lunedì 15 settembre 2014

Depressione post calcio

E' pensiero comune ritenere i calciatori persone fortunate, e tutti almeno una volta nella vita abbiamo cominciato una frase dicendo: "con quello che guadagnano..."; eppure la loro vita non è così facile, sempre sotto i riflettori subendo le pressioni di club, tifosi e media. Solo quelli psicologicamente sani o dalla forte personalità non subiscono contraccolpi, gli altri invece si trovano ad affrontare problemi dopo ma anche durante la propria carriera quali ad esempio la depressione. Una ricerca del 2013 parlava di episodi di depressione nel 24% dei casi; tra i più famosi si possono citare Vieri e Buffon. Nella maggior parte dei casi la situazione viene tenuta sotto controllo, ma qualche volta purtroppo degenera. Nel 2009 il portiere della Bundesliga Enke si è suicidato e Biermann, autore di un libro dal titolo "depressione: cartellino rosso", pochi giorni fa, a 33 anni, dopo averci provato altre tre volte si è tolto la vita. Questi sono certo casi estremi ma che non possono lasciare indifferenti o essere messi in secondo piano solo perché i protagonisti non sono abbastanza famosi.
La vita del calciatore non è quindi tutta rose e fiori ed in particolare la fase più delicata è quella in cui appendono le scarpette al chiodo e si ritrovano spaesati e senza una ragione di vita, come successo all'ex juventino Pessotto che nel 2006 si è buttato da un balcone senza per fortuna riportare conseguenze gravi.
In altri casi poi, la depressione di fine carriera viene "combattuta" con droghe e alcol come nel caso del mitico Paul Gascoigne che ogni tanto ritorna agli onori della cronaca per qualche episodio anche violento dovuto all'elevato tasso alcolico. Proprio settimana scorsa l'ex centrocampista di Lazio e Tottenham è ricaduto nel tunnel dell'alcolismo ed è stato arrestato nella sua casa dopo aver lanciato un mattone contro il furgone di un fotografo al culmine di una discussione. Questa è solo l'ultima follia di Gazza che proprio non riesce a sconfiggere i suoi demoni.


Non sono così ipocrita da pensare che i calciatori non siano fortunati, anzi onestamente mi trovo spesso ad invidiarli, ma restano comunque esseri umani e come tali sono soggetti agli inconvenienti del mestiere ma soprattutto della vita.

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