giovedì 3 luglio 2014

Superman in Brasile sulla sedia a rotelle

Durante l'ultimo ottavo di finale dei Mondiali di Brasile, mentre erano in campo il Belgio e gli Usa, al sedicesimo minuto, c'è stata un'invasione di campo: la prima della manifestazione. Il solitario invasore non è nuovo a tali "imprese"; si tratta infatti del famigerato Mario Ferri che credo detenga il record mondiale di invasioni di campo. Ha interrotto la partita indossando la sua solita maglietta blu di Superman, ma questa volta su di essa c'era anche un doppio messaggio: "save favelas children" per i bambini brasiliani, e "Ciro vive", un chiaro riferimento a Ciro Esposito, il tifoso napoletano morto pochi giorni fa, dopo aver ricevuto un colpo di pistola nel prepartita dell'ultima finale di Coppa Italia disputata a Roma lo scorso 3 maggio, tra Napoli e Fiorentina.


Il giovane italiano, soprannominato il "falco" ha attraversato tutto il campo quasi nell'indifferenza generale prima che gli addetti alla sicurezza lo portassero fuori. La sua impresa ha dell'incredibile se si pensa che proprio per episodi simili, è stato condannato al carcere e ha avuto il divieto di ingresso in qualsiasi stadio fino al 2018. In Sudafrica, in occasione del Mondiale 2010, aveva invaso il campo durante la semifinale Germani Spagna e, ancora prima, si era mostrato in mondovisione durante l'amichevole Italia Olanda nel 2009 per consigliare a Lippi la convocazione di Antonio Cassano.
Fin qui tutto nella norma o quasi, ma ieri si è saputo che per entrare allo stadio, Falco si è finto disabile; è lui stesso a scriverlo sul suo profilo facebook con tanto di video nel quale lo si vede sorridente con il biglietto in mano, seduto su una carrozzina mentre alcuni brasiliani lo aiutano. Ferri si giustifica scrivendo che fingere di essersi operato al ginocchio per avvicinarsi al campo era l'unica soluzione.


Il nostro connazionale non può lasciare il Brasile perchè gli è stato bloccato il passaporto fino al pagamento della cauzione per la libertà. Dure le critiche delle autorità alle quali sento di dover associare le mie; questa volta è molto più di una ragazzata e i messaggi contenuti nella maglietta non possono certo giustificare tale condotta.

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