giovedì 23 luglio 2015

Progresso o tradizione?

Lo so che dal titolo sembra che abbia scelto uno degli argomenti più difficili e dibattuti di sempre, la dicotomia per eccellenza. I latini, che la sapevano lunga, dicevano "in medio stat virtus", ma per chi non ama i compromessi questo è difficile. La mia esperienza ha dimostrato che amo la tecnologia e il progresso, ma al tempo stesso digerisco mal volentieri i cambiamenti di ogni genere; la curiosità dello sperimentare non fa parte del mio carattere. Ricordo ancora quando mio padre mi porto' ad acquistare il mio primo computer e il venditore mi chiese se avrei avuto bisogno di internet e io candidamente, dopo averci pure pensato, risposi che non avrei saputo cosa farmene; inutile dire che oggi non potrei vivere senza. 
Nel mondo del calcio la tecnologia ha un ruolo sempre più importante con occhi di falco per i gol fantasma, auricolari per la comunicazione tra arbitri, macchinari per la preparazione atletica e anche panchine mobili come ho raccontato nel mio precedente post (Cartelloni fantasma e panchine mobili). Potrei parlarvi poi di MilanLab (struttura all'avanguardia per studiare i giocatori fisiologicamente e non solo)o della stanza creata appositamente dalla nostra nazionale per ricreare le condizioni climatiche che i giocatori avrebbero trovato ai mondiali in Brasile, ma la vera star dell'estate è un'altra.
In questi ultimi giorni si fa un gran parlare del drone di Sarri; addirittura quasi quotidianamente i giornali ci informano dello stato di salute del misterioso oggetto volante. 


Va detto che non è un'invenzione del neo tecnico partenopeo e che già altri mister hanno ritenuto utile riprendere gli allenamenti dall'alto per meglio comprendere i movimenti della squadra e far vedere ai singoli giocatori la giusta o errata posizione da tenere. Certo il drone ha una miglior resa in quanto permette di muovere la telecamera e seguire i giocatori nei loro spostamenti, ma come mostrato appunto dai media, è molto delicato e ha bisogno di particolare manutenzione. 
A questo punto,vi starete chiedendo cosa c'entri in tutto questo la tradizione; mi viene in aiuto ancora mister Sarri che, da buon napoletano, durante l'allenamento non può rinunciare ad un buon caffè, rigorosamente fatto con la Moka, in barba al progresso.

lunedì 20 luglio 2015

Cartelloni fantasma e panchine scorrevoli

Chi come me ama il calcio, respira calcio e vive per il calcio, nei mesi estivi si sente orfano, vaga tra i canali di tutte le televisioni senza trovare mai soddisfazione come chi cerca il sole quando è già tramontato perchè non può aspettare fino all'alba. La stagione calcistica è ormai finita da tempo, e per fortuna la coppa america ha lenito la ferita, colmando per un poco quel vuoto che ci portiamo dentro, ma il rigore di Higuain ha riaperto la voragine, lasciandoci solo lunghe trasmissioni di calcio mercato, improbabili tanto quanto gli ospiti, opinionisti e in alcuni casi anche presentatori che le frequentano.
Certo alcuni "botti" di mercato ci sono stati anche a giungo, ma poi quello che rimane è solo voglia di calcio giocato, di vedere un pallone rotolare e quindi sei disposto ad abbonarti a Mediaset per vedere amichevoli improponibili, con giovani sconosciuti, commentate da voci altrettanto sconosciute, che non riescono a farti trovare pace.
Poi, all'improvviso, un sabato mattina come altri, con il termometro che supera già i 30 gradi, mi siedo sul divano per vedere quella che penso sarà l'ennesima delusione, ed invece qualcosa cambia, anche se non dal punto di vista del gioco. E allora, mentre guardo Real Roma in diretta dall'Australia, trovo finalmente lo spunto per scrivere qualcosa di interessante. 
Ok Giovanni, abbiamo capito l'antifona, ma dopo 15 righe vorresti entrare nel merito della questione?
La mia coscienza mi richiama all'ordine e quindi ecco cosa ha attirato la mia attenzione: tanto per cominciare i giocatori in panchina con copricollo e coperte, ma ovviamente dall'altra parte del mondo è inverno; poi lo stadio strapieno con più di 90.000 biglietti venduti, ma d'altronde quando ricapita ai melburnesi o in qualunque modo si chiamino di vedere in campo certi campioni. Ma due cose sopra tutte le altre hanno svegliato in me una voglia irrefrenabile di raccontarle e sono due "prodigi" della tecnica: il primo è un cartellone pubblicitario immaginario e la seconda una panchina su rotaie. Avete capito bene, non sono impazzito e ho anche la documentazione che lo prova. Cominciamo dai cartelloni pubblicitari: oltre a quelli che siamo abituati a vedere, nelle inquadrature a tutto campo compaiono ai due lati di ogni porta scritte pubblicitarie che, magicamente, nei replay o nelle inquadrature dal basso scompaiono. In Europa siamo abituati a vedere pubblicità sul terreno di gioco ai lati delle porte, ma sono degli striscioni appoggiati sull'erba oppure strutture in plastica leggerissima per evitare di ferire i giocatori; gli australiani invece, con molta intelligenza secondo me, rendono tutto digitale, tanto importa maggiormente che le pubblicità siano viste dagli spettatori a casa che da quelli presenti allo stadio.



Confesso che sarebbe bastato questo a farmi tornare la voglia di scrivere, ma non è tutto; sulla linea del fallo laterale, dietro i cartelloni pubblicitari, quelli veri, a meno di tre metri dal campo, c'è una panchina speciale con soli quattro posti. Appena l'ho notata ho subito pensato che fosse un'altra idea geniale, che avrei voluto essere seduto lì e che non capivo perchè solo quattro posti a riempire al massimo 5 degli oltre 90 metri del campo. All'improvviso tutto si è chiarito: la panchina si spostava lungo tutto il campo, seguendo le azioni in modo che i fortunati fossero sempre o quasi in linea con il pallone.


Questo è Marketing!

mercoledì 17 giugno 2015

Passione dantesca

Figlio mio, il mondo è crudele e la vita è ingiusta; questo potrebbe essere il sunto dell'esistenza...almeno di quella vista da un pessimista. Personalmente amo distinguere tra ottimismo della volontà e pessimismo della ragione prediligendo ovviamente la razionalità, ma torniamo alla crudeltà del mondo e delle persone che lo abitano. Passi i primi anni della tua vita circondato da persone che ti vogliono convincere che l'amore esiste ed è eterno, che le favole sono sfaccettature della realtà e che gli affetti vanno coltivati perché sono importanti. Poi però cresci e ti rendi conto che l'amore è anche se non soprattutto sofferenza, che i legami si "slegano", che anche la famiglia non è eterna e rimani spiazzato, immobile come un bambino a cui hanno portato via il giocattolo, inebetito come quando ti svegli all'improvviso da un lungo sonno, disperato come quando ti accorgi che stavi solo sognando, deluso come quando scopri che babbo natale non esiste, che i supereroi sono inventati e che il bene non vince sempre sul male, anzi...

Ogni tanto proverai dei sentimenti che sembreranno amore e ti faranno illudere per qualche mese o per qualche anno se sei fortunato e tornerai bambino, ma come dice il saggio "l'amore è eterno finché dura" e quindi probabilmente tornerai a non capire.

Poi arriverà il momento in cui cercherai di razionalizzare tutto ciò e sarà la cosa più difficile che tu abbia mai fatto, perché i sentimenti non si possono razionalizzare e cercherai l'aiuto di poeti, scrittori e cantanti; purtroppo anche lì non avrai certezza perché c'è chi canta che "l'amore non esiste ma è solo il più comodo rimedio alla paura di rimanere soli" e chi invece scrive "E se vi pare oltraggio ch' ad amarvi sia dato, non sia da voi blasmato: ché solo Amor mi sforza, contra cui non val forza - né misura."



Dante poi col suo "Amor, ch'a nullo amato amar perdona..." ti farà riflettere sul nodo cruciale e cioè la reciprocità dei sentimenti e solo in quel momento una lampadina ti si accenderà e capirai che l'unico amore certo ed eterno è quello verso chi non può non ricambiare e in realtà non può neanche ricambiare. L'amore più forte di tutto e tutti è la passione cui l'animo non può che soggiacere.

La passione quella vera è eterna, non è perfetta né priva di delusioni e sofferenze, ma figlio mio, se tu avrai per qualcosa anche metà della passione che ho io per il calcio allora la tua esistenza sarà ricca. Passano gli anni, si succedono scandali, disgrazie calcistiche e non, la tua squadra può retrocedere o fallire, puoi scoprire combine e le peggiori facezie ma "Qual è colui che sognando vede, che dopo 'l sogno la passione impressa rimane, e l'altro e la mente non riede" rimarrai fedele alla tua passione sempre.

domenica 14 giugno 2015

Ascolta un Cretino

Fin da quando ero bambino, una delle espressioni per me più incomprensibili era "ascolta un cretino"; prima di tutto perché nessuno avrebbe voglia di ascoltare un cretino, ma soprattutto perché non capivo per quale motivo una persona dovesse darsi del cretino per avvalorare le proprie tesi. Poi arrivò Micio, incredibile personaggio della trasmissione Mai Dire Gol interpretato da Claudio Bisio nel lontano 1997, che ribaltò molte mie convinzioni, dando nuova vitalità all'espressione "ascolta un cretino". Non è facile spiegare chi era Micio, ma ci provo per i più giovani: procuratore sportivo contorto, potrei definirlo un dietrologo per antonomasia, uno che con ragionamenti "assurdi" e domande spesso inquietanti spiegava l'inspiegabile del calcio arrivando a fare congetture ed insinuazioni al limite del lecito. Per fare un esempio: per Micio il fatto che il pallone fosse bianco e nero era una prova del "potere" della Juve nel calcio e il fatto che lo sponsor del Milan fosse Opel e che la Juve fosse di proprietà della Fiat nascondeva un'alleanza interna tra le due società. Detto ciò, questa mattina mi sono svegliato con un'idea balzana in testa: cosa direbbe oggi Micio? cosa ci racconterebbe?




Caro Micio, cosa pensa della cessione del 48% della società di Berlusconi per 500 milioni di euro in un momento in cui le cose per il club di via Turati non girano alla grande. "Che ingenui!" esordirebbe Micio "mister Bee non esiste, è solo un prestanome che serve a Silvio per far rientrare in Italia dei capitali che aveva immobilizzato all'estero e per riciclare una grandissima quantità di denaro...ascolta un cretino". 
E allora la cessione di Moratti? perché il 70 % dell'Inter è stato venduto per meno della metà? "Ovviamente l'Inter aveva molti più debiti di quelli dichiarati e quindi la cifra era bassa perché il resto non doveva comparire per il fisco...ascolta un cretino"
Come mai con tutti i debiti che ha il Milan, ancor prima che arrivino i soldi dell'accordo, si sta facendo un mercato faraonico?  "Che ingenui! Il Milan è di Berlusconi, Mediaset è di Berlusconi, per chi non lo sapesse Mediaset ha comprato i diritti in esclusiva per tre anni della Champions League (Tre anni di mucchi selvaggi e sciabolate morbide), per vendere più tessere ci vogliono più tifosi e quali sono le squadre che hanno più tifosi? Quelle che adesso non sono in Europa, come il Milan. Quindi Silvio compra giocatori per vendere più tessere...ascolta un cretino"
Come mai alcuni giocatori vengono in Italia diminuendosi lo stipendio? "Ma quale diminuzione di stipendio, nessun giocatore lo farebbe; ovviamente per il fisco lo stipendio è più basso, ma in realtà il giocatore riceve il resto dei soldi in altri modi, leciti e illeciti...ascolta un cretino"
Cosa pensa delle piccole squadre che approdano in serie a? "Penso che Oronzo Canà ci abbia fatto capire anni fa come funzionano certe cose; i presidenti ottengono visibilità ma non possono permettersi di restare a lungo nel calcio che conta perché costa troppo"
E il Sassuolo? "Che ingenui! Chi è il presidente del Sassuolo? Il presidente di Confindustria...ascolta un cretino"
Per concludere, secondo lei per quale motivo a capo della FIGC è stato eletto Tavecchio? "Perchè agli italiani piacciono le banane e ormai sono abituati a prenderla nel...ASCOLTA UN CRETINO".


giovedì 11 giugno 2015

La freddezza dei numeri

Dopo il post dei giorni scorsi un po' ironico, analizziamo seriamente il campionato appena concluso; lo spunto lo prendo da un articolo uscito ieri sul Corriere della Sera che ci fornisce interessanti statistiche. Premetto che non ho mai amato i numeri legati al calcio e ritengo che leggere le statistiche di una partita senza averla vista sia fuorviante, ma ultimamente va molto di moda. Ovviamente c'è una base scientifica e so che anche le società stesse usano le statistiche per analizzare diversi fattori sportivi oltre che economici, ma ridurre una passione a meri numeri non fa proprio per me. Ciò detto però non sono né cieco né integralista quindi leggo numeri e statistiche cercando di estrapolare quello che ritengo significativo.
Fatta questa doverosa premessa, veniamo a noi: l'articolo mette a confronto i 6 principali campionati europei (Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Olanda e Spagna) basandosi sulle statistiche Opta, leader mondiale nell'elaborazione dei dati sportivi, dalle quali si evince che in Olanda si tira di più e meglio (infatti si fanno più gol), all'Inghilterra va il primato degli stranieri (e dei loro gol) e alla Spagna quello degli esoneri.


Ovviamente preferisco concentrarmi sui dati riferiti al nostro campionato anche perché il fatto che in Olanda si facciano più reti non è un dato significativo in sé, visto che dipenderà anche dalle difese e qui la statistica può aiutarci un po' meno. Comunque l’Italia è in testa solo a due classifiche, e in nessuno dei due casi è una buona notizia. La Serie A è infatti il campionato in cui si è avuta la più alta media di espulsi (0,31 a partita, contro lo 0,17 della Bundesliga) e in cui ci sono stati più pareggi: il 31,58%, unica Lega con una percentuale superiore al 30.
Altro record «negativo» dell’Italia riguarda la percentuale di realizzazione (13,60% e solo il 43,6% dei tiri entra in porta). 
Permettetemi un accenno anche agli esoneri; l'Italia sembra non essere più "mangia allenatori" e questo lo si può spiegare sempre con la crisi economica, visto che esonerando un mister bisogna pagarne due.
Infine, l'ultimo dato che ritengo significativo è quello delle vittorie delle squadre di casa (40%), numero in ribasso che riapre una antica discussione sul fattore campo che però meriterebbe una lunga trattazione.
Da quanto letto risulta evidente che le statistiche sono importanti solo se le si sanno leggere, ma soprattutto se si riesce a dare una spiegazione logica al freddo dato numerico.

domenica 7 giugno 2015

Tre anni di mucchi selvaggi e sciabolate morbide

Con la finale di Champions League di sabato scorso, la stagione calcistica 2014-2015 è stata messa in archivio; certo mancano ancora gli europei under 21, la coppa america, la finale di ritorno dei playoff di serie b, per conoscere la ventesima squadra della prossima serie a, e forse qualche altra partita, ma i verdetti più importanti ci sono tutti. Proviamo quindi ad analizzare cosa ricorderemo di questa annata: sicuramente ricorderemo che dalla prossima stagione e per tre anni la Champions sarà in esclusiva su Mediaset, come ci ricordano almeno 20 volte al giorno le pubblicità i telegiornali e i giornali; ci manca solo che chiamino a casa...ah no scusate, fanno anche questo. I commenti sui social sono impietosi e ne cito solo uno, esemplificativo: "Rendetevi conto che da agosto e per 3 anni la Champions sarà un'imbarazzante esclusiva Mediaset. Quindi, scenette di Gossip ogni martedì e mercoledì, le ragazze al touch che sbirciano sui profili Instagram delle fidanzate dei calciatori. Opinionisti del calibro di Ciccio Graziani e Maurizio Pistocchi. Il tutto condito da un "CCEZIONALE" ogni 12 minuti. Organizzatevi per tempo eh. Mi raccomando."
A parte gli scherzi, la stagione appena conclusa ha ricordato a tutti che in Italia la Juventus è ancora irraggiungibile a prescindere dall'allenatore, che le milanesi sono sempre più in crisi nonostante gli investimenti stranieri e che le squadre italiane in Euorpa possono dire la loro ma senza illudersi di poter vincere, perché scordatevi l'anno prossimo di avere  due semifinaliste di Europa League e una finalista di Champions, che giusto per ricordarvi sarà un'esclusiva di Mediaset Premium con ospite fisso la controfigura di Arrigo Sacchi che si destreggerà tra gaffe sessiste-razziste e commenti più ovvi dell'ovvio.


Come dimenticare poi, il fallimento del Parma, i problemi con il Fair Play Finanziario di Inter e Roma, le storiche promozioni di Carpi e Frosinone, l'elezione in FIGC di Tavecchio grazie ad Optì Pobà, la spontaneità del "Viperetta" Ferrero che con il ritorno del "Ragno" Zenga dichiara di ambire al piazzamento in Champions, ma solo perché vuole che Mikaela Calcagno, fidanzata dell'ex arbitro Paparesta e conduttrice dei programmi sportivi Mediaset, lo intervisti a fine partita.
E' poi notizia degli ultimi giorni l'annuncio delle dimissioni, a poche ore dalla sua rielezione, di Blatter da presidente della FIFA, anche se un nuovo presidente ci sarà solo a marzo e lui continuerà a dirigere l'orchestra e anche a dare vita alle riforme; sempre in tema di notizie fresche non posso non citare l'accordo tra Berlusconi e Bee per la cessione del 48% delle quote del Milan in cambio di 500 milioni di euro. Sarà per questo che Mediaset ha potuto avere in esclusiva per tre anni la Champions League?
In conclusione, saranno molti i ricordi di quest'anno e tutti, ma proprio tutti abbiamo già nostalgia del calcio e non vediamo l'ora che sia fine agosto e che una nuova stagione cominci, ma non preoccupatevi perché ogni giorno ci saranno notizie fresche su quotidiani e tv e anche io nel mio piccolo continuerò a parlare dello sport che amo.

Quasi dimenticavo, ricordatevi che da agosto la Champions League sarà visibile in esclusiva solo su Mediaset Premium, per cui munitevi di tessera...io rimango convinto che alla vigilia della prima partita e con già migliaia di tessere vendute si troverà un accordo con Sky, ma forse è solo una mia illusione come quelle che ci fa vivere Piccinini che con la palla a centrocampo alzando il tono della voce annuncia "PERICOLO".


lunedì 1 giugno 2015

FBI vs FIFA: quello che gli altri non dicono

Tutte le mattine, come ogni amante del calcio che si rispetti, leggo con attenzione quotidiani sportivi e siti del settore alla ricerca di ispirazione per un post o semplicemente per essere informato su ciò che mi sono perso. In questi ultimi giorni ho letto decine e decine di articoli sullo scandalo FIFA, su Blatter e i suoi "compari", ma devo confessare che la prima cosa che ho pensato è stata un'altra: cosa c'entra l'Fbi? Centinaia di righe e migliaia di parole lette senza che nessuno si ponesse la mia stessa domanda. Premetto, per amor di verità che non posso essere sicuro di aver letto ogni singolo articolo scritto sull'argomento, ma essendoci andato vicino concedetemi un po' di stupore; sono l'unico a porsi questa domanda? sono l'unico che crede di sapere la risposta? sono l'unico che conoscendo il mondo del pallone non si stupisce del reato e pensa all'accusa? sono l'unico che non ha niente da perdere? Lascio a voi le risposte, anzi vi offro un indizio, la risposta è una sola...sempre la stessa.
Veniamo dunque al nocciolo; è inutile che racconti l'accaduto perché sapete già di cosa si tratta e ho praticamente la certezza intellettuale che le accuse siano vere, che la FIFA sia in gran parte corrotta, che Blatter sia un personaggio eufemisticamente "losco" e che il tutto si concluderà a tarallucci e vino.
Non ci rimane quindi che la mia prima domanda: cosa c'entra l'Fbi? Perché lo scandalo che sta sconvolgendo la FIFA e il calcio mondiale viene da un'inchiesta portata avanti dalle autorità giudiziarie degli Stati Uniti visto che la sede legale della FIFA è a Zurigo, in Svizzera e la sua attività si propaga ovunque e non solo in Nord America?


La risposta può essere articolata in tre punti e quello di partenza è che l'Fbi ha aperto da tempo un dossier sull'assegnazione doppia dei Mondiali 2018 e 2022 a Russia e Qatar per i quali la Federcalcio a stelle e strisce si era candidata ritirandosi per il 2018 e arrivando seconda alle spalle del Qatar per il 2022.
La lettura del comunicato del Dipartimento di Giustizia americano e delle parole del Procuratore generale degli Stati Uniti, Loretta E. Lynch, offrono poi una seconda chiave interpretativa: i capi d'accusa che hanno portato agli arresti sono riferiti in gran parte a tangenti pagate per garantirsi l'assegnazione di diritti televisivi e partnership commerciali relativi a eventi calcistici negli Stati Uniti e nel Sud America con triangolazioni su conti di banche statunitensi. Gli investigatori dell'Fbi hanno guardato al marcio di casa propria, insomma.
Veniamo ora al terzo punto, quello più rischioso da esprimere, quello più scomodo, quello probabilmente più da "malpensanti", ma si sa che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina. Gli Stati Uniti non sanno perdere, e questo lo si capisce anche dalla prima ipotesi che vedrebbe partire l'inchiesta per la mancata assegnazione dei Mondiali, ma io voglio spingermi oltre. Premettendo che non ho niente contro gli americani, e che anzi li considero in molti aspetti un modello da seguire, riconosco loro un'innata voglia di avere tutto sotto controllo, e più nello specifico di avere tutto sotto il proprio controllo, e nel calcio non è possibile. Ecco, secondo me è proprio da questa loro impotenza che bisogna partire per capire i motivi dell'inchiesta.

domenica 26 aprile 2015

Petardi per pranzo

Ed ecco la solita domenica di ordinaria follia. Ordinaria perché ormai non passa settimana senza che si verifichino episodi di violenza fuori e dentro il campo; questa volta però c'è stata una concentrazione del tutto.
Follia nel derby della Mole: già prima della partita, in mattinata, c'erano stati degli scontri tra ultras con lancio di sassi e uova e poi l'arrivo della Juve allo stadio con un vetro rotto del pullman a causa del lancio di bottiglie. Come se non fosse già abbastanza la follia continua all'interno dello stadio, all'inizio della partita con l'esplosione di una bomba carta dentro l'Olimpico. Il bilancio è di 12 tifosi granata feriti, di cui uno grave ma non in pericolo di vita, trasportati all'ospedale. Secondo le Forze dell'Ordine, la bomba è stata lanciata dal settore dei tifosi bianconeri verso la Curva Primavera occupata da quelli del Toro. Altro scoppio a fine partita, senza conseguenze. 
Un gesto ovviamente da condannare e la solita domanda che i tifosi "pacifici" si pongono: come è ancora possibile introdurre una bomba carta dentro lo stadio? E' fresca nella mia memoria l'immagine di alcuni petardi nascosti dentro un panino, ma oltre alla "furbizia" di alcuni delinquenti c'è sicuramente inefficienza e in alcuni casi collusione di chi deve effettuare i controlli. 
Alla fine comunque ci sono stati degli arresti: tre i tifosi, due della Juve e uno del Torino, fermati dalla polizia per il lancio di bombe carta, fumogeni e altri oggetti all'interno dello stadio Olimpico. Altri due tifosi sono stati arrestati per gli incidenti prima della partita; uno è stato denunciato per i sassi contro il pullman della Juve.


Vi avevo parlato di una domenica in cui si erano concentrati diversi episodi e quindi parlerò anche della follia di Bergamo negli spogliatoi dopo Atalanta-Empoli. La denuncia arriva da Maccarone, capitano dei toscani: "Credo che Denis sia un vigliacco. Ha tirato un cazzotto a Tonelli da dietro negli spogliatoi. Parliamo tanto di violenza e poi succedono queste cose tra calciatori. Lorenzo ha subito un colpo sotto l'occhio e credo si sia rotto il naso. C'erano anche le luci spente negli spogliatoi, come se fosse tutto pronto per non far vedere l'episodio".
Immediata la replica dell'Atalanta con il direttore generale Pierpaolo Marino che ha confermato l'episodio giustificando in parte l'argentino: "Tonelli ha aspettato Denis nel tunnel degli spogliatoi dopo la partita e ha minacciato di morte lui e la sua famiglia. German è molto sensibile perché ha quattro figli. La luce spenta è un caso perché l'Atleti Azzurri d'Italia è uno stadio vetusto e chiunque può spegnere la luce con l'interruttore, anche per caso".
L'unica cosa che mi viene da aggiungere è che dobbiamo smetterla di giustificare certi atteggiamenti; ritengo Marino un ottimo dirigente e un uomo onesto, ma con le sue dichiarazioni fa male a se stesso e al calcio perché la violenza non è mai giustificabile.

martedì 21 aprile 2015

Troppo francesi per essere eleganti

Poche cose mi fanno imbestialire nella vita, ma una di queste è chi denigra il nostro paese e chi parla per luoghi comuni; la notizia di cui vi parlo riunisce in poche righe entrambe le cose.
Sto parlando di un messaggio apparso in sovrimpressione sul canale transalpino "Bein Sport" durante l'intervallo della sfida di Europa League fra Wolfsburg e partenopei.
Lo scandaloso post della tv francese recitava "Higuain troppo da Napoli per essere onesto".


Una sola riga e una manciata di parole per esprimere un concetto tanto distorto quanto odioso. Nei contenuti, il messaggio farebbe riferimento alla presunta posizione di fuorigioco del Pipita in occasione del gol dell'1-0, nella forma il concetto che viene fatto passare è quello di un'identificazione tout court del concetto di disonestà con una squadra, un'intera città e tutti i suoi abitanti. Un assunto semplicemente inaccettabile, e un passo falso clamoroso che non ha mancato di destare l'amaro risentimento dei tifosi napoletani (e non solo) che se ne sono accorti in diretta.
C'è chi fa notare per ironia della sorte che Gonzalo Higuain, fuoriclasse da 46 presenze e 22 gol con la nazionale argentina, sia nato proprio in Francia, a Brest. Cosa che evidentemente deve essere sfuggita a quelli di Bein Sport.
Concludo sottolineando che il titolo del post vuole essere volutamente provocatorio e non significa certo che stia commettendo lo stesso errore dell'emittente televisiva generalizzando e condannando tutti i francesi. Per quanto concerne poi la regolarità del gol sarei ingenuo ad entrare nel merito visto che non è il nodo della questione...ma siccome una parte del mio "lavoro" è esprimere pareri, dirò che a mio avviso il gol era irregolare. 

mercoledì 8 aprile 2015

Il Pilota, il Capitano e la Forfora in HD

Vi starete chiedendo, avendo letto il titolo, se ho assunto stupefacenti, ma non è così e se avrete la pazienza di arrivare alla fine capirete. Chi segue il mio blog sa che non mi piace scrivere di calcio in maniera convenzionale, ma cerco sempre notizie particolari, curiose che mi possano permettere di raccontare aspetti marginali, ma che fanno comunque parte del tutto. Per questo motivo può capitare, come negli ultimi giorni che, non trovando niente di interessante dal mio punto di vista, il blog rimanga fermo, per così dire in silenzio; poi, come nelle migliori dimostrazioni della legge di Murphy, in una sola serata, guardando una sola partita, mi vengono in mentre tre spunti per tre post diversi. In realtà nessuno dei tre episodi è una vera notizia e quindi preferisco sparare tutte le cartucce assieme, sperando di centrare il bersaglio.
Ovviamente si tratta di calcio e in particolare della semifinale di ritorno di Coppa Italia tra Napoli e Lazio; i protagonisti della nostra storia sono 3 e il primo è il Pilota. Paolo Tramezzani, ex calciatore e difensore di professione è il commentatore Rai della partita; ammetto di non avere mai ascoltato la sua voce, ma mentre guardo la partita, durante i suoi interventi mi sento come in volo. La sua voce infatti mi ricorda quella di un pilota che ti da notizie sul viaggio in modo "mono tono" come direbbe Elio, con la calma e il distacco di un robot e con la voglia che ha un poliziotto di dirigere il traffico. Puntualizzo che lo ritengo migliore di molti suoi colleghi anche di altre emittenti, ma non posso fare a meno di pensare a quanti metri da terra viaggia l'aereo.


Il secondo protagonista è Miroslav Klose, centravanti tedesco della Lazio, vero campione sia in campo che fuori, uno che non fa mai parlare si sé sui tabloid e che sembra lontano anni luce da molti suoi colleghi che, da "prime donne", cercano sempre il modo di apparire. Così accade che da Capitano della Lazio, gli viene consegnata una fascia personalizzata con il numero 6, quello di Mauri, solitamente capitano ma che parte in panchina. Il panzer teutonico non fa una piega e indossa la fascia fino al momento in cui Mauri entra in campo; quasi a voler dimostrare la diversità di stile, il neo capitano indossa una fascia diversa, sempre personalizzata con il suo numero ma di colore rosso. In realtà il secondo protagonista della nostra storia avrebbe potuto anche essere Francesco Facchinetti, divenuto famoso con "La canzone del Capitano" e che, con buona pace del rapper Fedez, è figlio d'arte in quanto primogenito di uno dei Pooh; avrebbe potuto essere protagonista perché durante la partita, ogni 5 minuti i tabelloni pubblicitari sponsorizzavano una sua trasmissione radiofonica, ma direi che tra i Capitani non c'è partita.
L'ultimo protagonista della nostra storia è un personaggio del quale ignoro il nome che ha avuto il coraggio di presentarsi davanti alle telecamere in alta definizione con una giacca scura sulla quale erano ben visibili "oggetti non ben identificati" assimilabili a forfora. Con tutta l'onestà che mi contraddistingue credo che si sarebbe vista anche in bassa definizione, ma a me è toccato vederla molto definita.

P.s. per la cronaca la partita è stata vinta dalla Lazio che ha così guadagnato l'accesso alla finale...ma questo potete leggerlo ovunque!

mercoledì 25 marzo 2015

Calciatore a tempo indeterminato

"Dipendesse da me, giocherei con il Bayern fino a 97 anni"; così a gennaio aveva dichiarato Franck Ribery. Il paradosso del francese potrebbe però diventare realtà. Heinz Müller, 36 anni, è un portiere a cui lo scorso giugno è scaduto il contratto con il Mainz; lui voleva rinnovare e pretendeva un contratto a tempo indeterminato, il club aveva altri piani e Müller se l’è legata al dito portando la società tedesca in tribunale.


Fin qui niente di strano, anche perché fino a oggi la richiesta di Müller era stata sottovalutata sia dal Mainz che dai media. Poi però è arrivata la sentenza del giudice del lavoro Ruth Lippa: gli sportivi vanno considerati come tutti gli altri lavoratori, e hanno quindi diritto, dopo due anni di lavoro, a un contratto a tempo indeterminato. Non è quindi da considerarsi valida la scadenza del contratto. Harald Strutz, proprietario del Mainz e vice presidente della DFB si è detto confuso: “Questa sentenza è unica nel suo genere. Tutti i processi del passato hanno portato a verdetti opposti. Faremo ricorso: se ci dovessero dare torto il calcio subirebbe una svolta epocale, paragonabile a quella voluta da Bosman. Le società dovrebbero pagare lo stipendio a decine e decine di giocatori fino alla pensione”. L’avvocato del Mainz, Christoph Schickhardt, ha spiegato: “Il calcio non è paragonabile agli altri lavori. Gli sportivi non sono in grado di offrire le stesse prestazioni lavorative per così tanti anni. Inevitabilmente vanno incontro a cali fisici. La giudice non ne ha tenuto conto. Per me è chiaro: questa sentenza non ha senso, anche perché non si può creare un precedente del genere”. Effettivamente questa è una sentenza che metterebbe in ginocchio molti club. Intanto però Müller gongola, ma mi auguro per poco, fino cioè a quando qualcuno non analizzi seriamente il caso e ribalti la sentenza che non ho paura a definire insensata. Senza offesa per nessuno, ma vi sembrerebbe giusto che una società paghi lo stipendio ad elementi del calibro di Ronaldo e Adriano, tanto per fare due nomi veramente di peso?

lunedì 23 marzo 2015

Balotelli trattenuto dai tifosi

Siamo ormai abituati alle "Balotellate", ma questa volta Mario si è superato; sono infatti ben tre gli episodi degni di nota accaduti durante il big match della Premier League dello scorso weekend tra Liverpool e Manchester United. SuperMario, partito in panchina e in grado di incidere ben poco dal suo ingresso in campo - fatta eccezione per il solito cartellino giallo - ha trovato comunque il modo di far parlare di sè: prima con il provocatorio 6 mostrato ai tifosi dei Red Devils, poi una rissa in campo solo sfiorata grazie all'intervento dei suoi tifosi e infine il dito medio mostrato ancora ai fan dello United.
Andiamo con ordine: durante il riscaldamento, mostrando con le mani il numero 6, l'ex Milan ha voluto ricordare ai supporter del Manchester United lo storico derby vinto 6-1 a Old Trafford dal Man City di Mancini nel quale Balo è stato autore di una doppietta.
Una volta entrato in campo, si è anzi fatto notare solo per un'ammonizione e una rissa sfiorata con Smalling. Il difensore inglese entra duro su SuperMario, la cui reazione viene però fermata da alcuni tifosi a bordo campo, prontissimi a bloccarlo.
Infine, nel post gara, Balotelli abbandona Anfield mostrando il dito medio ai tifosi del Manchester, che aspettavano di lasciare lo stadio dopo la vittoria per 2-1 firmata dalla splendida doppietta di Juan Mata.


Vorrei però soffermarmi sul secondo episodio perché lo trovo bizzarro e curioso: Minuto 79, dopo un contrasto, Chris Smalling e Balotelli finiscono contro i cartelloni pubblicitari; l'italiano prende per un piede il difensore del Manchester United e gli animi si scaldano. Balo si rialza e affronta l'avversario, ma a quel punto i tifosi della prima fila lo trattengono e lo invitano a calmarsi per evitare sanzioni disciplinari. 
La scena è già diventata un tormentone sui social network e la cosa non mi stupisce visto che episodi simili sono più unici che rari, ma quando c'è di mezzo Mario ci si può aspettare di tutto.

lunedì 16 marzo 2015

Il Valore delle Passioni

Nell'ultimo turno di campionato, il calcio ha ricordato con un minuto di raccoglimento Luca Colosimo, l'arbitro morto una settimana fa in un incidente stradale dopo aver diretto una gara di Lega Pro. Una tragedia che ha colpito un ragazzo di 30 anni che rientrava di notte per non perdere il lunedì di lavoro, visto che il rimborso per una partita di Lega Pro ammonta ad appena 100 euro.
Abbiamo visto gli arbitri tutti abbracciati durante il minuto di silenzio, un'immagine emblematica di uomini abituati ad essere sempre soli in campo, contro tutto e tutti; sì perché sono sempre il bersaglio più facile da colpire e quasi mai ci si mette nei loro panni. Ho voluto proprio per questo motivo dedicargli un post e anche di più, dato che nel libro che sto scrivendo, un intero capitolo parlerà di loro "uomini soli al comando".
Come sempre però nel nostro paese c'è una faccia della medaglia positiva ed una negativa; comincio da quella negativa: il giudice sportivo della Lega Pro ha inflitto un'ammenda di 7.500 euro al Barletta Calcio perché i suoi sostenitori, durante la gara contro la Paganese hanno impedito il ricordo dell'arbitro Luca Colosimo, morto in un incidente stradale la settimana scorsa. Prima hanno fatto esplodere un grosso petardo, poi "con espressioni oltraggiose" e "cori" urlati con un megafono, hanno impedito il minuto di silenzio deciso dalla Federazione in tutti i campi di gioco d'Italia.
Credo che ci sia poco da commentare anche per non dare troppa soddisfazione a dei poveri "imbecilli".


L'aspetto "positivo" della vicenda, anche se di positivo c'è poco nella morte di un ragazzo, è che ci si è fermati un attimo a riflettere sul valore delle passioni, come ci insegna il più famoso collega Rizzoli in una lettera scritta per l'occasione (è un po' lunga ma vi assicuro che ne vale la pena).
“Non è il critico che conta; non colui che sottolinea come l’uomo forte sia caduto o dove colui che doveva fare avrebbe potuto fare meglio. Il credito appartiene a colui che scende veramente nell’arena, la cui faccia è macchiata dalla polvere, dal sudore e dal sangue; colui che combatte coraggiosamente, che sbaglia, che manca l’obiettivo ripetutamente, perché non esiste sforzo senza errore e fallimento; a chi si sforza veramente di fare ciò che deve; chi conosce il grande entusiasmo, la grande devozione; chi si spende per una nobile causa; colui che nel migliore dei casi conosce il trionfo del grande risultato, e nel peggiore, se fallisce, almeno fallisce osando molto, cosicché il suo posto non sarà mai insieme alle anime timide e fredde che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta”.(Theodore Roosevelt – Cittadinanza in una Repubblica)
Quando andiamo in giro per la città la gente dice di noi “Quello è l’arbitro” siete orgogliosi di questa definizione? Vi piace? Se vi piace allora siamo qui per lo stesso motivo. Queste parole, pronunciate qualche settimana fa da Domenico Celi, arbitro di Serie A attualmente fermo per infortunio, durante la visita alla sezione di Jesi, ci torneranno utili nel corso di questo articolo. Un arbitro, infatti, è tale dentro e fuori dal campo. Essere arbitro vuol dire portare con sé alcuni valori come il rispetto delle regole, la correttezza, la puntualità e la dedizione. Certo non potevamo pensare che si potesse essere arbitri anche nel tragico momento in cui arriva la morte. È successo a Luca Colosimo domenica scorsa in un maledetto incidente di cui si è ampiamente parlato sui giornali. Luca tornava da Ferrara, dove era andato ad arbitrare. Ma in pochi sanno dove lavorava Luca. O cosa aveva studiato. Tutti sanno però che Luca era un arbitro.
È il destino che porta con sé quella divisa, e se la indossi con orgoglio nessuno potrà mai togliertela di dosso, neanche la morte. Si è detto di tutto, di bello, su Luca. Sarebbe persino ridondante tornarci su. Si è detto che non si può morire inseguendo una passione, ma non è vero. Si muore, purtroppo, facendo paracadutismo, arrampicata, andando in bicicletta, persino giocando a pallone. Di passioni si vive, di passioni si può anche morire. Quello che non si può sopportare sono i luoghi comuni, le verità che vengono fuori solo quando succedono le tragedie. Gli arbitri viaggiano da soli, in molti casi ad orari improbabili, la mattina presto o la sera tardi, dopo una giornata che ti logora fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Spesso le madri chiamano e chiedono se va tutto bene. E gli arbitri rispondo “certo mamma, cosa vuoi che succeda, tra poco arrivo”. Molti tifosi pensano che viaggino in business class o in taxi e invece sono gli arbitri che guidano, gli arbitri che rischiano di addormentarsi, perché l’adrenalina l’hanno lasciata tutta in campo.
Non si può aspettare la morte per ricevere un applauso o una parola di incoraggiamento. Perché Luca, domenica, sarà stato insultato come tutti gli arbitri, su tutti i campi, per un fischio sbagliato o poco gradito. Magari qualcuno gli avrà “ironicamente” augurato di schiantarsi con la macchina al ritorno perché, in fondo, “fa parte del gioco, noi mica lo pensiamo davvero”. È colpa del destino, sia chiaro, ma voglio solo capire se dal prossimo fine settimana torneremo ad augurare la morte a ragazzini di 16 anni, rei di non aver fatto baldoria con i loro coetanei per andare a dormire presto, “perché domani ho la partita dei giovanissimi”. Perché è con questa cultura, con questa ipocrisia, con questi pensieri che ogni santa domenica un arbitro si confronta tornando a casa. Pensando e riflettendo sui propri errori, aggiungendo preoccupazione e tensione alla stanchezza, in uno sport che a volte ti logora, anche se lo ami da morire. E lo vivi, come giusto che sia, come la passione più grande che hai. Tanto da morire con il borsone nel portabagagli e con la divisa ancora sudata.
Allora, se non vogliamo che sia l’ipocrisia a vincere e se davvero vogliamo onorare Luca facciamo un applauso al prossimo arbitro che ci troviamo davanti. Magari quello che sta arbitrando la partita di vostro figlio e che forse è più giovane di lui. Rispettatelo quando fa un errore, criticatelo senza insultarlo, mettendo da parte le mamme, le sorelle, le malattie. Godetevi la partita e fate un respiro, pensando a tutte le volte che avete ferito l’anima di ragazzi forti, ma pur sempre umani. Fatelo per Luca, almeno per una domenica.”


mercoledì 11 marzo 2015

Il calcio è vita

La storia di Antonio Floro Flores è comune a quella di tanti calciatori cresciuti in ambienti "non facili": "Sono cresciuto nel Rione Traiano, quartiere di Napoli, e si sa che da noi non ci sono tante scelte: o prendi la tua strada, o c'è quell'altra", ha raccontato a "Il Calciatore", la rivista dell'Associazione Italiana Calciatori. Per sua fortuna, Floro Flores ha preso la parte giusta del bivio, ma di ostacoli ne ha trovati subito e uno poteva davvero segnarlo.
"Avevo 10-11 anni quando sono entrato per la prima volta in una scuola calcio, l'Atletico Toledo; l'idea di essere vincolato a un allenatore e a degli orari mi dava fastidio. I miei lavoravano, ma la ditta di mio padre stava per fallire e i soldi per la scuola calcio erano troppi. Ma dopo che mi avevano visto giocare, gli dissero che non c'erano problemi. Ricordo che poi non passò molto tempo e saltò fuori che l'allenatore era un pedofilo. Me la rivedo ancora la scena, mentre stavamo giocando, la marea di carabinieri che è arrivata. Così tornai a giocare per strada". Poi arrivò la chiamata del Posillipo, un'altra scuola calcio, che gli ha cambiato la vita, portandolo tra mille peripezie prima al Napoli ("Avevo smesso da tre mesi quando feci il provino") e poi in giro per l'Italia.


Oggi Floro Flores è un attaccante del Sassuolo. Ma senza il calcio la sua vita avrebbe preso chissà quale piega: "Sono arrivato alla terza media e quel diploma mi è stato regalato. La mia strada era il calcio, cosa andavo a fare a scuola? Era un ostacolo e sono sicuro che per il 99% dei ragazzi a Napoli sia ancora la stessa cosa. Il primo sogno il calcio, non ci sono altre strade. Ricordo la volta che un prof voleva parlare con mio padre e io avevo paura perché sapevo che poi a casa le avrei prese. Ma quando dissero a papà che avrebbe dovuto vietarmi di giocare, lui rispose: "Con che alternativa? Morire ammazzato o in galera?". Adesso mi viene da sorridere, penso al posto dove giocavamo. Me le ricordo le sparatorie, noi ragazzini che correvamo via e ci nascondevamo".
Storie come questa, comune a tanti ragazzi non solo del sud e non solo italiani, ti fanno riconciliare col calcio, anche quando i "signori" di questo sport ce la mettono tutta per farti passare la voglia perfino di guardare le partite; il calcio salva la vita, il calcio cambia la vita, insomma il calcio è vita!

venerdì 27 febbraio 2015

L'odore dei soldi

Che nel calcio moderno l'aspetto più importante, forse anche l'unico, sia quello economico non è una novità, ma come al solito al peggio non c'è mai fine e quindi ancora una volta dobbiamo tutti sottometterci al Dio Denaro.
Mi riferisco alla scelta di disputare i Mondiali del 2022 in Qatar; decisione presa ovviamente solo per riempire le casse della FIFA e che però crea non pochi problemi visto che sarebbe folle disputare le partite in piena estate, come avviene di solito.
E' di pochi giorni fa la notizia che nella prossima riunione di marzo del Comitato esecutivo sarà discussa a Zurigo la proposta di disputare il Mondiale tra fine novembre e fine dicembre; ovviamente si tratta di una proposta, ma si sa che le alternative sono praticamente ridotte al lumicino e che quindi con igni probabilità la decisione definitiva verrà confermata.
Sarà quindi un Mondiale diverso, perché oltre alla particolare sede scelta, con ogni probabilità, si giocherà in inverno. Secondo le indicazioni della task force della Fifa riunita a Doha, infatti, Qatar 2022 andrà in scena tra fine novembre e fine dicembre. Queste date - spiega la Fifa - rappresentano il periodo più adatto per giocare in Qatar e hanno il pieno sostegno di tutte le sei confederazioni. 


Nel corso delle riunioni sono state analizzate diverse date alternative al canonico periodo di giugno-luglio; si è cercato di analizzare sotto vari punti di vista l'impatto che le particolari condizioni climatiche potrebbero avere su giocatori, staff e tifosi, cosi' come l'effetto a catena sui campionati nazionali. In proposito, sottolinea la Fifa, i rappresentanti delle singole leghe calcio hanno ribadito l'impatto che un Mondiale giocato tra novembre e dicembre avrebbe sui rispettivi calendari.
Era stato Karl Heinz Rummenigge, presidente dell'assiociazione dei club europei, ad avanzare l'ipotesi che la Fifa dovesse versare una sorta di compensazione alle società per organizzare l'evento tra novembre e dicembre. Quella di Rummenigge non è stata l'unica voce di protesta: dal presidente della Football Association all'amministratore delegato della Premier League Scudamore sono state tante le rimostranze a questo storico cambiamento: "Ci hanno messo di fronte al fatto compiuto". Favorevole invece Luis Figo, candidato alla presidenza Fifa: "È giusto giocare nel periodo migliore per i calciatori e per i tifosi".
La risposta della FIFA non si è fatta attendere: nessun indennizzo, nessuna scusa: i Mondiali di Qatar 2022 si giocheranno tra novembre e dicembre e i club non solo si dovranno adeguare, ma non riceveranno nessun contributo economico dalla Fifa. Lo ha annunciato il segretario generale della federazione calcistica internazionale, Jerome Valcke, il quale ha affermato: "Ci sono sette anni per riorganizzare i calendari, non verseremo nessun indennizzo ai club". 
L'unica concessione che la Fifa sembra voglia dare alle società è il fatto che il Mondiale del 2022 durerà 28 giorni invece dei canonici 31/32. Valcke ha ipotizzato che la finale si possa giocare il 23 dicembre.



martedì 24 febbraio 2015

Derby Furioso

Si sa che i derby sono partite particolari, molto sentite dai giocatori e soprattutto dai tifosi, ma di solito almeno gli allenatori cercano di non caricare troppo l'ambiente. Sinisa Mihajlovic è sempre stato istintivo, a volte anche troppo, ma questa volta ha proprio esagerato, anche perché il bersaglio non era un avversario, bensì un suo giocatore; come al solito però andiamo con ordine, cominciando dai fatti.
Che sarebbe stato un derby anomalo lo si era intuito per la particolarità del modo in cui la partita era stata annullata per pioggia e per la lunga discussione che ne era seguita per organizzare il recupero: la data scelta è martedì 24 febbraio, lo stesso giorno in cui la Juve gioca gli ottavi di Champions League e quindi, per motivi televisivi, l'orario d'inizio è fissato per le 18.30.
I derby sono sempre difficili da dimenticare, ma Vasco Regini ha un motivo in più per avere sempre stampato nella propria mente questo strano Samp-Genoa: il suo allenatore, è scattato dalla panchina al triplice fischio e gliene ha cantate quattro strattonandolo anche per la maglia. Poi sono intervenuti gli altri giocatori della Samp a dividerli.


A scatenare la rabbia di Mihajlovic è stato un fallo ingenuo commesso da Regini al 48' del secondo tempo: l'esterno sinistro blucerchiato ha colpito Rizzo a ridosso della linea del fallo laterale con l'avversario girato di spalle. Da lì è nata una clamorosa occasione per il Genoa con la traversa di Kucka e la prodezza di Viviano su Bertolacci; la Samp se l'è cavata, ma ha rischiato, e Miha non l'ha perdonata a Regini.
"Il fatto che fosse un derby non c'entra nulla, abbiamo già preso altri gol così - spiega Mihajlovic a Sky dopo la partita -. Quando un giocatore è girato con le spalle alla porta non si devono fare questi falli. Mi dispiaceva perdere così un derby molto combattuto con tutte e due le squadre che volevano vincere. Abbiamo sbagliato occasioni clamorose, ma io non posso prendermela con un giocatore perché sbaglia un gol o un passaggio. Non accetto, invece, quando l'atteggiamento è sbagliato. Per me era scritto che si sarebbe preso gol in quel modo, meno male che c'è stata la grande parata di Viviano".


lunedì 23 febbraio 2015

La morte del calcio

Che il nostro calcio sia in crisi non è certo una novità e lo dimostrano i risultati delle nostre squadre in Europa; crisi sia di risultati sia economica - le due cose sono strettamente collegate - che ha portato alla cessione di diversi club a presidenti stranieri. E' proprio di questi giorni la notizia dell'imminente "fallimento" del Parma; fallimento da tutti i punti di vista, dato che la lega è stata costretta ad annullare la partita con l'Udinese perché non si sarebbero potuti pagare gli steward e quindi non sarebbe stata garantita la sicurezza.
Chiuso per debiti, verrebbe da dire, ma i tifosi vanno oltre; andiamo però con ordine. Ieri i cancelli dello stadio Tardini non si sono aperti e il caso, per la Serie A, è unico: mai ci si era fermati perché una società non aveva il denaro per garantire la sicurezza degli spettatori e la fornitura di energia. Alla tristezza si unisce la rabbia per la valanga di bugie che negli ultimi mesi è piovuta addosso alla città e alla sua gente visto che la situazione era giudicata preoccupante già nell'autunno scorso
Il sindaco starebbe tentando la strada del "fallimento pilotato" che garantirebbe il mantenimento del titolo sportivo e, quindi, la partecipazione al prossimo campionato di Serie B (in caso di retrocessione).
Ieri però molti tifosi si sono recati allo stadio muniti di cartelli con lo slogan "chiuso per rapina" a testimoniare la sensazione di aver subito da parte dei dirigenti un vero e proprio furto.


Vorrei però attirare l'attenzione su un fatto che, data la situazione del Parma, potrebbe passare in secondo piano, ma che ritengo non possa essere celata; mi riferisco al derby della Lanterna rinviato; vani sono stati i tentativi degli addetti all'impianto genovese di carotare il manto erboso già a partire dalle 19. I tifosi di Samp e Genoa hanno fischiato a lungo all'annuncio dello speaker che ufficializzava una decisione in realtà ampiamente prevedibile. L’assenza dei teloni ha infatti una motivazione ben chiara. I due club genovesi hanno 2 milioni di affitti ed oneri arretrati da pagare al consorzio che gestisce il Ferraris. Per quest’ultimo, a fonte di un buco così vistoso nei pagamenti, è diventato quasi impossibile far fronte anche alla gestione quotidiana, nonostante il presidente sampdoriano Ferrero abbia provato più volte a chiedere la gestione diretta del Ferraris da parte delle due società, ipotesi questa plausibilissima, ma prima bisognerebbe pagare gli arretrati.

giovedì 19 febbraio 2015

Razzismo, tolleranza e integrazione

Sapete qual è il contrario di razzista? Il termine più usato e riportato da quasi tutti i dizionari è tollerante, che significa "capace di sopportare" e che quindi ha un'accezione negativa. Chiunque parli di esseri umani di una razza diversa dalla propria deve sempre fare molta attenzione e pesare le parole, perché se non li tolleri sei razzista,o meglio sembra che se non li ami sei razzista. Io credo che si debba ragionare in termini di integrazione e non di tolleranza, ma sono sempre più frequenti le situazioni che ci dimostrano come questa integrazione sia molto ma molto lontana; l'ultimo episodio risale a qualche giorno fa e l'eco non si è ancora spenta.
Continuano infatti le polemiche intorno alle frasi di Arrigo Sacchi sulla presenza di giocatori stranieri, e di colore, nei vivai italiani anche se l'ex allenatore risponde alle accuse di razzismo: "Non c'è nessuna volontà di discriminazione nelle mie parole. Gli stranieri sono il 53% del totale dei calciatori, in questi casi la storia insegna che sia i club che la Nazionale vanno male".
Anche se si può essere d'accordo nel merito della questione, come sempre è la forma ad essere sbagliata e la cosa che mi lascia sempre perplesso è il modo di giustificarsi: "Allora, ho 68 anni non sono mai stato razzista e non lo sarò mai. Non fa parte del mio modo di essere e della mia mentalità. Si conosce la mia storia professionale e si sa che ho allenato Ruud Gullit e Frank Rijkaard, grandi giocatori di colore, con i quali mi lega una forte amicizia." 
Per quale motivo aver allenato giocatori di colore dovrebbe significare non essere razzisti?


Sacchi ha poi precisato: "volevo inviare un allarme su acquisti troppo disinvolti che non aiutavano né gli stranieri né gli italiani. Sono preoccupato per questi ragazzi che vengono da paesi poveri dell’Africa, del Sudamerica, dall’Est Europa. Arrivano trascinati da un sogno, ma purtroppo per molti di loro il futuro difficilmente sarà roseo. In questo caso quali contraccolpi psicologici subiranno? Prima la speranza, poi l’amarezza. Il mio voleva solo essere un allarme su un problema etico, non solo calcistico". 
Tutto ciò però non è servito a placare le polemiche e l'ultima condanna è arrivata direttamente dal presidente della Fifa Joseph Blatter attraverso Twitter: "Sono scioccato dalle parole di Sacchi - ha scritto prendendo una posizione decisa -. Orgoglio e dignità non sono una questione di colore della pelle. Nel calcio non c'è spazio per il razzismo".







martedì 17 febbraio 2015

Lasciateci credere alle favole

Sono certo che ad ognuno di noi, almeno una volta nella vita, sia capitato di fare il tifo per il più debole; personalmente a me succede spesso. Come si fa a non sperare che il piccolo Davide batta il gigantesco Golia, che un hobbit sconfigga il potentissimo Sauron, che i puffi sfuggano a Gargamella, che la tartaruga arrivi prima della lepre, che il numero cento del tabellone sconfigga il numero 1, che una squadra non blasonata espugni lo stadio del club miliardario. Tutto questo ovviamente non vale nel caso in cui io abbia una simpatia per il più forte, o un interesse nella sua vittoria, ma in tutti gli altri casi si spera sempre nella sua caduta, forse perché fa più rumore, forse perché chi vince sempre non è molto simpatico, forse è una questione di invidia o forse è solamente simpatia per qualcuno che parte sconfitto in partenza. Ritengo che anche questo sia il bello dello sport e ancora di più del calcio: le partite iniziano sullo 0-0 e non c'è mai la certezza del risultato, così capita che la Juve prima in classifica e campione in carica da anni, pareggi sul campo del Cesena. Di questi esempi ce ne sono migliaia nella storia del calcio: chi non ricorda la frase di Sandro Ciotti "clamoroso al Cibali" e sfido chiunque, non interista ovviamente, ad affermare di non aver provato un senso di soddisfazione.


Ebbene ora vorrebbero portarci via tutto questo, vorrebbero evitare che si realizzi la favola Carpi, capolista in serie B con merito; tutto questo sempre e solo per motivi economici. Non voglio entrare nel merito delle parole di Lotito, né della telefonata registrata abusivamente, non voglio dilungarmi sulle poche prese di posizione degli altri presidenti contro quello della Lazio, non voglio commentare tutto quello che sarebbe dovuto succedere e che, come sempre nel nostro paese, non accade; ma una cosa lasciatemela dire: Caro Lotito e cari Signori del calcio, io non ci sto! Non portateci via la possibilità di sognare, non distruggete il calcio che amiamo!
E all'obiezione che senza soldi il nostro campionato peggiorerà io rispondo che è già peggiorato e che me ne farò una ragione se al fantacalcio non potrò comprare nomi blasonati e che ancora di più farò il tifo per una squadra italiana in europa, visto che sarà la sfida di Davide contro Golia.


mercoledì 11 febbraio 2015

Strangolamento e calcio in faccia: calcio o street fighter?

Oggi parliamo ancora una volta della violenza nel mondo del calcio, ma in questo caso non si tratta di tifosi e soprattutto non parliamo di cronaca nera, perchè fortunatamente i protagonisti non hanno riportato gravi danni. Mi riferisco a due episodi accaduti nei giorni scorsi e che hanno attirato la mia attenzione per la particolarità delle immagini e per la singolarità degli episodi che non ricordo di aver mai visto su un campo di calcio, e credetemi che di partite ne ho viste tante ma tante.

Il primo episodio riguarda uno stangolamento; non tornate indietro a rileggere avete capito bene.
James McArthur scivola di fronte alla panchina del Leicester atterrando il tecnico Nigel Pearson, che reagisce mettendo le mani al collo al centrocampista del Crystal Palace; se scherzosamente o meno è oggetto di dibattito in Inghilterra, visto che il club è arrivato a valutare l'esonero del manager per questo gesto.

                              

Dalla foto onestamente mi sembra di intravedere un sorriso, ma lascio giudicare voi

Il secondo episodio di scherzoso non ha certamente niente; sto parlando dell'incredibile intervento di Jason Talbot ai danni di Sam Nicholson nella Championship scozzese.

                             

La vera notizia, innanzitutto, è che Sam Nicholson è ancora vivo. Sì, perché il folle intervento subito da Jason Talbot aveva tutte le sembianze di un'esecuzione in piena regola. Tutto avviene sabato scorso durante il match tra Livingston ed Hearts, Serie B scozzese. Nicholson, giocatore del Livingston, prova ad addomesticare una palla appena oltre la metà campo, quando viene affrontato da Talbot che, con un'entrata scomposta, violenta e in netto ritardo, lo colpisce al volto. Per l'arbitro, incredibilmente, il fallo vale solo un'ammonizione.
La Scottish Football Association potrebbe convocare il capitano del Livingston per punirlo più seriamente vista la gravità dell'episodio, e onestamente la cosa non mi dispiace.



lunedì 9 febbraio 2015

Questione di prospettiva, caro geometra

Ritengo che le polemiche siano sempre inutili, ma questa supera tutti i record. La causa è la partita di sabato sera tra Juventus e Milan, e in particolare l'episodio che ha portato al gol del vantaggio dei bianconeri ad opera di Tevez; l'azione parte pochi metri oltre la linea di centrocampo e l'impressione in diretta è che ci sia un fuorigioco. Premettendo che è stato "dimostrato" che offside non era e che se anche fosse stato sarebbero pochi centimetri e che in caso di fuorigioco dubbio le indicazioni sono di far proseguire l'azione, mi domando che senso abbia sollevare un tale polverone. Per di più è innegabile che la Juventus abbia largamente meritato la vittoria e che l'episodio in questione non avrebbe, anzi non ha, in alcun modo spostato l'inerzia della partita. Le polemiche, soprattutto quando gioca la Juve sono all'ordine del giorno, ma questa volta la dirigenza rossonera è andata oltre, insinuando l'insinuabile e mettendo in discussione tutta la macchina organizzativa del nostro calcio.
Adriano Galliani nella serata di sabato si è scagliato contro la società bianconera per la mancata messa in onda immediata del replay - o almeno, di un replay utile a valutare la regolarità del gol. Poi ieri in mattinata il club è tornato alla carica su Twitter: "Secondo voi nel fermo immagine tv prodotto dalla Juventus, le due linee sono parallele? Per noi no".
La prima cosa che ho pensato dopo aver letto tale comunicato è stata che forse qualcuno ignora le leggi della prospettiva e che la telecamera non può essere posta in linea sia con il centrocampo che con la linea del fuorigioco, quindi è impossibile che le linea appaiano parallele...eppure pensavo che l'A.D. del milan fosse un geometra.


"Al contrario delle altre squadre di A - ha tuonato Galliani - la produzione delle immagini delle gare della Juve sono gestite dalla società stessa. Che scientemente non fa rivedere il replay dell’azione del primo gol. Solleverò un putiferio nella prossima assemblea di Lega affinché la Lega possa produrre tutte le gare, senza concedere facoltà a un solo club di gestire in proprio le immagini. Contesto il fatto che facciano vedere quello che vogliono".
Sky, con un servizio mandato in onda subito dopo la fine delle partite del pomeriggio, ha replicato a Galliani mettendo l'accento sulle norme che regolano la produzione delle immagini televisive del campionato e sulla imparzialità dell'emittente e dei suoi giornalisti.
Molto più dura è stata però la replica della Juventus: "Il Sig. Geom. Adriano Galliani, Vice Presidente Vicario e Amministratore Delegato dell’AC Milan SpA e Vice Presidente della Lega Nazionale Professionisti Serie A è tornato nelle ultime ore alle sue antiche passioni: la televisione e la geometria. Galliani pare però ignorare leggi dello stato, regolamenti approvati all'unanimità dall'Assemblea della LNPA e soprattutto il “campo”. Galliani insomma getta in pasto ai media una polemica speciosa e farsesca perché tenta goffamente di mascherare agli occhi dei tifosi milanisti il chiarissimo risultato sul campo della partita di ieri. Tre a uno. 
Galliani, poi, pare ignorare che ogni grafica (linee etc) viene effettuata dai broadcaster in post-produzione e non ha nulla a che vedere con la produzione live delle immagini, che in ogni caso viene gestita operativamente dal regista e dai producer designati dalla Lega, senza intromissioni da parte di altri soggetti. Galliani, infine, pare ignorare che da decenni la sua figura professionale ha agito in seno a due comparti principalmente: il calcio e la televisione. Quindi pare ignorare che ogni evoluzione, tecnologica, normativa e regolamentare è passata sotto ai suoi occhi, se non addirittura da lui decisa."
Ribadisco che ritengo le polemiche inutili e con questo comunicato i bianconeri hanno gettato benzina sul fuoco, perdendo l'occasione di dimostrare la propria superiorità non solo sul campo; ma non è ancora tutto.
La replica del Milan non si è fatta attendere e così abbiamo assistito al terzo atto di uno spettacolo che avremmo volentieri evitato. Un breve comunicato sul sito ufficiale del club recita: "L'arroganza è cosa della Juventus, che ad essa non sa sfuggire. Superflua una replica a chi è fatto così. Bene invece che anch'essa condivida l'opportunità di rimettere a un dibattito e a una riforma il tema emerso in occasione delle elaborazioni grafiche dell'episodio di Juventus-Milan di ieri sera".

sabato 7 febbraio 2015

L'Italiano Medio del Calcio

Care lettrici e cari lettori, scusatemi per la settimana di latitanza, sono stato molto occupato, ma ora eccomi qui a parlarvi dell'ennesimo fatto curioso avvenuto nel mondo del calcio...ovviamente italiano. Non amo lamentarmi del mio paese, ma onestamente credo che in nessun altro paese, civilizzato e non, sarebbe potuto accadere un fatto del genere, o se fosse successo non sarebbe passato in cavalleria come si suol dire. Ancora una volta il protagonista è il presidente FIGC Carlo Tavecchio, che con rispetto e ironia mi sento di paragonare all'italiano medio, quello del film di Maccio Capatonda; lascio a voi decidere se il presidente usi il 20% delle sue capacità celebrali o abbia assunto la pillola per sfruttarne solo il 2%.
Ma veniamo ai fatti: stavolta non è una gaffe al microfono a creare problemi al presidente della Federcalcio, bensì un libro. Si chiama "Ti presento il calcio" e l'autore è proprio lui, Tavecchio. Niente di strano, se non fosse che la Figc ha acquistato ben 20mila copie del volume, spendendo 07mila euro e prestando il fianco alle critiche legate al possibile conflitto di interessi.  Il Fatto Quotidiano spiega come questa spesa sia stata approvata "nella delibera del 19 novembre 2014, in cui è stato citato solo il titolo del libro, senza indicare l'autore".


"Il presidente riporta le richieste promosse da alcuni Comitati Regionali e Provinciali interessati a disporre di copie del volume per farne dono ai giovani atleti tesserati quale strenna natalizia", recita la delibera, approvata all'unanimità evidenziando come l'editore si sia dichiarato disponibile a garantire la fornitura delle 20mila copie ancora disponibili a soli 5,38 euro più Iva in luogo degli 11,00 indicati dal prezzo di copertina. 
A gettare acqua sul fuoco e provare a far chiarezza interviene una nota ufficiale della Federcalcio: "Il Comitato non ha ravvisato alcun conflitto di interessi, né anomalia nel fatto che il presidente Tavecchio fosse l'autore della pubblicazione, sia perché lo stesso non riceve alcun compenso sulle vendite sia perché il messaggio didattico ed educativo del libro è rafforzato proprio dal ruolo da lui ricoperto in Federazione". 
Basterà questa spiegazione ufficiale per chiudere il caso? Assolutamente no!

mercoledì 28 gennaio 2015

Chiuso Per Tifo

Credevo nella mia vita di averle viste tutte, ma la stupidità riesce sempre a sorprendermi, ovviamente in negativo. “28 gennaio, aperitivo da Gianni”. Un messaggio cifrato - ma poi neanche tanto - affidato a uno striscione appeso in curva dagli ultras della Juventus durante la gara col Chievo e diretto ai tifosi del Parma. Gianni è un bar storico nei pressi del Tardini e l’aperitivo non è altro che l’occasione per scontrarsi prima della sfida di Coppa Italia tra gialloblù e bianconeri. Tra le due tifoserie non corre buon sangue, si sa. Proprio il bar fu teatro degli incidenti del 2013, quando un gruppo di ultras juventini devastarono l’esercizio e ferirono un parmigiano.


Il messaggio ha convinto il proprietario del bar Gianni a prendere provvedimenti. Domani terrà abbassata la serranda, chiuso per tifo. “Non vogliamo che si ripetano episodi spiacevoli - ha spiegato Stefano Schianchi, titolare del locale - La citazione allo stadio di Torino? Ci siamo rimasti di stucco e ci ha fatto convincere ancora di più che è meglio chiudere per non avere problemi”. E ancora una volta, la società civile è ostaggio e si piega ai violenti.

lunedì 26 gennaio 2015

Tifo Macabro

Una coreografia macabra e di cattivissimo gusto; accoglienza shock a Liegi nel match contro l'Anderlecht. Così i tifosi dello Standard Liegi hanno accolto l'ex beniamino Steven Defour, centrocampista che adesso gioca nei rivali dell'Anderlecht. Il mega-striscione esposto in curva (lungo tutto il settore) ritraeva Jason, il protagonista del film horror "Venerdì 13", che decapita l'ex giocatore dello Standard, con la scritta "Rosso o morto". Un episodio che diventa ancora più vergognoso di questi tempi in cui la decapitazione viene associata agli atti terroristici dell'Isis.


Ma il primo "classico" di Defour da ex rosso diventa un incubo anche in campo, e stavolta è il giocatore a metterci del suo: al 53' (sullo 0-0), con un avversario a terra per infortunio, il centrocampista dell'Anderlecht decide di mettere la palla fuori calciandola in maniera violentissima verso la tribuna dei suoi ex tifosi. L'arbitro estrae immediatamente il cartellino rosso ed espelle Defour, che abbandona il campo applaudendo i fan avversari.
Defour tornava oggi per la prima volta allo stadio Maurice Dufrasne, dopo avervi giocato con la maglia dello Standard dal 2006 al 2011. 
Ovviamente trovo eccessiva e ai limiti del lecito la coreografia dello Standard, ma trovo ancora più grave il gesto di "violenza" del giocatore nei confronti dei supporter avversari.
Forse è solo una coincidenza, ma proprio ieri si "festeggiava" l'anniversario di un brutto gesto da parte di un calciatore nei confronti dei tifosi; sto parlando del calcione da arti marziali di Eric Cantona a un tifoso del Crystal Palace. E' il 25 gennaio del 1995, venti anni fa. Il francese del Manchester United viene espulso per un brutto fallo ai danni di Richard Show: l'atmosfera nello stadio londinese di Selhurst Park è elettrica. Cantona si incammina verso gli spogliatoi, ma all'improvviso scatta di lato e con un calcio in salto colpisce un uomo dietro le transenne che lo ha insultato. Ne nasce un parapiglia, poi Eric viene portato fuori dai compagni di squadra. Sarà squalificato dalla Federcalcio inglese per 9 mesi e condannato in appello dalla giustizia ordinaria a 120 ore di servizi sociali. Il tifoso, Matthew Simmons, sarà condannato a sette giorni di prigione (ne sconterà soltanto uno).
Per chi avesse dimenticato l'episodio o sia troppo giovane per ricordarselo...ecco il filmato.


venerdì 23 gennaio 2015

Il Diavolo resta a piedi

Qualche giorno fa è uscita la notizia che il Milan avrebbe venduto il pullman della squadra per una cifra intorno ai 150 mila euro scatenando l'ironia della rete. Subito su Twitter sono apparse battute condite da hashtag e fotomontaggi; la notizia ha fatto il giro del web, in una situazione societaria già delicata, contribuendo ad alimentare i sospetti che l'austerity avesse investito persino il reparto a quattro ruote della società oppure che il club avesse preso la decisione punitiva di far viaggiare a piedi i giocatori. Secondo i ben informati il pullman rossonero sarebbe stato venduto a un'azienda privata del settore dei trasporti, che metterà a disposizione gli autisti. Sulla fiancata del pullman rimarrà invece il marchio della società.
Dopo le ironie dilagate sul web, emergono dettagli che aiutano a fare chiarezza e a sgonfiare il caso scoppiato intorno alla vicenda; il giorno dopo l'uscita dell'articolo di Repubblica arriva un po' più di chiarezza sulla vicenda grazie alle colonne di Milano Finanza. Secondo il quotidiano finanziario, non si è trattato di vendita, bensì di subentro al leasing acceso per il mezzo da parte di un'altra società di trasporti, che userà il pullman per le proprie attività.


La dirigenza rossonera ha trovato una società che subentra al leasing acceso per il mezzo. Tradotto, il pullman verrà ceduto ad una società esterna che finirà di pagarlo e in futuro lo impiegherà per nuovi lidi e orizzonti (dopo averlo sbrandizzato). Ma neanche un euro liquido è entrato nelle casse rossonere.
Il Milan ha in tal modo optato per l'esternalizzazione della logistica dei trasporti, affidandola dopo regolare gara d'appalto alla Castano/Frigerio Viaggi che metterà a disposizione un nuovo pullman più grande (da due assi a tre, come quello bianconero), con a bordo tutti i comfort e tutti i loghi del caso sulla fiancata.. Un sistema già adottato da Juventus e Inter, e che dalla prossima stagione consentirà al Milan di risparmiare circa 150 mila € l'anno a fronte di un servizio di qualità superiore.
Nessun pericolo nemmeno per lo storico autista del Milan, Domenico Gelsomino, il cui contratto di lavoro è stato rilevato dalla stessa azienda esterna per le identiche mansioni. Insomma, molto rumore per nulla.


mercoledì 21 gennaio 2015

La coerenza non esiste

Il campionato di Serie A 2015-2016 potrebbe iniziare a Ferragosto. E’ questa una delle proposte allo studio in Lega calcio per accorciare il calendario nella sua parte finale e permettere ad Antonio Conte di avere i giocatori per la nazionale in tempo utile per Euro 2016, che si giocherà in Francia al termine della prossima stagione.
Ricorderete che qualche tempo fa erano circolate voci riguardanti addirittura un possibile addio di Conte alla panchina della nazionale, anche a causa del calendario della prossima stagione che, stando alle date attuali, sarebbe terminato soltanto due settimane prima dell’Europeo. Uno dei pallini di Conte sin dall'inizio della sua avventura in azzurro è sempre stato quello di voler gestire la nazionale come un piccolo club, cercando di vedere ed allenare i giocatori il più spesso possibile, per fargli digerire schemi e mentalità. 


Adesso, per venire incontro alle esigenze, giuste, dell’allenatore azzurro, il calendario della Serie A 2015-2016 potrebbe partire a Ferragosto. Anticipando la data dell’inizio del campionato, la Serie A si chiuderebbe con una settimana di anticipo e si eviterebbe un incontro infrasettimanale, così che Conte possa avere tempo a sufficienza per la preparazione degli azzurri ad Euro 2016.
La proposta è stata svelata su Twitter dal giornalista della Gazzetta dello Sport Marco Iaria, uno dei più affidabili quando si tratta di economia, regole e burocrazia nel mondo del pallone. Secondo il giornalista della rosea sarebbero già molte le squadre favorevoli ad un inizio di campionato sotto l’ombrellone, compresa la Juventus. Chissà che dopo l’ostruzionismo dei bianconeri e di Allegri sugli stage nel mese di Febbraio, Antonio Conte non abbia trovato nel suo vecchio club un alleato prezioso per iniziare il prossimo campionato a Ferragosto e terminarlo in tempo utile per l’avventura ad Euro 2016.
Le riflessioni che mi vengono in mente sono due: la prima riguarda vantaggi e svantaggi di giocare il 15 di agosto. Per i giocatori significherebbe meno vacanza - per quelli che disputeranno la Coppa America ancora meno - oltre a dover giocare con temperature veramente proibitive; per i tifosi sarebbe una partita in meno da vedere perché chi è in vacanza difficilmente potrà andare allo stadio o anche semplicemente guardare sky, anche se con le nuove tecnologie questo problema sarebbe in parte risolto.
La seconda riflessione riguarda il commissario tecnico: tra i metodi scelti da Conte per agevolare l'assimilazione degli schemi, ci sono anche i famosi stage di cui l’ex tecnico della Juve ha parlato con tutti gli allenatori di Serie A prima della fine del 2014 ed a cui però lo stesso Conte era tanto contrario quando sedeva sulla panchina bianconera. Come sempre nel nostro paese la coerenza non esiste.

lunedì 19 gennaio 2015

Batman, il coccodrillo e le 400 modelle russe

Nelle ultime settimane ci sono stati tre episodi che hanno attirato la mia attenzione, ma nessuno meritava un intero post, per cui, come spesso mi capita, quando ne trovo un certo numero, li unisco cercando di trovare un filo conduttore. In questo caso il filo conduttore non è semplice, ma sono sicuro che mentre scrivo mi verrà in mente. Il primo episodio riguarda Benzema: l'attaccante del Real Madrid si è lanciato con il paracadute durante il ritiro degli spagnoli a Dubai, le foto dell'"acrobazia" hanno fatto il giro del web e la società lo ha multarlo. Il francese si è lanciato in coppia con un istruttore da 4.300 metri: troppo per il club di Madrid, che non ammette attività simili nel proprio regolamento interno perché considerate ad alto rischio. Il centravanti francese, che al Real guadagna 7 milioni di euro, non è nuovo a certe bravate: nel 2011 si era reso protagonista in una gara ad altissima velocità a Ibiza, mentre due anni fa gli avevano ritirato la patente -con 18 mila euro di multa- perché andava a 216 km/h. Adesso, di multa ne rischia un'altra, e non sarebbe la prima volta in casa Real per episodi del genere: a Iker Casillas era toccato per aver guidato una Vespa in compagnia della fidanzata Sara Carbonero, mentre il centrocampista Illarramendi era stato punito dopo aver incitato un toro, travestito da Batman a Carnevale.
Il secondo episodio riguarda invece una squadra intera: il Duisburg. Il club tedesco, in ritiro in Turchia, toglie il disturbo dall'hotel per la presenza contemporanea di 400 modelle partecipanti a un concorso di bellezza. Episodio questo davvero curioso; nel primo giorno di ritiro ad Antalya, giocatori e staff hanno scoperto che nello stesso albergo si trovavano oltre 400 modelle russe; lo stupore e la gioia dei calciatori svanisce però ben presto perché i dirigenti del Duisburg decidono di disdire la prenotazione e recarsi in un altro hotel dove poter proseguire la preparazione senza particolari "distrazioni".



Infine vi voglio parlare di Robben, morso da un coccodrillo. L'incredibile incidente aveva fatto velocemente il giro del mondo: Arjen Robben è stato morso alla mano sinistra da un coccodrillo mentre recuperava un pallone caduto in un lago vicino al campo di allenamento. Nulla di vero, come ammesso dallo stesso attaccante. "Ho prego in giro tutti, è stato uno scherzo". Secondo la Bild, la fasciatura si sarebbe resa necessaria dopo che il giocatore ha sbattuto contro lo spigolo di un ostacolo.
Tre storie curiose che hanno attirato la mia attenzione, ma il filo conduttore proprio non c'è; se lo trovate fatemelo sapere, grazie.

lunedì 12 gennaio 2015

Il selfie di Totti e i maiali col microfono

Nella giornata in cui si sono incrociate le prime quattro in classifica e che ha decretato la Juventus, ancora una volta, campione di inverno con tre punti di vantaggio sulla seconda, la scena la prende però tutta un singolo giocatore: Totti, l'ultimo fuoriclasse del nostro campionato. Doppietta contro la Lazio e nuovo record: 11 gol nel derby, alla presenza numero 40.
Un selfie in campo non si era mai visto, come non si erano mai visti 11 gol nel derby di Roma: Dino Da Costa ci era arrivato facendone però due in Coppa Italia, giusto per le statistiche. Per impadronirsi del record solitario al Capitano per antonomasia era bastato il piattone sottomisura al 2' della ripresa, su cross di Strootman, ma la Lazio era ancora avanti. La celebrazione è arrivato col secondo centro, quello del pareggio, in acrobazia, che ha fissato il 2-2. Corsa sotto la curva, festeggiamento con i tifosi e corsa del preparatore dei portieri, Guido Nanni, che gli ha passato l'iphone, qualche secondo a smanettare, poi la foto, con la Curva Sud sullo sfondo. Tutto preparato "da una settimana", il telefono era quello del numero 10, ma sarebbe stato utilizzato solo in caso di doppietta. Un'esultanza talmente bella e inedita che l'arbitro, Orsato, non ha avuto neanche il cuore di ammonirlo per perdita di tempo. Il Pupone a fine partita ha dichiarato: "non sono abituato a fare selfie, ma questa era un'occasione speciale". 


Nota a margine, la polemica del vice di Totti, Daniele De Rossi che si è così espresso su una presunta polemica tra lui e il numero 10: "stare accanto a Francesco per un'intera carriera, a quello che verrà ricordato come il giocatore più grande della storia, non è normale. In questa città un po' strana qualcuno ha provato a raccontare la storia di me e di lui contro, per dare forza alle sue tesi...ma sono maiali col microfono e restano maiali col microfono".
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