venerdì 11 luglio 2014

E' una brutta parola!

Nella mia pur breve carriera di blogger mi è già capitato più di una volta di cominciare un post con l'espressione c'era una volta; chiamatemi nostalgico, chiamatemi conservatore ma ancora una volta rimpiango il passato. Questa volta non lo faccio per un calciatore, un commentatore o un modo di giocare, ma per un'istituzione: La Gazzetta dello Sport, la "rosea", la "bibbia", la "gagagna" o in qualunque altro modo vogliate chiamarla. Sono più di vent'anni che ogni mattina leggo con gioia il più diffuso quotidiano sportivo italiano, e quei rari giorni in cui non è disponibile, per scioperi o festività, ci rimango proprio male.
C'era una volta dunque La Gazzetta dello Sport, che con i suoi pregi e i suoi difetti, era una delle poche certezze della vita; sapevi di poterci trovare tutte le notizie più importanti raccontate con più o meno obiettività a seconda dei casi, ma difficilmente lei ti tradiva. Ho accolto storcendo un po' il naso, ma in silenzio, i vari cambiamenti di formato, di prezzo e a volte anche di colore (La rosea diventa azzurra), ma le sono rimasto sempre fedele. Con la morte del Direttore per antonomasia, Candido Cannavò, ho capito che qualcosa stava cambiando; a poco a poco ci si è allineati agli altri giornali che prediligono il titolo che attira l'attenzione alla semplice e pura cronaca, e così ho visto titoli con giochi di parole da far rivoltare nella tomba Cannavò. Nonostante questo non sono riuscito a cambiare abitudini e quindi giornale, ma oggi qualcosa mi ha disturbato e non potevo stare zitto.


Come si fa a scrivere in prima pagina, "MA CHE PALLE!", come titolo principale in grande e in maiuscolo? Non credo di essere un bigotto, un puritano o qualunque altro termine vi venga in mente, ma per me è inconcepibile. Non so se sia propriamente una parolaccia ma è una di quelle espressioni che pronunciate da un bambino ti fanno dire: "non si dice, è una brutta parola". 
Quindi spontaneamente e con lo stesso affetto con cui lo direi a mio figlio, cara Gazzetta ti dico: "NON SI SCRIVE, E' UNA BRUTTA PAROLA".

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