non sono così pieno di superbia da pensare che quanto scrivo venga letto dai piani alti, e so di non aver minimamente influito in nessuno dei tre casi sopracitati, ma almeno ho la riprova che le mie idee sono largamente condivise anche perché gli articoli in questione sono i più letti del mio blog. E' altrettanto vero però che quando si vince una battaglia anche quelli nelle retrovie fanno il loro, e quindi continuerò a scrivere per difendere il mio pensiero che forse non è poi così soltanto mio.

martedì 9 settembre 2014

NOMEN OMEN

Nella mia vita vi assicuro che, avendo lavorato in parco giochi per bambini, ho sentito povere creature chiamate con i nomi più assurdi e provavo per loro tanta tenerezza, pari forse solo alla rabbia nei confronti di quei genitori che al nome avevano pensato forse anche per nove mesi, ma mai mi sarei aspettato che qualcuno chiamasse il proprio figlio Pirlo. Sì, avete capito bene, Pirlo!
E' vero che spesso i calciatori sono i primi a scegliere nomi particolari per i loro figli, ma questa volta Beram Kayal, centrocampista israeliano del Celtic Glasgow è andato un po' oltre. Il ventiseienne ex Maccabi Haifa ha deciso di chiamare il suo primogenito Pirlo, in onore del centrocampista juventino. Beram, ovviamente grande fan del 21 azzurro, ha voluto omaggiarlo dando a suo figlio il nome, anzi il cognome, del suo idolo. L'annuncio è arrivato su Instagram, dove il calciatore ha postato una foto e alcune parole che tradotte suonano così: "Oggi sono stato allietato dalla nascita del mio primo figlio Pirlo Kayal; mia moglie Angela e Pirlo stanno entrambi bene. E' stata una giornata emozionante".


Come dicevo, non è il primo caso in cui un calciatore sceglie nomi insoliti per la sua prole; cito ad esempio David Backham che ha chiamato i suoi 4 figli Brooklyn, in onore del luogo dove ha conosciuto sua moglie Victoria. Shevchenko invece ha scelto come nome Jordan in onore del grandissimo campione NBA e Shakira e Piquè hanno chiamato loro figlio Milan, anche se in questo caso non certo in onore della squadra rossonera. Arrivando ai nostri connazionali ricordo il figlio di Cassano chiamato Lionel in onore di Messi, ma almeno in questo caso ha avuto il buon gusto di usare un nome e non un cognome come ha fatto Kayal che forse, seguendo quanto dicevano i latini, nomen omen, ovvero il nome è un presagio, si augura che un giorno il figlio possa diventare forte come Andrea, ma anche così fosse, non sarebbe una giustificazione.

lunedì 8 settembre 2014

Du yu spik inglish?

Questa è la domanda più ripetuta negli ultimi giorni dal neo difensore della lazio Stefan De Vrij, domanda rivolta dal centrale olandese ai suoi nuovi compagni di squadra nella speranza di riuscire a comunicare. "Ho ancora problemi con la lingua, per questo chiedo ai compagni di parlarmi anche in inglese, ma è raro che mi diano retta. Sto cercando di imparare ma non è una cosa di un giorno, specialmente se devo tradurre concetti complessi nella mia testa". La lingua italiana non è certo facile e nemmeno il nostro campionato lo è, ma questa non può essere una giustificazione per la pessima prestazione fornita dal giocatore all'esordio contro il Milan.


Proprio in questi giorni l'allenatore italiano Sannino si è dimesso da un club inglese proprio per problemi con la lingua e sul web gira un filmato di una sua intervista in inglese che fa rabbrividire. La verità è che nel nostro paese sono ancora troppo pochi quelli che parlano l'inglese e anche un professionista abituato a giocare in nazioni diverse dalla propria non si aspetta una così scarsa conoscenza della lingua anglofona, ma questo è tutto un altro discorso e questo non è certo il luogo per affrontarlo.

venerdì 5 settembre 2014

Sesso e calcio

Connubio che ha fatto sempre molto discutere quello tra sesso e calcio; in particolare la questione più dibattuta è sempre stata se faccia bene o male fare sesso prima di una partita. Come spesso accade non esiste una risposta univoca: alcuni sostengono faccia bene, altri allenatori lo vietano proprio e per altri ancora è indifferente. Non entro nel merito della questione ma riporto una notizia riguardante il neo acquisto del Genoa Lestienne apparsa sul sito della Gazzetta secondo il quale "la sveltina pre-gara è il vizietto che proprio non riesce a levarsi"; Kiara, la sua fiamma a Bruges, ha dichiarato "quando lo facciamo la sera prima della gara, poi non sembra giochi peggio, anzi". Nel ritiro dell'Under 21 però, l'ennesima scappatella amorosa, gli costò una sospensione e lui, per giustificarsi, disse che lo aiuta a rilassarsi.

Sempre in tema di sesso, durante gli ultimi mondiali, è stata fatta una curiosa ricerca. Uno studio ha rivelato una tendenza univoca in tutto il mondo: i clic sul principale sito porno aumentano dopo le sconfitte, tranne che nel nostro paese, dove si è registrato il boom al termine della gara vinta con l'Inghilterra. Una cosa è certa: durante le partite i contatti diminuiscono circa del 70% e questo anche in Italia.


P.s. Se qualcuno si sentisse offeso o turbato da questo post ricordo che sono apparse proprio sito del maggior quotidiano sportivo italiano che, come da me già segnalato (E' una brutta parola), sta prendendo una brutta china. 

giovedì 4 settembre 2014

Quel ciccione di Amauri?

Quando i poveri tifosi del Torino hanno saputo che a sostituire uno dei loro idoli, Alessio Cerci, sarebbe stato il trentaquattrenne ex bianconero Amauri avranno pensato forse ad uno scherzo. Una punta che in due anni e mezzo realizza solo 19 reti e che inanella prestazioni da brivido non suscita certo entusiasmo, ma a complicare la situazione ci ha pensato una foto maligna che ritrae l'italoargentino mentre cammina per le strade di Milano forse per andare a firmare proprio il contratto col Torino.


Giudicate voi, ma dalla foto sembra tutt'altro che un'atleta. Sui social i tifosi granata hanno urlato allo scandalo tanto da costringere lo stesso Amauri a smentire la notizia del suo sovrappeso prima in conferenza stampa arrivando poi a farsi fare una foto sul campo a petto nudo con i muscoli in bella mostra. 


A mio avviso l'attaccante granata dovrebbe smentire sul campo le voci sulle sue doti tecniche e non quelle fisiche perché il suo ex compagno di squadra al Parma, Cassano, ha dimostrato che anche con qualche chilo di troppo si può incantare il pubblico ed essere utili alla causa. Da esperto di fantacalcio dubito fortemente che riesca a far dimenticare Cerci e a farsi amare dai suoi tifosi e purtroppo non solo per il suo passato juventino. 

mercoledì 3 settembre 2014

Le quote rosa della RAI

Premetto che sono un fan del satellite e che mal digerisco i programmi sportivi di Rai e Mediaset; se proprio devo scegliere preferisco evitare i primi tre numeri sul telecomando, anche se l'ultima telecronaca di Piccinini e Serena, in occasione del ritorno del preliminare di Champions del Napoli, mi ha fatto rimpiangere il vituperato Bizzotto (Gli agghiaccianti aneddoti di Bizzotto). Sono ormai passati 7 giorni ma sogno ancora il "mucchio selvaggio" che, secondo il telecronista di Canale 5, si formava in occasione di ogni calcio piazzato comprese le rimesse laterali.
Oggi però voglio parlare della Rai e in particolare della Domenica Sportiva e delle polemiche intercorse e non ancora terminate tra la ex conduttrice Paola Ferrari e la nuova Sabrina Gandolfi; non so se avete letto, ma le due si sono tirate diverse frecciatine mediatiche, coinvolgendo sui social follower e colleghi: Mazzocchi è stato messo in croce per aver augurato buona fortuna alla Gandolfi. Il match è tutt'altro che finito visti i risultati di ascolto della prima puntata della nuova edizione che hanno registrato un calo rispetto alla passata stagione, forse anche per l'epurazione di Gene Gnocchi che se non altro spezzava la monotonia del programma. 


Ligabue canta "non c'è peggiore sordo di chi non vuol sentire, tu pensa a chi non sente e poi ne vuol parlare..." e quindi, non avendo visto la trasmissione domenica sera, mi asterrò dal commentarla. Non posso però esimermi dall'esprimere un certo disappunto nei confronti della Ferrari, famosa per amare essere illuminata da una luce accecante, quasi come fosse un'apparizione; a tal proposito esiste una pagina facebook dedicata al fascio di luce sotto la sua faccia che conta quasi 1600 "mi piace". Tornando al nocciolo della vicenda a mio avviso in questo caso la Ferrari è rea di essersela presa con la collega invece che con chi ha deciso la sostituzione, scendendo poi così in basso da scrivere su facebook "complimenti per i denti rifatti". Paola Ferrari era anche salita agli onori della cronaca qualche mese fa per aver accusato un inviato delle Iene di averla aggredita quando dal filmato si percepisce chiaramente tutt'altro.
Aggiungo solamente che, se in Rai mirassero tutti a fornire un prodotto migliore, forse anche gli ascolti salirebbero e invece si ostinano a mandare in onda gente come Adriano Bacconi del quale però non parlerò oltre perché merita un post tutto suo.

martedì 2 settembre 2014

1-0-9 Nuovo modulo per il Manchester United

Il Manchester United è stata sicuramente una delle società più attive in questo calciomercato con più di 200 milioni di euro spesi. Penserete che con questa cifra gli americani, proprietari del club, abbiano messo a disposizione del neo mister Louis Van Gaal uno squadrone, e invece nelle prime uscite stagionali il Manchester è stato capace di perdere all'esordio in campionato in casa contro lo Swansea e di pareggiare col Sunderland fuori casa e con il neo promosso Burnley ancora tra le mura amiche; se a questo si aggiunge l'eliminazione, frutto di una sonora sconfitta per 4-0, nella coppa di lega ad opera del MK Dons, squadra che milita nella Football League One, corrispondente alla nostra Lega Pro, i contorni della vicenda rasentano l'assurdo. La campagna acquisti ha suscitato talmente tanto clamore che sul web i tifosi si sono sbizzarriti, ironizzando sulla mancanza di equilibrio tattico, fino ad arrivare a pubblicare una formazione schierata con De Gea in porta, Jones al centro della difesa e poi 9 giocatori d'attacco.


L'ultimo acquisto in ordine di tempo è stato quello di Radamel Falcao, arrivato in prestito annuale per 12 milioni di euro, ma c'è un giallo: alle 24 di ieri sera si è chiuso il mercato in Inghilterra, ma il club ha chiesto più tempo per le visite mediche, congelando di fatto anche il passaggio di Welbeck all'Arsenal. Solo per dare un'ulteriore segno del pazzo mercato della squadra inglese segnalo che lo stesso Falcao avrà un ingaggio netto di 12 milioni annui pari a 24 milioni lordi. 

lunedì 1 settembre 2014

Il maiale di Varsavia

Pur essendo questo un blog sul calcio, non scrivo spesso per commentare gli aspetti prettamente sportivi e quindi oggi non parlerò di come è andata la prima giornata di campionato, ma mi limiterò a dire che non vedevo l'ora e che, come avevo predetto, la bomboletta spray è stata inutile (Inutile complicazione).
Oggi voglio parlare di un maiale e non mi riferisco ad Ancelotti, così simpaticamente apostrofato dai suoi stessi tifosi bianconeri qualche anno fa. Il maiale in questione è quello comparso nella coreografia di qualche giorno fa della tifoseria del Legia Varsavia. Veniamo ai fatti: nel preliminare di Champions League si sono sfidati il Celtic Glasgow e la squadra polacca; il risultato finale sul campo è stato di 6-1 per il Legia, ma alla fine a qualificarsi è stato il Celtic perché i polacchi nella gara di ritorno hanno schierato per pochi minuti un giocatore in realtà squalificato.


Così, dopo vari ricorsi non accettati, ecco la contestazione nei playoff di Europa League, questa volta vinti regolarmente contro i kazaki dell'Aktobe. I supporter del Legia hanno esposto una coreografia con un maiale all'interno dello stemma UEFA e la scritta: "Perché il calcio non conta, contano solo i soldi". Personalmente ritengo giusto che la federazione abbia fatto rispettare i regolamenti punendo la squadra di Varsavia però sono rimasto colpito dalla protesta che, pur essendo poco elegante, non è sfociata nella violenza. 
Aggiungo solo che la storia non finisce qui perché proprio la finale di Europa League si giocherà nello stadio della capitale polacca.
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