giovedì 30 ottobre 2014

Arbitro folk-rock

Ed Sheehan, cantante R&B e folk rock di appena 23 anni non è solo un Teen Idol, come direbbero i giudici di X Factor (un idolo dei ragazzini), ma fa impazzire anche i più grandi come ad esempio Mark Clattenburg, uno dei più apprezzati arbitri inglesi che, per non perdersi il suo Live Concert, ha pensato bene di scappare via, appena decretata la fine della partita tra WBA e Crystal Palace.
Doveva essere a Newcastle - 300 km - dopo poche ore, tra le primissime file della Metro Radio Arena, e allora ha pensato bene di mettere da parte il protocollo, che parla chiaro: gli arbitri devono viaggiare insieme, all'andata e al ritorno per motivi di sicurezza. Il fischietto inglese non poteva aspettare, ha preso una macchina, ed è volato via lasciando gli assistenti sotto la doccia. Non solo: durante il tragitto, parla al telefono con l'allenatore del Crystal Palace, cosa che in Inghilterra non è proibita, ma accanto al direttore di gara devono esserci gli assistenti, altrimenti non si può.


I dirigenti arbitrali, come prevedibile, non l’hanno presa bene e la Football Association ha sanzionato immediatamente Clattenburg, internazionale dal 2006, categoria "elite" da due anni, che non scenderà in campo nel prossimo weekend. La cosa curiosa è che il fischietto inglese ha arbitrato ieri sera in Coppa d'Inghilterra, non è quindi chiaro se si tratti di semplice tournover o di una punizione per la violazione al protocollo, ma i social non hanno dubbio.

martedì 28 ottobre 2014

L'arbitro ha sbagliato e doveva essere punito???

Ok, ora le ho sentite proprio tutte. Dichiarazioni shock di un presidente contro un arbitro diciassettenne: "io lo avrei ammazzato". Domenica scorsa, in una partita di seconda categoria nel leccese, sul risultato di 2-1 per il Cavallino, il direttore di gara ancora minorenne assegna un rigore agli ospiti e scoppia il putiferio. L'arbitro viene pestato dai tifosi e sembrerebbe anche da dirigenti e calciatori, in campo e poi anche negli spogliatoi. Al Pronto Soccorso di Lecce, al malcapitato sono state medicate decine di ecchimosi, lividi e contusioni. 


Basterebbe questo a far venire i brividi e a portarmi a dire che tale società deve essere cancellata dal panorama calcistico, ma purtroppo c'è di più, perché al peggio non c'è mai fine.
Il presidente dell'Atletico Cavallino, Rosario Fina, che aveva già subito un'inibizione da ogni attività di qualche mese, poiché era entrato in campo strattonando per la maglia un arbitro e colpendolo con una testata sul petto, senza fortunatamente conseguenze gravi, ha rilasciato la seguente intervista:


Come può definire gli schiaffi leggeri e pochi? Come si può dire che l'arbitro ha sbagliato e doveva essere punito? Nell'ascoltarlo prova una profonda rabbia e al tempo stesso una gran pena per un personaggio vittima della propria ignoranza e mancanza di valori, di quei valori fondamentali che proprio il calcio dovrebbe trasmettere ai giovani.
Sulla pagina Facebook della società ieri sera compariva il seguente post:


Tralasciando l'uso della lingua italiana non posso che sottoscrivere il commento che recita: "chi ha colpito l'arbitro non è degno di giocare a calcio"; aggiungo solo VERGOGNA!!!

lunedì 27 ottobre 2014

Il Clasico non passa mai di moda

"Voglio andare a vivere in campagna" cantava Toto Cutugno al Festival di Sanremo del 1995, oggi io canto "voglio andare a vivere in Spagna"; sono di natura patriottico e difendo sempre il mio paese, ma dopo aver visto il "clasico" di ieri tra Real Madrid e Barcellona, ho avuto la prova lampante che il nostro calcio è lontano anni luce. Partita fissata alle 18 del sabato e nessuna protesta per il "calcio spezzatino" come accade da noi, si sfidano le due grandi del calcio spagnolo: nessuno scontro tra tifosi, nessuna polemica. Passa in vantaggio il Barcellona dopo 185 secondi con gol di Neymar e il Real risponde con Cristiano Ronaldo dal dischetto e, udite udite, nessuna protesta per il rigore assegnato. Partita fantascientifica, giocata a ritmi impensabili per la Serie A; i blaugrana cercano di costruire gioco e gli uomini di Ancelotti difendono con ordine per ripartire in contropiede. Nel secondo tempo i blancos vanno in vantaggio su azione di calcio d'angolo dove Pepe svetta tra i piccoletti avversari e trafigge un incolpevole portiere; il definitivo 3-1 lo realizza Benzema in una delle numerose ripartenze del Real. 


Nessuna polemica con l'arbitro anche se fischia meno del dovuto, nessuno screzio tra i giocatori in campo anche se la posta è alta e la rivalità è atavica, nessun bisticcio tra allenatori. Mentre in Italia assistiamo sempre più spesso a brutti gesti dei giocatori nei confronti del proprio allenatore a Madrid si assiste addirittura ad uno splendido abbraccio tra Cristiano Ronaldo e Ancelotti.
Nella gara che segna il debutto in Liga di Suarez 4 mesi dopo il morso a Chiellini, si vede di tutto, compreso il gioiellino della Colombia James Rodriguez, stella degli ultimi Mondiali brasiliani, sacrificarsi sulla fascia mediana contribuendo enormemente alla diga anti "tiki taka", orfana di Xabi Alonso e Di Maria.
Infine, nessun cartellino rosso, nessuna dichiarazione fuori dalle righe e nessuno strascico; una bellissima partita che rispetta le aspettative e fa un'ottima pubblicità al calcio spagnolo già considerato il migliore al mondo.
Sogno un giorno di vedere una partita così anche nel nostro campionato: è quasi impossibile, ma sognare non costa niente.

giovedì 23 ottobre 2014

Passione irresistibile


Dalla Champions League alla PromozioneMarco Amelia, ex portiere del Milan svincolato dallo scorso giugno, ha annunciato la sua intenzione di tesserarsi per il Rocca Priora, club della provincia di Roma che milita nel Girone C del campionato di Promozione. Amelia è il presidente onorario della società in cui gestisce una scuola calcio a lui stesso intitolata, e da poche ore ha rivelato la sua voglia di tornare a giocare: "Ho deciso di formalizzare anche il mio tesseramento da giocatore oltre a quello attuale di dirigente", le sue parole. La decisione sembra anche dettata dal momento difficile della squadra quintultima con 14 reti subite in 7 gare.


L'ultima partita che ha giocato in Serie A risale all'11 maggio scorso, Atalanta Milan 2-1; neanche sei mesi dopo la voglia di tornare in campo è stata talmente forte che Amelia non ha badato al 'salto di categoria': campione del mondo nel 2006 e vincitore dello scudetto 2010-2011 con il Milan, l'ex portiere rossonero scenderà dunque di ben sei categorie. Per la prima squadra del Rocca Priora, oltre al ruolo di giocatore, l'estremo difensore di Frascati svolgerà anche quello di direttore tecnico. Una vera e propria svolta nella carriera di Amelia, che fino a qualche mese fa scendeva in campo anche in Champions League e domenica prossima potrebbe già essere disponibile per la sfida di bassa classifica contro il Nuova Florida. Il calcio, del resto, è una passione irresistibile.

martedì 21 ottobre 2014

Assurdo pensare

Assurdo pensare che si possa morire su un campo di calcio; assurdo solo il pensiero che uno sport, uno spettacolo, un divertimento possa culminare in una tragedia. Eppure è successo e purtroppo succederà ancora perché la vita è imprevedibile e a volte la sorte è davvero crudele. Abbiamo assistito a morti per infarto, per altri malori e anche a morti di giovanissimi travolti dalla porta su campi troppo spesso improvvisati o sprovvisti delle adeguate attrezzature e dotazioni di sicurezza. Abbiamo visto tifosi morti, ma anche tifosi che uccidono calciatori, magari per un autogol ai Mondiali; abbiamo assistito a suicidi di giocatori durante o a fine carriera, ma mai e poi mai mi sarei aspettato che qualcuno potesse morire esultando. Con la morte non si scherza ma il mio primo pensiero è stato: "che morte stupida".


Sto parlando di Peter Biaksangzuala, centrocampista ventitreenne della Mizoram Premier League, uno dei campionati minori indiani, che martedì scorso al minuto 62, dopo aver segnato un gol, sceglie di festeggiarlo come Klose, Martins o Hernanes, cioè con alcune capriole. Dopo la seconda piroetta, il giocatore piomba a terra e viene soccorso da compagni e avversari e portato in ospedale dove la diagnosi è micidiale: danneggiamento letale del midollo spinale all'altezza del collo. Dopo sei giorni di agonia, domenica Peter è morto smettendo così per sempre di giocare, di divertirsi, di segnare e di esultare.

lunedì 20 ottobre 2014

Simulazione estrema

Finalmente è ricominciato il campionato e forse le polemiche seguite a Juve-Roma si placheranno, anche se non ne sono così sicuro, perché la Roma ha vinto mentre la Juventus si è fatta fermare sull'1-1 dal Sassuolo. Sono io il primo a tornare sulla partita di due settimane fa, ma solo come spunto per una riflessione sulla figura dell'arbitro e sulla sua solitudine; ho sempre pensato al direttore di gara come "un uomo solo al comando". Anche se quasi annualmente vengono aggiunti ausili, ora umani (quinto e sesto uomo), ora tecnici (bombolette), la decisione finale è sempre la sua, ma soprattutto la responsabilità ricade sempre su di lui; l'unico caso in cui c'è un minimo "scarico di responsabilità" è sul fuorigioco, ma in alcuni casi non è nemmeno così vero. 
Uno degli aspetti di una partita che mi ha sempre incuriosito è il rapporto tra direttore di gara e calciatori; purtroppo, se escludiamo qualche labiale rubato dalle telecamere, non ci è dato sapere cosa si dicano e quali siano le dinamiche. Ricordo che in un esperimento durante gli Europei 2008 venne girato un documentario sugli arbitri, tra l'altro intitolato "Kill the referee" (uccidi l'arbitro), dal quale però si apprezzava solo la comunicazione tra gli assistenti e la mia curiosità non è stata quindi soddisfatta.
La mia convinzione è quella che solo in rarissimi casi i giocatori aiutino l'arbitro, mentre nella maggior parte delle situazioni facciano finta di niente se non addirittura cerchino di ingannarlo. Quante volte assistiamo a proteste di calciatori per il fischio di un fallo quando dal replay è evidentissima l'infrazione? Chi non ricorda gol fatti con la mano (Maradona, Adriano, Messi) convalidati? Pochi però ricordano giocatori che si autoaccusano, ed il motivo è semplice: i casi di inganno sono in numero 100 volte superiore.
Tornando alla contemporaneità, l'ultimo tentativo di raggirare l'arbitro ha davvero dell'incredibile, anche per le conseguenze che ha avuto. Sto parlando di Leandro Damiao, attaccante brasiliano accostato due estati fa al Napoli, il quale durante la partita persa dal suo Santos per 3-0 contro il Criciuma, come mostra la foto, si è tirato da solo la maglia in area di rigore avversaria per indurre l'arbitro ad assegnargli il penalty.


Nell'immediato post-partita, l'attaccante ha peggiorato la sua situazione dichiarando: "Stavo togliendo la maglietta dai pantaloni perché mi dava fastidio. Non ho mai tentato di ingannare l'arbitro". Per fortuna la Federazione brasiliana ha deciso di punire il giocatore, squalificandolo per ben 6 turni, punizione esemplare che mai sarebbe stata inflitta nel nostro campionato dove le simulazioni, pur essendo all'ordine del giorno, vengono giudicate in maniera molto lieve. Se tutte le federazioni prendessero esempio da quella brasiliana forse ci sarebbero meno "furbetti" e sicuramente il compito dell'arbitro sarebbe lievemente più facile.

venerdì 17 ottobre 2014

La regola del 7

Forse non tutti sanno che nel regolamento del "giuoco del pallone" è previsto un numero minimo di giocatori che devono comporre una squadra, ed è 7; sotto questo numero la partita non può essere giocata o va sospesa. Quasi un anno fa, forse ricorderete, durante la partita tra Salernitana e Nocerina, i giocatori ospiti, intimiditi dai tifosi che non volevano che la partita venisse disputata, hanno finto infortuni in modo da rimanere in 6, così da obbligare l'arbitro a sospendere la partita dopo soli 20 minuti. Quello che invece è accaduto nei giorni scorsi ha dell'incredibile: durante la sfida tra Deportivo Roca e Cipolletti, gara valida per la decima giornata del gruppo A del torneo regionale di Rio Negro, l'arbitro ha estratto ben 12 cartellini rossi. Tutto è nato da un rosso, del direttore di gara, Facundo Espinosa a Marcos Lamolla e Fernando Fernandez, dopo un brutto fallo del primo seguito dalla violenta reazione del secondo. L'alterco tra i due espulsi ha generato una rissa generale che ha coinvolto decine di giocatori e accompagnatori e che ha costretto l'arbitro ad estrarre altri 10 cartellini rossi -forse per par condicio, cinque per parte- e a sospendere l'incontro dopo 21 minuti sul punteggio di 1-0 per il Cipolletti.


Vedendo le immagini, quello che mi colpisce, a parte i vari calci volanti, è la totale incapacità del direttore di gara di tenere in mano la partita; dopo la prima espulsione, si fa prendere dal panico e in rapida successione espelle prima un giocatore estraneo alle prime scaramucce e poi due giocatori della stessa squadra. Solo a quel punto la follia si impossessa di uno degli espulsi che fa partire la vera rissa globale con anche poliziotti coinvolti.
Personalmente non mi era mai capitato di leggere una notizia simile, anche se forse nei campionati dilettanti sarà accaduto, ma in questo caso si parla di professionisti, anche se come affermato da uno dei protagonisti, l'allenatore del Deportivo Roca, Diego Landeiro: "questi non meritano di stare tra i professionisti, che paghino per il loro vergognoso atteggiamento"; il bello di questa affermazione è che è rivolta ai propri giocatori prima ancora che agli avversari.

martedì 14 ottobre 2014

Scambio di vite

Ho sempre mal digerito quelli che, pur ritenendo i calciatori dei ragazzini viziati e privilegiati, vorrebbero allo stesso tempo essere al posto loro. Il ruolo di "personaggio famoso" e nella maggior parte dei casi ricco non è però così facile da interpretare e in molti casi il rovescio della medaglia è più pesante dell'altra metà; il peso della notorietà, dell'essere sempre sotto i riflettori e del non poter commettere errori, porta molti calciatori giovani e meno giovani ad una forma di depressione. In un mio precedente articolo ho già parlato di questo aspetto della vita di un atleta (Depressione post calcio) e dei possibili rischi senza mai arrogarmi il diritto di giudicarli. Esistono però alcuni casi in cui i calciatori rifiutano il ruolo di privilegiati e anzi sembrano voler dimostrare di essere delle vittime che scambierebbero volentieri la propria vita con quella di altri.



Ultimo in ordine di tempo a rendersi protagonista di tali dichiarazioni è stato il difensore dell'Inter Juan Jesus che, l'altro giorno, ha dato vita ad un acceso botta e risposta su Twitter con un tifoso contestatore. Tutto è partito da un saluto del brasiliano che è stato commentato dal follower che ha fatto notare come, nonostante le cose non stiano andando bene, lui e i suoi compagni prendano comunque un lauto stipendio a fine mese. Juan Jesus ha prontamente replicato scrivendo: "sempre con i soldi in testa. Per te è facile parlare, voglio vederti in campo". A quel punto il tifoso contro replica chiedendo un atteggiamento diverso durante le partite e il difensore ribatte seccamente dichiarando: "facciamo così: ti do lo stipendio e la vita che faccio (allenamenti, viaggi, partite)".
Il civilissimo tifoso ribadisce di volere solamente un atteggiamento cattivo da parte di tutta la squadra e la querelle si conclude con Juan Jesus che afferma di soffrire per ogni sconfitta e promette di fare sempre la sua parte.
Non voglio certo paragonare il comportamento del difensore interista con quello di tanti altri suoi colleghi che usano lo strumento tecnologico in maniera impropria per non dire incivile, però da tifoso e da amante del calcio non posso sopportare - permettetemi il francesismo - chi sputa nel piatto in cui mangia. Ritengo che in nessun caso si debba rispondere ai tifosi perché ognuno ha il proprio ruolo e mi aspetto che un calciatore professionista risponda sul campo.

La Brutta, la Bella e la Simpatica

Come ogni giorno spulcio decine e decine di siti e quotidiani per trovare notizie curiose o che stimolino un interesse tanto da rendervi partecipi del mio pensiero. Oggi ero indeciso tra tre notizie: una bella, una brutta e una simpatica (sembra il titolo di un film). Nell'indecisione ho però scartato quella simpatica perché ci sarebbe stato poco da dire; a quel punto mi rimaneva da scegliere se parlarvi del trentatreenne difensore svedese e capitano della sua squadra, Pontus Segerstorm, stroncato ieri mattina da un tumore al cervello oppure del radiocronista, Ugo Russo, che si commuove durante la sua ultima radiocronaca.


Alla fine ho deciso che sono entrambe storie che vale la pena raccontare e, siccome quando mi chiedono se voglio prima la notizia brutta o quella bella, scelgo sempre prima la brutta perché amo il lieto fine, vi parlerò prima della tragedia di Stoccolma. 
Il difensore svedese ha giocato la sua ultima partita lo scorso 31 luglio proprio contro il Torino nel preliminare di Europa League, subito dopo si è fermato; l'11 agosto era stato diagnosticato il tumore che l'ha velocemente portato alla morte. Pontus raccontava via Twitter la sua lotta e faceva finta di non pensarci troppo, a settembre era stato operato, ma invano. Ieri purtroppo ha perso la sua partita più importante.
Gli fa da contraltare il radiocronista Ugo Russo, una delle voci storiche della trasmissione "tutto il calcio minuto per minuto", che al termine del suo ultimo collegamento dai campi di calcio si è commosso salutando il pubblico che lo segue da 42 anni. Russo, che domenica ha commentato la partita Livorno-Trapani, è scoppiato a piangere suscitando l'ammirazione di tanti suoi ascoltatori ma anche di chi forse non lo ha mai ascoltato, tanto che ieri su Twitter in molti parlavano di lui. Onestamente non ricordo le sue radiocronache ma sono certo di averlo ascoltato almeno una volta, anche perché detiene il record di incontri di calcio seguiti di indiretta. Ritengo la sua una bella storia perché con la sua commozione, che gli ascoltatori avranno percepito e apprezzato, ha dimostrato un amore incondizionato per il calcio e per il proprio lavoro.
A questo punto però mi è venuta voglia di raccontarvi anche la notizia simpatica: ebbene, ieri sul sito ufficiale della FIGC, è stato scritto che ad assistere all'ultima partita dell'Italia c'era il presidente del Senato Aldo Grasso. Cosa c'è di strano? Che il presidente del Senato si chiama Pietro Grasso mentre Aldo è un famosissimo giornalista. La gaffe non è certo delle peggiori ma con tutti i fari puntati sulla federazione,, dopo le numerose polemiche e la squalifica del presidente Tavecchio, ogni minimo errore viene ingigantito e mette in cattiva luce la FIGC e il nostro calcio.

lunedì 13 ottobre 2014

The show must go on! Forever?

Una grande paura ieri a Crotone: il potere dei calabresi, Caio Gobbo Secco, 23 anni, è stato colpito, al minuto 17, dal ginocchio sinistro del suo compagno di squadra Ferrari, durante la sfida contro il Pescara. Scontro fortuito a seguito del quale il numero uno brasiliano, in prestito dal Parma, è finito giù colpito duramente nella parte bassa del volto. Dopo pochi attimi Secco è svenuto ed è stato subito panico e paura tra i compagni di squadra e gli avversari: mani nei capelli per tutti, qualche lacrima e la mente che torna alla tragedia di Morosini. Pronto l'intervento dei medici dei due club che gli hanno tirato fuori la lingua dalla bocca, impedendo così il soffocamento. Dopo circa 40 secondi il sudamericano si è ripreso, ma è stato comunque portato in barella con il collo bloccato all'ospedale; l'esito della TAC è stato per fortuna negativo e il giocatore resterà comunque ventiquattr'ore sotto osservazione. Non c'è stato bisogno del defibrillatore che comunque è stato portato prontamente in campo.
Una delle cose più sconcertante della vicenda e che qualche giocatore abbia posto la questione dell'assegnazione o meno del gol: dopo lo scontro tra Ferrari e Secco la palla è infatti finita in rete. Per fortuna l'arbitro ha annullato il gol affermando di aver sospeso il gioco prima che il pallone varcasse la linea perché lo scontro gli era sembrato subito grave e voleva l'istantaneo intervento dei soccorsi, ma a mio parere anche solo chiedere il gol rasenta l'assurdo.


Giornata sfortunata quella di ieri che ha registrato anche un altro episodio di cronaca a Recanati nella sfida con il Campobasso: un giocatore ospite, che era in panchina, Matteo Monti, si è sentito male a causa di un attacco epilettico. Il calciatore è stato prontamente soccorso prima dell'arrivo dell'ambulanza che lo ha trasportato all'ospedale e le sue condizioni sono rassicuranti. L'arbitro della partita, di comune accordo con i capitani delle due squadre, ha deciso di sospendere l'incontro.
In entrambi gli episodi i protagonisti hanno rischiato la vita e fortunatamente sono fuori pericolo, ma la cosa che mi fa riflettere è che nel primo caso la partita non sia stata sospesa e addirittura ci sia stata la richiesta dell'assegnazione della rete. Mi domando come sia possibile non fermarsi e pensare addirittura al gol dopo aver vissuto attimi così tremendi. Ho sempre ritenuto - e continuerò a farlo - il calcio uno spettacolo e non ho mai condiviso lo slogan "the show must go on" perché a volte fermarsi è la cosa migliore. 

venerdì 10 ottobre 2014

Figura Barbina

La notizia, lo so, non è freschissima, ma prima di esprimere il mio parere volevo capire le reazioni del mondo del calcio che onestamente mi hanno lasciato più stupefatto della notizia stessa; sto parlando della squalifica del nostro presidente federale Carlo Tavecchio. I fatti sono più che noti: lo scorso mese di luglio, a pochi giorni dalle elezioni per la presidenza della FIGC, il candidato favorito, già presidente della Lega Nazionale Dilettanti, durante una conferenza, in riferimento al numero di stranieri presenti nel nostro campionato, ha dichiarato "da noi arriva Optì Pobà che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio". La gaffe del giovane settantunenne aveva attirato critiche bipartisan e, per qualche secondo, qualche povero illuso ha anche pensato che la sua vittoria alle elezioni sarebbe stata compromessa; personalmente fin da subito ho pensato e scritto (La scomoda verità) che in un paese come il nostro non si ritira né dimette nessuno, e che quindi Tavecchio avrebbe continuato imperterrito la sua campagna e avrebbe sicuramente vinto. Così è stato e onestamente non mi sembra che ci sia stata la sommossa popolare che le dichiarazioni ben oltre il limite della querela avrebbero richiesto. 


L'unica cosa certa era che, ancora una volta, il nostro paese e il nostro movimento calcistico avrebbero fatto una figura barbina. Così è stato; anzi è andata peggio, anche se devo confessare che la cosa mi ha reso abbastanza felice. Sto parlando dell'apertura di un'inchiesta da parte della UEFA che ha portato alla conseguente squalifica di Tavecchio di sei mesi per frasi razziste; il presidente non potrà partecipare a commissioni e al congresso del 2015 ma potrà continuare a rappresentare la Federcalcio e la Nazionale in campo internazionale. La Commissione Etica e Disciplina ha fatto quello che avrebbe dovuto fare la nostra procura federale che invece, dopo aver aperto un fascicolo sul caso, ha concluso l'indagine interna con l'archiviazione nei confronti del nuovo capo del nostro calcio. 
Tavecchio ha dichiarato che "le sentenze si rispettano, non si commentano" e fortunatamente non farà ricorso, cosa che onestamente ci avrebbe reso ancora di più una barzelletta e sarebbe stato un ulteriore assist per i nostri detrattori.
La sentenza prevede anche l'obbligo per il presidente di organizzare un evento speciale, volto ad aumentare la consapevolezza e il rispetto dei principi dell'UEFA contro il razzismo; mi auguro che il neo eletto si esima dal parlare durante questo evento se non attenendosi scrupolosamente ad un testo scritto possibilmente non da lui.

mercoledì 8 ottobre 2014

Non c'è moviola che tenga

A diversi giorni dalla partita tra Juve e Roma le polemiche non si sono affievolite, anzi gli scontri verbali e non, sono proseguiti fino ad oggi e non mi stupirei che di questa partita si continuasse a parlare per diverse settimane. Svariate persone mi hanno chiesto di esprimere la mia opinione, cosa che credevo di aver già fatto in parte lunedì, ma che evidentemente non è stata sufficiente per qualcuno. 
Io parto dall'assunto che gli errori arbitrali facciano parte del gioco e che non siano voluti, ma frutto ora dell'incapacità, ora di errate convinzioni, ora di dinamiche psicologiche quali ad esempio la compensazione. Non credo alla malafede della classe arbitrale, anche perché se così fosse perderei totalmente fiducia in tutto il movimento calcistico e smettere di vivere con passione tutto ciò che riguarda il mondo del pallone. Detto ciò io stesso ho fatto notare come nella maggior parte dei casi quando si urla allo scandalo per errori arbitrali ci siano di mezzo i bianconeri (Dove c'è Juve c'è polemica), ma sono anche convinto che tutto ciò abbia delle spiegazioni psicologiche che comunque non hanno nulla a che fare con complotti o favoritismi.


Innanzitutto si può parlare di una falsa percezione: quante volte quando ci fa male un braccio ci sorprendiamo del fatto che proprio in quei giorni andiamo sempre ad urtarlo provocandoci quindi del dolore? In realtà in quei giorni urtiamo il braccio lo stesso numero di volte di qualunque altro giorno, ma sentendo il dolore, percepiamo ciò a cui prima non davamo importanza. Quante volte inoltre fissandoci con un colore o un oggetto riteniamo di vederlo dappertutto? Ancora una volta è semplicemente il nostro cervello che pone maggiore attenzione a quel colore o quell'oggetto.
A tutto questo va aggiunto il fatto che la Juventus è la squadra con il maggior numero di tifosi in Italia, ma è anche la squadra con il maggior numero di "nemici" e quindi gli episodi che riguardano i bianconeri vengono analizzati da un numero estremamente superiore di persone rispetto a quelle che analizzano episodi nelle altre partite.
Occorre però analizzare anche un altro aspetto a mio avviso fondamentale: un arbitro che in buona fede commette un errore nei confronti di una squadra minore, come ad esempio il Sassuolo, rischia di non arbitrare la domenica successiva mentre l'arbitro che commette lo stesso errore contro squadre più blasonate rischia di saltare un numero maggiore di partite. Siccome gli arbitri vengono pagati a gettone, cioè a presenza, non si può assolutamente escludere che nelle frazioni di secondo in cui devono prendere una decisione non prendano in considerazione anche questo aspetto e quindi decidano più frequentemente di prendere decisioni a favore delle squadre di alta classifica.
Per onestà occorre dire che gli episodi di domenica, dopo discussioni e analisi, non sono poi così clamorosi, ma proprio perché hanno in qualche modo favorito la Juventus suscitano nei tifosi bianconeri rabbia e indignazione e purtroppo non c'è moviola che tenga.

martedì 7 ottobre 2014

Drammi fantacalcistici

Chiunque abbia mai giocato al fantacalcio, sa quanto sia difficile nell'era del calcio spezzatino dare la formazione il sabato schierando giocatori che giocano domenica o addirittura lunedì; se a questo aggiungiamo la "moda" degli ultimi anni di fare un uso eccessivo del turn over non solo per le squadre che giocano la coppa, ecco che il quadretto del fantallenatore è completo. Tutto ciò raggiunge l'apice quando a restare in panchina è uno dei tuoi titolarissimi, che per di più gioca nella Juve ed è anche rigorista; un conto è saperlo infortunato o non convocato, un altro è scoprire a mezz'ora dal fischio d'inizio del posticipo domenicale che il tuo uomo di punta viene lasciato in panchina.
Purtroppo per voi nella mia vita il fantacalcio ha un ruolo importantissimo, paragonabile quasi a quello del calcio reale e quindi non posso rimanere impassibile quando il signor Allegri decide di schierare titolare Pirlo che non metteva piede in campo da un mese, lasciando in panchina Arturo Vidal. Quando l'arbitro ha fischiato il rigore per fallo di mano di Maicon, potete capire la mia disperazione perché, se il cileno fosse stato in campo, l'avrebbe tirato lui; non è invece umanamente capibile da chi non ha vissuto una situazione simile ciò che ho provato quando è stato assegnato il secondo rigore. Per mia fortuna ho vinto lo stesso la mia partita ma sono andato a letto maledicendo il nome del conte Max. 
Sperando che le mie maledizioni non abbiano avuto conseguenze, sono qui anche per porgere le mie scuse ad Allegri, avendo scoperto che la decisione di tenere Vidal in panchina è assolutamente legittima e anche io non lo avrei fatto giocare. 


Giovedì notte il cileno esce con degli amici e va a ballare, ma la serata prosegue troppo e finisce male, colpa a quanto pare di uno sguardo o una parola di troppo ad una ragazza "accompagnata" che ha portato alla creazione del fidanzato sfociata in una discussione animata e qualche contatto fisico. La foto che riprende Vidal con una ghirlanda hawaiana, allontanato da un gigantesco buttafuori è stata scattata alle 5.20 del mattino, un orario non esattamente ideale per un professionista a tre giorni dalla partita più importante del campionato; per giunta poche ore dopo, lo stesso calciatore si è presentato in ritardo all'allenamento provocando così l'irritazione di tecnico e società e la sacrosanta decisione punitiva di non schierarlo titolare contro la Roma.
Trattandosi di fantacalcio non mi è permesso multare il giocatore ma spero che la Juve lo faccia perchè gli interessi in gioco sono alti, sia per me che per loro.

lunedì 6 ottobre 2014

Dove c'è Juve c'è polemica

Doveva essere la partita dell'anno, o perlomeno quella nella quale si sfidavano le due squadre più forti del nostro campionato; entrambe imbattute, entrambe a punteggio pieno ed entrambe esprimendo un gioco nettamente superiore a tutte le altre compagini. E invece è stata la partita delle polemiche, dei rigori, delle espulsioni e delle dichiarazioni al limite della querela. Ancora una volta il nostro calcio ha fatto brutta figura in mondovisione.
Non analizzo mai i singoli episodi e non lo farò neanche questa volta, però da spettatore neutrale è stata quantomeno una partita strana; strana perché giocata alle 18 della domenica, strana perché Allegri decide di far giocare titolare Pirlo, lontano dai campi da mesi, strana perché dopo mezz'ora l'arbitro Rocchi aveva già fischiato 2 rigori e perché ne ha fischiato un terzo bel oltre il minuto di recupero concesso nella prima frazione, strana perché la Roma era in vantaggio 2-1 allo Juventus Stadium, strana perché Bonucci realizza il gol della vita, strana perché su ogni azione si è accesa una polemica, strana per i battibecchi tra romanisti e steward che hanno dimostrato ancora una volta che non siamo pronti alla rivoluzione degli stadi e all'eliminazione delle barriere.


Il campo ha dato il suo verdetto: 3-2 per la Juve con 7 cartellini gialli e 2 rossi più l'espulsione dell'allenatore della Roma dopo soli 28 minuti; capisco le ire e l'orgoglio dei tifosi ma per quel che mi riguarda il campo va sempre rispettato. Detto ciò indubbiamente l'arbitro non ha mai avuto in mano la partita, fischiando quando non doveva e lasciando correre in occasione di falli; i giocatori non hanno facilitato il compito ma non è una giustificazione.
Dedico qualche riga alle voci dei protagonisti: Totti dichiara "la Juve dovrebbe giocare un campionato a parte, arriveremo ancora secondi. Non so se siamo stati battuti dall'arbitro ma non dalla Juve", Garcia ironizza "qui le aree le fanno di 17 metri", il ds Sabatini afferma "scientifico che i due rigori non c'erano e anche la terza rete è irregolare" ma conclude stemperando un po' i toni "riconosciamo il verdetto del campo, onore alla Juve".
La mia onestà intellettuale non mi permetterebbe di dormire tranquillo se non esprimessi solidarietà al tifoso della Roma; se ci fosse stata la mia squadra al posto di quella giallorossa sarei a dir poco infuriato e vorrei che qualcuno mi dicesse perché dove c'è Juventus c'è polemica...

giovedì 2 ottobre 2014

Sciopero del calcio

Da qualche giorno si è acceso un dibattito sulla sicurezza negli stadi, ma non c'è da essere contenti perché non si parla di aumentare la sicurezza ma di chi deve pagarla. Il governo Renzi, con un emendamento al decreto stadi approvato dalla commissione Giustizia e Affari costituzionali della Camera, intende introdurre un contributo dei club (in percentuale sugli incassi del botteghino) per il pagamento dei costi della sicurezza in occasione degli eventi sportivi; le risposte non si sono fatte attendere e c'è chi ha ipotizzato l'idea di una reazione forte dei club che potrebbe portare forse anche ad uno sciopero. Tavecchio, presidente della Figc parla di "decisione inattesa che non condividiamo" ma non vuole sentir parlare di "serrata"; per Abodi, presidente della Lega di Serie B, si tratta di una scelta "inaccettabile per un sistema che paga un miliardo di euro di tasse, di autentica demagogia". Arriva poi, neanche troppo inaspettata, la risposta piccata del presidente del Palermo Zamparini che afferma "pagheremo se fanno pagare ai politici le scorte inutili che hanno in giro per l'Italia"; anche il patron rosanero non condivide l'ipotesi di uno sciopero.


Puntualizzo che le società dovrebbero pagare "solo" gli straordinari delle forze dell'ordine; e che il contributo oscilla tra 1% e 3% degli incassi; certamente le società non sono contente e i giornali cavalcano l'onda della polemica ma nessuno o quasi, analizza il resto del decreto che prevede interessanti novità tra le quali un inasprimento delle regole sul Daspo che potrà essere anche di gruppo, in modo da vietare le trasferte alle tifoserie violente. Non so ancora come andrà a finire la vicenda ma qualcosa mi dice che, come sempre in Italia, a pagare saremo noi.

Ti avevo pure al Fantacalcio

Ogni giorno mi sforzo di trovare episodi positivi da raccontarvi, ma diventa sempre più difficile, ed essendo questo il post numero 100, si può certo parlare di statistica. Le storie belle sono quindi rare, mentre quelle brutte sempre più frequenti e tra queste, le peggiori ritengo siano quelle di violenza e di razzismo, che in fondo è sempre una forma di violenza seppur verbale. Il Protagonista di oggi ha rimediato ben 10 turni di squalifica per insulti razzisti; era già successo un anno fa in Coppa Italia di Lega Pro a Gaetano Iannini e ad un giocatore della primavera dell'Atalanta, Alberto Grassi. E' successo ancora, in Serie D, ma il protagonista è uno che ha alle spalle anni di Serie A: sto parlando di Emiliano Bonazzoli, attaccante trentacinquenne, ex tra le altre di Sampdoria e Reggina. Il Giudice sportivo lo ha squalificato per 10 giornate "per avere, al termine della gara, rivolto espressioni discriminatorie per ragioni di razza, nazionalità e colore della pelle all'indirizzo del Direttore di gara".
Ramy Ibrahim Kamal Jouness, arbitro di origini marocchine della sezione di Torino, designato per la sfida di domenica scorsa contro la Correggese, aveva espulso Bonazzoli al fischio finale per proteste, successive alla decisione dell'arbitro di fischiare la fine dell'incontro con la squadra di casa in procinto di effettuare una rimessa laterale in fase offensiva. Da una prima ricostruzione pare che l'ex attaccante con una presenza anche nella Nazionale maggiore abbia inveito dicendo "arbitro di m..", ma il guardalinee ha riportato ulteriori commenti diretti a Ramy a sfondo razzista.
Appresa la notizia, la punta ha dichiarato: "Non ho parole, non è giusto che mi si faccia passare per razzista"; la dirigenza dell'Este sta inoltre pensando di presentare ricorso.


Parto dal presupposto che l'assistente dell'arbitro non ha alcun interesse a far punire ingiustamente Bonazzoli, e che quindi le frasi riportate sono effettivamente discriminatorie; trovo quindi doppiamente colpevole l'attaccante. La violenza verbale non può essere mai giustificata, figuriamoci per un fischio arbitrale che non ha nemmeno inciso sul risultato, e Bonazzoli avrebbe fatto più bella figura a scusarsi ammettendo l'errore piuttosto che sostenere la tesi del complotto.

mercoledì 1 ottobre 2014

Una citazione non ti salverà

Avevo deciso di non esprimermi sul presidente della Lazio, Claudio Lotito, perché in fondo con il suo latino mi sta anche simpatico, per cui ho evitato di commentare il suo presenzialismo in lega e in nazionale, ho evitato di parlare della prima diatriba con Marotta, dove aveva dichiarato "parlo solo con i miei pari grado" e con De Rossi definito "dipendente" della Roma. Certo, quando ha detto che sempre Marotta "non sa dove guarda, con un occhio gioca a biliardo e con l'altro mette i punti" sono rimasto un po' perplesso, ma ho provato a difenderlo sostenendo che non voleva essere un riferimento allo strabismo del dirigente bianconero; quando però ieri, al termine della partita con il Palermo, ai microfoni di Mediaset Premium, quando gli viene chiesto se se la sente di fare le scuse a Marotta, non risponde e abbandona stizzito la trasmissione, non ho più potuto stare zitto.


Lotito è un degno compare di Tavecchio, del quale tra l'altro è stato uno dei maggiori sostenitori, e come lui non capisce che una persona con un minimo di cervello, nel ricoprire una carica o una posizione di potere, non può permettersi certe esternazioni e certe battute.
E' anche il presidente più odiato dai propri tifosi, a prescindere, o meglio nonostante gli invidiabili risultati sportivi; è sempre stato superbo e altezzoso, ai limite del sopportabile e con le sue "uscite" ha sempre animato gli animi invece che gettare acqua sul fuoco.
Allora, caro presidente, mi permetta una citazione latina: Plauto diceva "Non aetate verum ingenio apiscitur sapientia" cioè, la saggezza non si acquisisce con l'età ma grazie al talento, e lei purtroppo non ne ha. 

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