Oggi vi voglio parlare di due storie di mercato completamente opposte: da un lato un giovane e promettente giocatore italiano che rifiuta i soldi esteri, dall'altro un ex giovane e promettente calciatore finito in disgrazia. Sto parlando ovviamente di Scuffet e Adriano, ma partiamo da quest'ultimo.
Adriano Leite Riberio, soprannominato l'Imperatore, nasce nel febbraio del 1982 a Rio, esordisce nella massima serie brasiliana a 17 anni realizzando una doppietta in pochi minuti, conquistando subito un posto fisso nella nazionale di categoria. Giunse all'Inter nell'estate 2001 collateralmente alla trattativa che portò Vampeta al PSG e si mise in mostra nel precampionato con una punizione magistrale, un vero e proprio missile che trafisse il portiere del Real Madrid. Si consacrò nel Parma dove realizzò 23 gol in 37 partite prima di tornare all'Inter dove segnò 74 gol in 177 partite; nel 2005 vinse il premio come miglior marcatore dell'anno IFFHS. Comincia poi un lento ma inesorabile declino dovuto a "vizi", un grave infortunio e un peregrinare tra squadre europee e brasiliane senza mai lasciare il segno. Nel marzo 2012 il Corinthians non gli rinnova il contratto, nel dicembre 2012 il Flamengo lo licenzia e nel giugno 2013 addirittura non passa le visite mediche con l'International di Porto Alegre, forse anche a causa dei suoi 110 kg di peso. Oggi si torna a parlare dell'Imperatore che sarebbe stato contattato nuovamente da una squadra italiana: si tratta del Terracina, squadra pontina che milita in Serie D. Sono stato uno dei fortunati che ha potuto vederlo in azione nel massimo del suo splendore, a San Siro con la maglia dell'Inter, dove gli ho visto fare cose che sembrano impossibili per un essere umano. Una potenza di tiro inimmaginabile, una stazza che gli permetteva di resistere ad ogni contrasto unita ad una accelerazione impressionante. Ricordo ancora la partita contro l'Udinese quando prese palla dalla propria area e, dopo aver scartato 4 difensori, dal limite dell'area lasciò partire un bolide. Tutto questo era Adriano e onestamente vederlo con la pancia, a 32 anni, giocare nei dilettanti mi mette una grande tristezza.
All'opposto troviamo Simone Scuffet, portiere dell'Udinese classe 1996, che si è messo in luce nella seconda parte dello scorso campionato a tal punto che l'Atletico Madrid, vice campione d'europa, aveva messo gli occhi su di lui. La buona notizia per il nostro calcio è che Simone ha rifiutato, per ora, anche se in molti gli avevano consigliato di accettare. Sarà stata la famiglia, la fidanzata oppure l'amore per l'Italia poco importa; il portiere designato come l'erede di Buffon sia alla Juve che in nazionale ha dimostrato maturità e pazienza, doti molto rare tra i suoi coetanei. Sa di avere ancora molto da dimostrare ma vuole farlo nella squadra che lo ha cresciuto e soprattutto nella nazione in cui è nato.
Due esempi opposti, agli antipodi, uno che spreca il proprio dono e l'altro che cerca di coltivarlo; è troppo presto per sapere come sarà il futuro di Scuffet, ma di sicuro quello dell'Imperatore non sarà dei migliori.
Un pensiero mi attanaglia: cosa sarebbe successo se Adriano non si fosse perso? Ora avrebbe 32 anni e sarebbe forse uno dei migliori centravanti del mondo, magari giocherebbe nell'Inter, e a San Siro potrebbe incontrare proprio l'Udinese e scartarne 4 come ai vecchi tempi, ma magari, visto che sto volando con la fantasia, non riuscirebbe a segnare perché in porta c'è un giovane italiano: Simone Scuffet.
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