martedì 30 settembre 2014

"così non può entrare"

Anche oggi continuo con la mia battaglia contro le assurdità degli stadi italiani e contro chi vuole rovinare il gioco e lo spettacolo agli altri. In questo caso però i tifosi non c'entrano, o meglio non direttamente. Sabato un bambino si è presentato allo stadio Atleti Azzurri d'Italia con suo padre e altri sei amici, tra cui due sostenitori dell'Atalanta per assistere alla partita contro la Juventus. Prima del prefiltraggio, poi ai tornelli, gli steward chiedono al genitore del piccolo tifoso di coprirgli la maglia bianconera "per evitare problemi di ordine pubblico" una volta dentro lo stadio, nonostante non avessero biglietti di curva. Al secondo "blocco" il papà si vede costretto a mettere una felpa al figlio.
L'episodio è stato riportato dal quotidiano locale "L'Eco di Bergamo" e ha fatto il giro del web suscitando clamore e indignazione.


Il bambino si è comunque preso la sua piccola rivincita grazie al successo della Juve e ai gol di Tevez di cui indossava la maglia; quando Carlitos ha segnato, il piccolo con orgoglio ha sollevato la felpa mostrando i colori bianconeri e, udite udite, non è successo niente.
Sarò retorico, ma i bambini sono il nostro futuro e se, fin da piccoli li educhiamo a considerare normale violenza e privazione della libertà, cresceranno in maniera sbagliata e alcuni saranno forse i teppisti di domani.
L'altro giorno in una scuola media due bambini si sono menati, e quando ho chiesto ad uno perché avesse tirato un pugno all'altro, mi sono sentito rispondere: "lui mi ha messo lo sgambetto e mio padre mi ha insegnato che devo rispondere per farmi rispettare". Questi sono i bambini che stiamo allevando, in un mondo certamente non facile, ma che non può e non deve ammettere la giustificazione della violenza.  

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